Rock

Le 10 canzoni più belle dei Sigur Rós

Ripercorriamo la carriera del grande gruppo islandese attraverso una selezione di alcuni dei loro brani più memorabili

Autore Billboard IT
  • Il17 Marzo 2025
Le 10 canzoni più belle dei Sigur Rós

Con lo loro stile unico delle loro canzoni, che fonde post-rock, ambient, musica elettronica e la tradizione musicale islandese, i Sigur Rós sono riusciti a creare un suono che trascende i generi. La loro capacità di evocare paesaggi sonori onirici ha fatto dei Sigur Rós un fenomeno mondiale, la cui influenza è evidente anche nella musica contemporanea. In questo articolo esploreremo l’evoluzione della band e come, attraverso i loro dischi, abbiano saputo coniugare sperimentazione e accessibilità, creando un corpus musicale che è tanto enigmatico quanto affascinante.

Le origini

I Sigur Rós sono nati nel 1994 a Reykjavík, capitale dell’Islanda, da un gruppo di amici che si trovavano a condividere una passione per la musica sperimentale e l’esplorazione sonora. La formazione originale includeva Jónsi Birgisson (voce e chitarra), Georg Hólm (basso), Ágúst Ævar Gunnarsson (batteria) e in un primo momento anche il chitarrista Kjartan Sveinsson, che sarebbe poi diventato uno dei membri più importanti. Il nome della band, che significa “rosa di Sigur”, è ispirato alla sorella minore di Jónsi, Sigur Rós, e rappresenta l’idea di qualcosa di puro e naturale, che si riflette anche nella musica che avrebbero creato.

Nel loro primo album, Von (1997), i Sigur Rós non avevano ancora trovato una definizione definitiva del loro suono, ma segnarono già l’inizio di un percorso musicale che si sarebbe distinto per la sua ricerca e innovazione. Il disco, che mescola elementi di rock alternativo con suoni atmosferici e strumentali, non ebbe un grande successo commerciale, ma fu ben accolto dalla critica per la sua proposta innovativa e unica. È interessante notare come Von contenga già gli ingredienti che sarebbero diventati il marchio di fabbrica della band, come la profonda emotività della voce di Jónsi, l’uso di atmosfere dilatate e le suggestioni naturali che si riflettono nel paesaggio islandese.

La svolta con Ágætis Byrjun

Il vero salto verso il successo avvenne con il secondo album, Ágætis byrjun (2000), che catapultò i Sigur Rós sulla scena musicale internazionale. Il disco divenne subito un cult, un punto di riferimento per il movimento post-rock e uno dei dischi più acclamati della sua decade. La musica dei Sigur Rós si distaccava dai canoni più convenzionali del rock dell’epoca, caratterizzandosi per sonorità eteree e quasi celestiali, in cui ogni traccia sembrava raccontare una storia emotiva senza parole.

Il disco fu capace di mescolare la delicatezza di melodie minimaliste con l’intensità di arrangiamenti orchestrali. La voce di Jónsi, che spesso canta in una sorta di lingua inventata, divenne l’elemento centrale del suono della band. I brani come Svefn-g-englar e Starálfur divennero subito iconici, con le loro lunghe e avvolgenti atmosfere che evocavano scenari naturali e sensazioni di grande solennità. La qualità musicale di Ágætis byrjun fu tale da far guadagnare alla band il riconoscimento internazionale, e in breve tempo i Sigur Rós si trovarono a suonare nei maggiori festival mondiali.

Il minimalismo di ()

L’album (), pubblicato nel 2002, rappresenta uno dei lavori più ambiziosi e sperimentali dei Sigur Rós, consolidando ulteriormente il loro status di protagonisti del post-rock. Conosciuto anche come “Parentheses”, il disco è caratterizzato da una struttura musicale profonda e minimalista, che lascia ampio spazio per le emozioni e l’atmosfera piuttosto che per canzoni tradizionali o melodie lineari. L’album è composto da otto tracce senza titolo, con brani che si intrecciano in una lunga composizione che sembra un viaggio sonoro in continua evoluzione.

La musica di () si distingue per il suo utilizzo di atmosfere dilatate e il suo approccio unico al concetto di dinamica: ogni traccia è costruita con grande attenzione ai dettagli, ma senza mai risultare eccessivamente complessa. Il suono diventa più etereo e distante rispetto ai lavori precedenti, con momenti di rara intensità emotiva che emergono gradualmente.

