“(What’s the story) Morning Glory?” degli Oasis compie 30 anni: 5 cose da sapere sul disco
L’album capolavoro dei fratelli Gallagher, pubblicato il 2 ottobre 1995, torna da oggi nei negozi in una nuova versione rimasterizzata, con cinque versioni unplugged inedite

Foto di Michael Spencer Jones
Ciò che resta di un gruppo, al di là delle doti tecniche e carismatiche, sono le canzoni, ed è innegabile che gli Oasis, in (What’s The Story) Morning Glory?, ne abbiano incise alcune davvero memorabili. Pubblicato il 2 ottobre 1995, l’album è diventato, con 22 milioni di copie, il terzo più venduto di sempre nel Regno Unito, preceduto solo dal Greatest Hits dei Queen e da Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles.
Per i trent’anni del disco più famoso degli Oasis, impegnati in un tour mondiale che sta polverizzando tutti i record di incassi, la Big Brother Recordings ripubblica oggi (venerdì 3 ottobre) una nuova edizione rimasterizzata. (What’s The Story) Morning Glory? (30th Anniversary Deluxe Edition) è disponibile sia sulle piattaforme di streaming che nei formati fisici in 2 CD e 3 LP in tiratura limitata. La ristampa include una nuova cover con una fotografia del designer Brian Cannon e nuove note di copertina.
Di grande interesse sono le cinque nuove versioni unplugged di classici come Morning Glory, Cast No Shadow, Wonderwall, Champagne Supernova e Acquiesce. Le canzoni sono state prodotte e mixate da Noel Gallagher e Callum Marinho a partire dai master originali, nello studio di Noel, il Lone Star Sound a Londra.
Vediamo insieme le cinque cose da sapere su un album che ha appena compiuto trent’anni ma non li dimostra affatto.
Cinque cose da sapere su (What’s the Story) Morning Glory?
La celebre foto di copertina
Allora fu sorprendente – considerando anche il periodo – una copertina senza i protagonisti di un gruppo pop rock di grande successo come gli Oasis. La scelta di non ritrarre i Gallagher nella foto sfocata di due uomini che si incrociano a Berwick Street, a Londra, è emblematica della tensione che già allora caratterizzava i rapporti tra i due litigiosi fratelli. Uno dei principali motivi di scontro fu l’attribuzione delle parti vocali di Wonderwall e Don’t Look Back in Anger.
Quasi un presagio della drammatica rottura del 28 agosto 2009, quando, a tre date dalla conclusione della tournée, Noel Gallagher abbandonò il palco del Rock en Seine a pochi minuti dall’esibizione, comunicando poco dopo l’abbandono ufficiale del gruppo. Ma tutti sappiamo che cosa è accaduto nel 2025…
Il segreto del successo di (What’s the Story) Morning Glory?
Quando un album entra così prepotentemente nell’immaginario della cultura pop, sono diversi i fattori che hanno contribuito al suo successo. Il merito principale, però, sono proprio le canzoni. Brani che vantano melodie indimenticabili, saggiamente esaltate dai bridge che preparano all’esplosione del refrain, nel quale svetta prevalentemente la voce sgraziata, ma assolutamente coinvolgente, di Liam Gallagher.
La formula è apparentemente semplice e replicata più volte: accordi simili tra loro, ritmica in quattro quarti, schitarrate e archi magniloquenti. Non è affatto semplice, invece, scrivere canzoni che durano per trent’anni (e probabilmente per molti altri anni a venire) senza invecchiare minimamente e senza perdere un briciolo della loro freschezza.
Don’t Look Back in Anger e Wonderwall
Sono davvero pochi gli album che contengono al loro interno almeno due canzoni che non è esagerato definire “epocali”. Dall’attacco con il piano ieratico all’assolo di chitarra, passando per la batteria che precede l’ultimo celeberrimo ritornello, dotato di un pathos straordinario, Don’t Look Back in Anger è la canzone pop rock perfetta. Un brano malinconico ed esaltante al tempo stesso, cantato brillantemente da Noel.
Wonderwall si apre con l’accordo di Fa diesis minore più famoso degli anni ’90. Una romantica ballad, semplice quanto coinvolgente, da cantare a squarciagola nella propria camera oppure insieme a 80mila persone in uno stadio, con i cellulari al cielo e con gli occhi lucidi.
L’omaggio all’amico Richard Ashcroft dei Verve
Impossibile non rimanere coinvolti dalla splendida ballad Cast No Shadow, dedicata all’amico Richard Ashcroft che allora, prima del successo con i Verve, stava quasi per abbandonare le scene musicali per la frustrazione di una carriera che appariva senza sbocchi. Trent’anni dopo, in una perfetta chiusura del cerchio, Ashcroft (che ha continuato la sua carriera solista e che pubblica il 10 ottobre il nuovo album Lovin’ You) è stato chiamato ad aprire i concerti sold out degli Oasis in Inghilterra, ottenendo plausi unanimi.
Champagne Supernova
L’album perfetto degli Oasis si apre con l’energia rock di Hello e si chiude con l’atmosfera sospesa e magica del lungo capolavoro “lennoniano” di Champagne Supernova (oltre sette minuti di durata). Noel Gallagher la definì, con una certa immodestia, come “una Stairway To Heaven degli anni ‘90, senza tutti gli gnomi e quella merda cosmica”.