Rock

Le 10 canzoni più belle dei Panic! At The Disco

Ripercorriamo la carriera del grande gruppo rock americano attraverso una selezione di alcuni dei loro brani più memorabili

Autore Billboard IT
  • Il19 Marzo 2025
Le 10 canzoni più belle dei Panic! At The Disco

I Panic At The Disco sono stati uno dei gruppi più camaleontici del panorama musicale degli ultimi due decenni. Con la loro capacità di evolversi musicalmente e reinventarsi costantemente, la band ha attraversato trasformazioni radicali, passando dal pop-punk teatrale degli esordi a un progetto solista guidato da Brendon Urie, il carismatico frontman che ha portato il nome della band a nuovi vertici di successo. In questo articolo, esploreremo nel dettaglio le canzoni e il percorso artistico e personale che ha definito la carriera dei Panic At The Disco, dalle origini al loro capitolo finale.

Gli inizi a Las Vegas

La storia dei Panic At The Disco inizia nel 2004 nella periferia di Las Vegas, quando quattro adolescenti – Brendon Urie (voce, chitarra e tastiere), Ryan Ross (chitarra e voce), Spencer Smith (batteria) e Brent Wilson (basso) – decidono di formare una band. Originariamente concepiti come una cover band dei Blink-182, i ragazzi iniziano presto a comporre musica originale, ispirandosi a una miscela di pop-punk, emo e rock alternativo, con un tocco di teatralità che sarebbe poi diventato il loro marchio di fabbrica.

La svolta arriva quando Pete Wentz dei Fall Out Boy ascolta le loro demo su MySpace e decide di firmarli con la sua etichetta, Decaydance Records. Il debutto ufficiale arriva nel 2005 con l’album A Fever You Can’t Sweat Out, un lavoro caratterizzato da una divisione netta tra la prima metà elettronica e dance-punk e la seconda metà barocca e orchestrale.

Il singolo principale, I Write Sins Not Tragedies, con il suo ritornello accattivante e il video ambientato in un bizzarro matrimonio circense, catapulta la band sotto i riflettori internazionali. Il brano diventa un inno generazionale e l’album vende oltre 2 milioni di copie solo negli Stati Uniti. Questo successo segna i Panic At The Disco come una delle band più promettenti della scena emo-pop, accanto a nomi come Fall Out Boy e My Chemical Romance.

La trasformazione con Pretty. Odd.

Dopo il successo travolgente del loro debutto, la band decide di prendere una direzione completamente nuova. Il secondo album, Pretty. Odd. (2008), rappresenta una svolta stilistica audace: abbandonano il sound emo e teatrale per abbracciare il folk rock e il pop psichedelico ispirato ai Beatles. Brani come Nine in the Afternoon e Northern Downpour mostrano una maturità musicale sorprendente, ma dividono i fan, molti dei quali si aspettavano una continuazione dello stile di A Fever You Can’t Sweat Out.

Sebbene l’album riceva recensioni positive da parte della critica per il suo coraggio e la sua eleganza, il pubblico resta confuso e le tensioni interne alla band iniziano a crescere. Nel 2009 Ryan Ross e Jon Walker, insoddisfatti della direzione musicale, decidono di lasciare il gruppo per formare il progetto The Young Veins. Questo evento segna una frattura importante, lasciando Brendon Urie e Spencer Smith come i principali membri rimasti.

Rinascita e nuovi suoni

Con la dipartita di Ross e Walker, Brendon Urie prende il comando creativo, iniziando una nuova fase della carriera dei Panic At The Disco. Nel 2011 il terzo album, Vices & Virtues, segna un ritorno alle atmosfere drammatiche e barocche del debutto, con una produzione più sofisticata. Brani come The Ballad of Mona Lisa e Ready to Go (Get Me Out of My Mind) mostrano una band che si reinventa senza perdere il proprio spirito.

Nel 2013, con Too Weird to Live, Too Rare to Die!, i Panic At The Disco si immergono in un sound più elettronico, ispirato alla vita notturna di Las Vegas e all’estetica del synth-pop. Singoli come Miss Jackson e This Is Gospel catturano il pubblico, mentre la band si afferma sempre di più come uno dei principali attori della scena pop alternativa.

Death of a Bachelor

Con Death of a Bachelor, pubblicato nel 2016, Brendon Urie diventa ufficialmente l’unico membro della band. L’album è un capolavoro di crossover tra generi diversi e segna un importante punto di svolta commerciale. Raggiunge la vetta della classifica Billboard 200 e riceve una nomination ai Grammy Awards come Miglior Album di Musica Alternativa.