Inoltre () è famoso per l’uso della lingua inventata di Jónsi, che aggiunge un ulteriore strato di mistero e bellezza, dato che il significato delle parole non è mai chiaro, ma è invece trasmesso attraverso il suono stesso. Questo album non è solo un’esperienza musicale, ma un’opera d’arte che invita l’ascoltatore ad immergersi completamente nel suo mondo sonoro, dove le emozioni vengono comunicate più attraverso l’atmosfera che attraverso il testo.

Il successo continua: Takk… e Með suð í eyrum við spilum endalaust

Il successivo album, Takk… (2005), consolidò ulteriormente il successo dei Sigur Rós. Con questo disco, la band continuò a espandere il proprio suono, introducendo suoni più complessi e nuovi elementi, come l’uso di percussioni più marcate, ma rimanendo fedeli alla loro identità sonora di base. Il disco è caratterizzato da brani maestosi come Glósóli e Sæglópur, che costruiscono ambientazioni sonore grandiose e universali, ma anche da momenti di intimità e introspezione.

Con Takk… i Sigur Rós aumentarono la loro visibilità internazionale e la band guadagnò una solida fanbase globale. La loro musica trovò spazio non solo nelle radio e nelle playlist dei fan di post-rock e musica alternativa, ma anche in colonne sonore di film e documentari, come ad esempio nel caso del film di Wes Anderson The Life Aquatic with Steve Zissou (2004), dove la band contribuì con la traccia The Death of Mr. Lyle.

Nel 2008 uscì Með suð í eyrum við spilum endalaust, un disco che segnò una netta evoluzione nel sound della band. Pur mantenendo il loro caratteristico suono atmosferico, il gruppo iniziò ad introdurre una dimensione più “pop” e accessibile, con melodie più immediate e testi più focalizzati sull’emotività diretta, pur non rinunciando a un certo grado di sperimentazione. Il disco riscosse un buon successo, ma il suo approccio più leggero fece storcere il naso a qualche fan di vecchia data che preferiva la visione più sperimentale della band.

La sperimentazione con Valtari e Kveikur

Nel 2012 i Sigur Rós pubblicarono Valtari, un lavoro che esplorava suoni ancora più eterei e intimi, con una predominanza di ambientazioni minimaliste e sospese. Questo disco segnò un ritorno a sonorità più sottili e introspettive, ma sempre intrise di una grandiosità emotiva che aveva contraddistinto i lavori precedenti. Tracce come Varúð e Fjögur píanó continuarono a dipingere paesaggi musicali che evocano un senso di vastità e solitudine.

Nel 2013 uscì Kveikur, un lavoro che segnò una svolta decisiva per la band, con un ritorno a sonorità più dure e oscure. L’album presenta un approccio più diretto e potente, con l’uso di percussioni più aggressive e atmosfere più cupe, ma sempre mantenendo una ricca intensità emotiva. Kveikur è uno degli album più incisivi dei Sigur Rós, con tracce come Brennisteinn che evidenziano un lato più abrasivo e sperimentale della band.

Dieci canzoni iconiche dei Sigur Rós

Svefn-g-englar

Svefn-g-englar è una delle canzoni più celebri dei Sigur Rós, nonché uno dei brani che hanno definito il loro suono unico. La canzone si sviluppa lentamente, con una melodia che sembra fluttuare nell’aria, prima di esplodere in un crescendo di emozioni. Il titolo, che può essere tradotto come “Angeli del sonno”, evoca un senso di quiete e di trance. La voce di Jónsi, con il suo falsetto etereo, e l’uso magistrale delle dinamiche musicali rendono questo brano un’esperienza quasi trascendente.

Starálfur

Starálfur, che significa “Albero delle stelle” in islandese, è un’altra perla di Ágætis byrjun. La canzone è una ballata dolce e maestosa, che comincia con una melodia delicata di pianoforte e un tappeto sonoro di archi. La sua progressione strumentale è graduale e coinvolgente, conducendo l’ascoltatore verso un’esplosione emotiva. Le liriche, cantate in una lingua mistica e indecifrabile, aggiungono un tocco di mistero e bellezza, con una sensazione di spaesamento che caratterizza gran parte della musica dei Sigur Rós.

