Green Day: un viaggio nella memoria con le BBC Sessions, in uscita settimana prossima
Oltre due decenni dopo averle registrate, il trio pubblica le loro prime quattro sessioni dal vivo negli studi della radio britannica
Le prime due volte che misero piede in Gran Bretagna, nel 1991 e nel 1993, i Green Day non furono invitati a suonare alla BBC. Al tempo, Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool erano del resto solo uno dei tanti gruppi di belle speranze del circuito alternative americano, con all’attivo due album e due EP pubblicati dall’etichetta indipendente californiana Lookout! e un altro EP edito dalla Skene! di Minneapolis. Non facevano granché notizia, anche perché il punk non godeva di grandi attenzioni fuori dall’underground.
Le cose cambiarono nel 1994, quando Dookie – il debutto per la major Reprise – divenne un fenomeno commerciale e di costume, con vendite plurimilionarie e relativa esplosione della “scena” cui i puristi affibbiarono impietosamente gli epiteti corporate punk e McDonald’s Punk: Offspring, NOFX, Rancid e, più avanti, Blink-182.
Le BBC Sessions dei Green Day
L’8 giugno di ventisette anni fa, poco prima del boom su scala planetaria, il trio varcò la soglia dei celebri Maida Vale Studios londinesi per registrare, ospite dell’Evening Show di Steve Lamacq, la sua prima session alla radio di stato britannica. Va da sé che non sarebbe stata l’unica.
In uscita il 10 dicembre in una bella edizione in doppio LP (ovviamene disponibile anche in altre edizioni analogiche e digitali marchiate dalla stessa Reprise / Warner Music), Green Day BBC Sessions sta comunque tenendo banco già da ottobre con la diffusione in rete, una alla settimana, di alcune delle sue sedici tracce (che in realtà sono diciassette: una è il classico medley di Brain Stew e Jaded).
È una raccolta delle quattro sedute “live in studio” che la band tenne nel Regno Unito dal 1994 al 2001, ciascuna dopo l’immissione sul mercato di un suo album: l’8 giugno 1994, appunto, a seguire Dookie (che negli USA era in vendita da febbraio), l’11 marzo 1996 (cinque mesi dopo Insomniac), il 2 febbraio 1998 (con Nimrod in circolazione da quattro mesi) e il 28 agosto 2001 (quasi undici mesi dopo Warning). Con l’unica eccezione di 2000 Light Years Away, in origine in Kerplunk del 1991, in tutte le session sono stati proposti brani dell’ultimo disco all’epoca commercializzato.
L’urgenza del live
Con la maturità i Green Day hanno un po’ arricchito la loro tavolozza strumentale, ma nella quasi totalità di queste incisioni non abbondavano certo in fronzoli: palla lunga e pedalare, canzoni pop-punk’n’roll all’insegna del binomio energia/melodia, della vivacità, della voglia di divertirsi e del gusto di arrecare disturbo alla quiete pubblica senza però degenerare nel teppismo.
Com’è ovvio, al paragone con le versioni “ufficiali” si riscontrano qualche spigolo in più e una maggiore urgenza. A giovarne sono soprattutto i pezzi meno datati, qui leggermente più incisivi e ruspanti, ma la sostanza cambia poco.
Nessun dubbio, in ogni caso, che esegeti e cultori degli ex ragazzi di Berkeley saranno lieti di possedere in un “oggetto” questo materiale, peraltro già reperibile clandestinamente in rete. A When I Come Around, Basket Case, Geek Stink Breath o Stuck With Me, si sa, è difficile resistere.
Ascolta le BBC Sessions dei Green Day in streaming
Green Day BBC Sessions (Reprise / Warner Music) è disponibile dal 10 dicembre in CD, digitale in edizione limitata 2LP, incluso il vinile Sea Blue / Hot Pink per il sito ufficiale della band e in vinile color bianco trasparente per i negozi indipendenti. Comprende le note di copertina di Steve Lamacq, host del leggendario Evening Show di Radio 1 (che è stato presente alle varie sessioni).