Brani come Victorious, Hallelujah e la title track riflettono la crescita personale e artistica di Urie, che nel frattempo diventa una figura sempre più influente nella cultura pop, grazie anche alla sua straordinaria presenza scenica e vocale.

Il successo globale di Pray for the Wicked

Il 2018 vede l’uscita di Pray for the Wicked, un album che celebra lo spirito teatrale e il carisma di Urie. Singoli come High Hopes, diventato una delle canzoni più streammate della band, e Say Amen (Saturday Night) consolidano il successo globale del progetto. L’album riflette anche il crescente amore di Urie per i musical di Broadway, dimostrato dalla sua partecipazione al musical Kinky Boots nel 2017.

L’ultimo capitolo: Viva Las Vengeance

Nel 2022 i Panic At The Disco pubblicano quello che sarebbe diventato il loro album finale, Viva Las Vengeance. Il disco esplora sonorità retrò ispirate al rock classico degli anni ’70, con testi che affrontano temi di introspezione, nostalgia e crescita personale. Sebbene l’album riceva recensioni contrastanti, rappresenta un addio coerente e personale al progetto.

L’eredità artistica

Nel gennaio 2023 Brendon Urie annuncia ufficialmente la fine dei Panic At The Disco, spiegando di voler dedicare più tempo alla sua famiglia e alle sue nuove priorità personali. Questo annuncio segna la conclusione di un viaggio musicale durato quasi due decenni, durante il quale la band ha definito e ridefinito la propria identità, passando attraverso numerosi generi e stili.

Dieci canzoni iconiche dei Panic At The Disco

I Write Sins Not Tragedies

Il brano che ha lanciato i Panic At The Disco nell’Olimpo della musica alternativa. Con il suo celebre ritornello e il video ambientato in un matrimonio circense, questa canzone ha catturato perfettamente lo spirito teatrale e drammatico della band. È ancora oggi uno degli inni della generazione emo.

Death of a Bachelor

Una ballata pop che mescola rock e un pizzico di Sinatra. Brendon Urie brilla con la sua voce straordinaria in questo brano che celebra la fine di un’era e l’inizio di una nuova fase personale e artistica. Una delle canzoni più mature e affascinanti della carriera dei Panic At The Disco.

High Hopes

Un inno motivazionale che ha dominato le classifiche globali. High Hopes è diventata una delle canzoni più rappresentative della band, grazie alla sua energia contagiosa e al messaggio di perseveranza e ambizione.

Nine in the Afternoon

Una delle poche hit tratte dal loro secondo album: Nine in the Afternoon è un’esplosione di nostalgia e felicità. Ispirato ai Beatles, il brano mostra il lato più leggero e psichedelico della band.

This Is Gospel

Una delle canzoni più emozionanti della discografia della band, dedicata al batterista Spencer Smith e alla sua lotta contro le dipendenze. Con testi profondi e una melodia travolgente, il brano è diventato un classico amato dai fan.

Victorious

Con il suo sound esplosivo e un ritornello che incita alla celebrazione, Victorious è una dichiarazione di vittoria e di positività. Un pezzo perfetto per accendere qualsiasi festa o concerto.

Lying Is the Most Fun a Girl Can Have Without Taking Her Clothes Off

Un altro brano iconico del loro album di debutto. La canzone racconta la drammatica fine di una relazione con testi taglienti e un ritmo incalzante, mostrando l’attitudine lirica e musicale unica della band.

Girls/Girls/Boys

Un inno alla libertà sessuale e all’accettazione: Girls/Girls/Boys ha assunto un significato speciale per molti fan LGBTQ+. Il brano, accompagnato da un video minimalista, è diventato un simbolo di inclusività.

The Ballad of Mona Lisa

Con il ritorno alle atmosfere teatrali del loro debutto, The Ballad of Mona Lisa è un perfetto equilibrio tra dramma e melodia orecchiabile. I suoi testi misteriosi e il sound ricco di dettagli hanno conquistato i fan.

Viva Las Vengeance

La title track dell’album finale dei Panic At The Disco racchiude l’essenza del viaggio di Brendon Urie nella sua città natale, Las Vegas. Con il suo sound vintage ispirato agli anni ’70, Viva Las Vengeance rappresenta un ultimo saluto nostalgico e trionfale.

In conclusione

Queste dieci canzoni rappresentano il meglio di ciò che i Panic At The Disco hanno offerto nel corso della loro carriera: testi accattivanti, sperimentazione sonora e una presenza scenica unica. Ogni brano racconta una storia diversa, catturando momenti di gioia, dolore, riflessione e celebrazione. Sebbene la band abbia concluso il suo percorso, queste canzoni continuano a risuonare con milioni di fan in tutto il mondo, mantenendo vivo il loro spirito artistico.

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