Glósóli

Glósóli è un brano che rappresenta al meglio l’evoluzione della band con il suo approccio epico e spettacolare. Il titolo può essere tradotto come “Sole che splende”, e la canzone trasmette una sensazione di grandezza e speranza. La sua introduzione lenta e crescente culmina in una sezione centrale esplosiva, caratterizzata dall’intensità delle percussioni e dalle potenti sonorità orchestrali. È una delle canzoni più gioiose dei Sigur Rós, ma allo stesso tempo conserva quella qualità malinconica che è sempre stata una caratteristica distintiva del loro suono.

Sæglópur

Con Sæglópur, che significa “Naufragio” in islandese, i Sigur Rós esplorano territori emotivi più oscuri. Il brano è una delle loro composizioni più dinamiche, con una struttura che alterna momenti di calma apparente a esplosioni sonore travolgenti. La melodia principale è malinconica e affascinante, ma è nella parte finale che la canzone raggiunge il suo apice emotivo, con un crescendo che sembra prendere vita propria. La tensione tra quiete e intensità è palpabile, e l’uso della voce di Jónsi, sempre in bilico tra fragilità e forza, aggiunge profondità alla canzone.

Hoppípolla

Hoppípolla, che significa “Saltare nelle pozzanghere”, è una delle canzoni più famose dei Sigur Rós ed è spesso considerata uno dei loro momenti più luminosi. La canzone, che inizialmente sembra una dolce melodia nostalgica, cresce gradualmente fino a diventare una delle loro composizioni più potenti. Con un ritmo incalzante, una sezione di archi coinvolgente e un arrangiamento che fa esplodere di gioia l’ascoltatore, Hoppípolla trasmette una sensazione di euforia, di rinascita e di liberazione.

Viðrar vel til loftárása

In Viðrar vel til loftárása il suono dei Sigur Rós sembra evolversi verso una direzione più “pop” e immediata, pur mantenendo intatta la loro capacità di creare paesaggi sonori suggestivi. Il brano è caratterizzato da un’energia positiva e frizzante, con un ritmo veloce e un’armoniosa combinazione di strumenti acustici ed elettronici. La sua vivacità e il suo ottimismo rendono Viðrar vel til loftárása una delle canzoni più solari dei Sigur Rós, ma non priva di quella misteriosa profondità che rende unica la loro musica.

Varúð

Varúð (che significa “Avviso” o “Allerta”) è una delle tracce più potenti e inquietanti dell’album Valtari. La canzone si sviluppa lentamente, con un’atmosfera densa e minacciosa che cresce costantemente in intensità. L’approccio minimalista di Varúð permette ai singoli strumenti di risuonare con una forza palpabile, mentre la voce di Jónsi è utilizzata come un altro strumento, quasi come se si fondesse con l’ambiente sonoro circostante. Varúð è una meditazione sul senso di attesa e sulle ombre che aleggiando sulle nostre vite.

Fjögur píanó

Fjögur píanó, che significa “Quattro pianoforti”, è un brano di rara bellezza, caratterizzato da una melodia di pianoforte ipnotica e da un’atmosfera sospesa, quasi onirica. La canzone è lenta e meditativa, con un’impronta minimalista che lascia molto spazio all’interpretazione. La sua bellezza risiede nella sua semplicità, nell’uso di pochi strumenti che vengono modulati e ripetuti in modo sottile. È una delle canzoni più emozionanti dei Sigur Rós.

Brennisteinn

Con Brennisteinn i Sigur Rós portano la loro musica in un territorio più oscuro e abrasivo. La canzone, che significa “Zolfo”, ha un’iniziale sezione inquietante e quasi industriale, con suoni taglienti e ritmi martellanti. Questo brano rappresenta il lato più selvaggio della band, che abbandona le melodie eteree per tuffarsi in una musicalità più dura e distorta.

Kveikur

La title track dell’album Kveikur è un altro esempio della band che spinge i confini del suono, esplorando territori più intensi e sperimentali. La canzone è potente e decisamente più diretta rispetto ad altre della band, con un’inquietante energia che la rende immediatamente coinvolgente. Con il suo ritmo pulsante e le sue sonorità abrasive, Kveikur evoca immagini di fuoco e di rinascita.

In conclusione

Le dieci canzoni elencate qui sono solo una piccola parte del vasto repertorio dei Sigur Rós, ma rappresentano alcune delle loro composizioni più significative e iconiche. Ognuna di esse racconta una storia unica, fatta di emozioni, immagini e atmosfere che toccano il cuore degli ascoltatori. La band è riuscita a creare una musica che non solo ha definito un genere ma ha anche cambiato il modo in cui percepiamo la relazione tra la musica e le emozioni più profonde.

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