Simone Panetti, da Twitch alla musica con “Profondo Rosa”. L’intervista
Lo streamer classe ’95 pubblica oggi il suo primo album, dove racconta un mondo in cui dolcezza e volgarità provano a convivere in sintonia
Se siete assidui frequentatori di Twitch, probabilmente vi sarete imbattuti più volte in Simone Panetti. Il personaggio ironico e sopra le righe che avrete conosciuto durante le sue live probabilmente è molto diverso dal ragazzo dai toni pacati che ho intervistato al telefono.
E se non siete assidui frequentatori della piattaforma, so che già potreste chiedervi: e questo cosa c’entra con la musica? Be’, la passione di Simone per la musica è nata molti anni fa. Così, il content creator ha deciso di uscire allo scoperto e pubblicare Profondo Rosa, il suo primo album disponibile da oggi per Thamsanqa e distribuito da The Orchard.
Un progetto decisamente ambizioso, che probabilmente non convincerà tutti. Ma Simone Panetti ha già messo in conto tutto, critiche comprese. L’abbiamo quindi intervistato per scoprire qualcosa di più sul suo primo album e sul suo personaggio così irriverente e fuori dagli schemi.
Ascoltando molto rap underground romano, quando avevo circa 15/16 anni. All’atto pratico, invece, avevamo un piccolo “studio” e andavamo spesso a registrare.
Sicuramente il TruceKlan e l’Extreme Team, con Gemitaiz e MadMan. Quando sono diventato un po’ più grande invece mi sono spostato molto sull’America, ascoltando Fat Nick e Pouya. L’underground, come il rap più crudo, comunque è sempre stato il mio genere di riferimento.
No, assolutamente. Tra amici da ragazzini ci dicevamo sempre “se divento famoso con la musica faccio diventare famoso anche te”. Poi ho iniziato il percorso su internet e la musica l’ho un po’ persa, per poi ritrovarla più seriamente in questo periodo. Punto a pubblicare tanto e voglio stare nel business della musica, tutte cose che in realtà ancora adesso non capisco bene, ma ci sto lavorando.
Sì, il giorno in cui sono entrato in studio con Mike (Lennon, tra i produttori del disco, ndr). Mi ha fatto ascoltare una sua produzione, ho cantato il ritornello e ci siamo presi benissimo. Così ci siamo detti “perché non continuiamo?”. Da quel momento ci siamo incontrati tutte le settimane ed è nato il disco, ma senza neanche saperlo, perché io inizialmente volevo fare un EP.
Questa cosa mi preoccupa al 50%. Nel senso, sono consapevole che il mio personaggio su Twitch sia cristallino e che chi mi segue già apprezza quello che faccio. A preoccuparmi è proprio chi non mi segue, perché potrebbe pensare che il mio mondo non può andare a braccetto con la musica. Non ti nego che questo mi preoccupi un po’ e che sono sicuro che qualcuno mi scriverà “che musica di m***a”. Ma lo diranno solo perché faccio Twitch.
Sì, esatto. Tutti quelli che mi seguono in live sono stra-gasati. Non solo perché è la musica del loro streamer preferito, ma perché riconoscono che è bella musica. Ed è una cosa che riconosco io. Sono sempre molto critico, ma penso di aver portato a termine un bel progetto. E se non con questo, sono sicuro che con i miei prossimi lavori riuscirò ad abbattere lo stereotipo del “se fai questo non puoi fare altro”.
Gli argomenti delle mie canzoni raccontano un contrasto fortissimo tra le dimostrazioni di affetto più classiche e quelle più rudi, un po’ volgari. Il mio approccio alla vita, fatto di carezze e cazzotti. Da qui è nata l’idea di fare una citazione a Profondo Rosso di Dario Argento, per far emergere proprio il contrasto.
Simone Panetti non ha paura di dire quello che pensa
Io sono convinto che in una pietanza fa tanto anche il piatto in cui la si serve. Nel senso, la mia non è violenza gratuita, c’è un po’ di realtà. Alla fine, chi non si è mai masturbato sulle ragazze che gli piacciono. Io non ho paura di dire quello che penso. “Ti odio” lo possono dire tutti e forse è sbagliato, ma probabilmente una canzone può diventare il contesto giusto per dirlo.
Sono tutti amici. Greg è uno dei miei migliori amici e i bnkr44 sono dei ragazzi incredibili. Drast, invece, l’ho conosciuto nell’ultimo anno e mezzo. Lui, in particolare, è stato tra i primi ad ascoltare il disco e mi ha dato molta fiducia, perché mi ha detto una frase che non scorderò mai: “Tu hai la musica dentro”. Questa è sicuramente una delle parti migliori del fare musica, l’ascolto e la condivisione con gli altri.
Siamo andati in studio con niente, per iniziare a produrre insieme da zero. Io ho sempre i concetti dei miei brani ben presenti, e questo racconta un aspetto un po’ cupo di me, perché mi rivolgo a chi ascolta dicendo che se potesse vedere dentro di me saprebbe che non merito niente, perché faccio schifo. Drast ha fatto una strofa perfetta, raccontando a perfezione il concept che avevo in testa in modo veloce e semplice.
In realtà era prevedibile che andasse così. Federico è una persona d’oro e quello è stato davvero un bel gesto, anche perché le donazioni sono arrivate dai suoi follower su Twitch che hanno deciso a chi sarebbero andati i soldi. Poi, forse si poteva evitare la Lamborghini, ma quella è la sua macchina e c’è poco da fare. Io non ci vedo veramente nulla di male, ha fatto del bene. Poi ho sentito frasi del tipo “la beneficienza si fa e non si dice”. Invece per me è giusto dirlo, perché si può essere d’esempio anche per gli altri.