“Horses” di Patti Smith compie 50 anni: le 5 cose da sapere
Il leggendario album di debutto della poetessa del rock ha unito musica, recitazione e avanguardia. Adesso torna nei negozi in una ristampa con tracce inedite

Patti Smith con la sua band (foto di Frank Stefanko)
Cantautrice, poetessa, pittrice, fotografa e scrittrice, Patti Smith è un’artista a tutto tondo che ha profondamente segnato l’evoluzione del rock. La sua singolare capacità di mettere insieme poesia simbolista e rabbia punk le ha permesso di essere inserita, nel 2006, nella Rock and Roll Hall of Fame. Sono quasi passati cinquant’anni esatti dall’uscita di Horses di Patti Smith (pubblicato il 10 novembre del 1975), uno degli album più importanti e influenti nella storia del rock.
Prodotto da John Cale dei Velvet Underground, il disco si è messo subito in evidenza per la singolare commistione tra musica, recitazione e avanguardia, anticipando di alcuni anni il punk e la new wave. Mentre il punk non brillava certo per la profondità dei testi (Clash a parte), Patti introdusse nel rock una qualità di scrittura simile a quella di Bob Dylan, mantenendo intatta la rabbiosa energia.
Legacy Recordings, la divisione catalogo di Sony Music Entertainment, celebra il cinquantesimo anniversario dell’iconico album di debutto di Patti Smith pubblicando Horses (50th Anniversary). L’album, uscito originariamente nel 1975, è disponibile in streaming, doppio CD e vinile. Questa edizione contiene l’album originale rimasterizzato direttamente dai master originali, oltre a quattro canzoni inedite (Snowball, Distant Fingers, The Hunter Gets Captured by the Game e We Three) e quattro provini e rarità, tra cui il nastro del provino di Gloria per la RCA.
Vediamo insieme le cinque cose da sapere su Horses di Patti Smith, un album che continua ad essere ascoltato dagli appassionati e scoperto dalle nuove generazioni.
Cinque cose da sapere su Horses di Patti Smith
La leggendaria copertina di Robert Mapplethorpe
È innegabile che il successo di Horses di Patti Smith sia merito anche della sua leggendaria copertina. A scattare il ritratto in bianco e nero della cantante fu il fotografo Robert Mapplethorpe nell’attico del Greenwich Village del suo partner Sam Wagstaff.
Prima amante, poi amico del cuore, Mapplethorpe era l’unico che poteva cogliere l’essenza della poetessa del rock. La posa androgina della cantautrice, che indossava una camicia bianca acquistata in un negozio dell’Esercito della Salvezza e una giacca nera appoggiata sulla spalla (come Frank Sinatra negli anni ‘60), fu inizialmente osteggiata da Clive Davis.
L’allora presidente dell’Arista Records riteneva che quella foto potesse confondere il pubblico sullo stile musicale dell’artista, ma Patti respinse ogni proposta di modifica della copertina. La cantante ha raccontato che «Mapplethorpe ha scattato tipo dodici foto, e all’ottava ha detto: “Ce l’ho fatta”. Ho detto: “Come lo sai?”, e lui ha risposto: “Lo so e basta”».
Gloria
Sono ormai lontani i tempi in cui Patti Smith cantava in Gloria: “Gesù è morto per i peccati di qualcun altro, non per i miei” e “I miei peccati sono solo miei: mi appartengono”. Nel 2013 ha fatto il giro del mondo la foto di Patti Smith, raggiante, che stringe la mano a Papa Francesco (che a settembre è andata a omaggiare sulla sua tomba a Santa Maria Maggiore), altrettanto contento per l’inattesa visita.
La trascinante Gloria, canzone precedentemente scritta dai Them di Van Morrison a cui la Smith ha unito la sua poesia Oath (“Giuramento”), è uno dei rari esempi in cui una cover è migliore dell’originale.
Redondo Beach
Non fatevi ingannare dal ritmo allegro e spensierato del rock-reggae di Redondo Beach: la canzone è il lamento di una donna sul suicidio della sua partner, il cui corpo viene trascinato dalle onde su una spiaggia di Los Angeles.
A ispirare la canzone fu un furioso litigio che Patti ebbe con sua sorella Linda, tanto che quest’ultima scappò dall’appartamento che condividevano insieme vicino al Chelsea Hotel. La cupezza dei testi di Smith sarà imitata alcuni anni dopo dalla scena new wave.
Free Money
Free Money è un inquieto e febbrile boogie, interpretato magistralmente da Patti Smith, sul rapporto tra amore e denaro. Un’energica cavalcata rock, che rivela tutte le qualità compositive del suo storico chitarrista Lenny Kaye.
Land
Land è una lunga suite (quasi dieci minuti) divisa in tre parti. Il crescendo di Horses si trasforma nel rock rabbioso di Land of Thousand Ballads, in cui è indimenticabile il verso “Go Rimbaud! Go Rimbaud!”, uno dei suoi poeti del cuore. La chiusura della canzone arriva con La mer(de), in cui i ritmi si rallentano e la voce della cantante si fa meno aspra.
Land è stato scelto come titolo della raccolta più completa della poetessa del rock, dove trovano spazio le hit People Have the Power e Because the Night, ancora oggi i momenti più attesi e coinvolgenti dei suoi concerti.