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Gli artisti usano i loro abiti sui red carpet per fare delle dichiarazioni

Gli artisti, attraverso i loro abiti, sperano sempre più spesso di poter parlare sul red carpet di problemi politici e sociali che hanno a cuore

Autore Billboard US
  • Il1 Dicembre 2019
Gli artisti usano i loro abiti sui red carpet per fare delle dichiarazioni

Kevin Mazur/AMA2019/Getty Images for dcp

Gli artisti hanno cercato a lungo di fare delle dichiarazioni sui red carpet attraverso il loro abbigliamento, usando la moda come strumento per parlare di politica e problemi sociali. Volete alcuni esempi di questo? Eccoli.

Agli American Music Awards di domenica 24 novembre, Billie Eilish ha indossato una maglietta nera che riportava il messaggio «No Music on a Dead Planet» (Non c’è musica su un pianeta morto). La citazione fa da slogan al movimento Music Declares Emergency: un gruppo di artisti, organizzazioni e professionisti della musica «preoccupati per la mancanza di una risposta coerente e di vasta portata sul tema dell’emergenza climatica».

Ai CMA Awards del 13 novembre, invece, la cantante statunitense Jennifer Nettles ha indossato uno strascico rosa sgargiante che recitava: «Play Our F—-n Records Please & Thank You». Nella parte superiore dell’abito, invece, si poteva leggere la frase «EQUAL PLAY», un commento sullo squilibrio di genere nelle radio country che funzionano male al punto che quando “una donna è in cima alle classifiche Country Airplay è una grande notizia”.

La cantante cilena Mon Laferte, ai Latin Grammy del 1° novembre, è stata ancora più audace. Ha infatti indossato un lungo cappotto nero, dei pantaloni eleganti e una bandana verde, legata intorno al collo. Fin qui nulla di strano. Se non fosse che sul petto aveva scritto «In Chile, they torture, rape and kill» (In Cile torturano, violentano e uccidono).

Gli artisti, quindi, spesso sperano di poter usare quel minuto che hanno a disposizione sui red carpet di importanti premi per chiacchierare con i giornalisti, in modo da mettere in evidenza i problemi a cui tengono, piuttosto che parlare semplicemente dei loro outfit. E alcuni, senza dubbio, si rendono conto che un vestito appariscente attirerà sicuramente l’attenzione della stampa. Così riescono non solo a portare i riflettori su di loro, ma anche su problematiche importanti.

Anche ai 60° Grammy Awards ci sono state numerose dichiarazioni politiche fatte attraverso la moda. Katy Perry indossava una fascia al braccio con scritto «PERSIST» e una tuta bianca che si dice fosse ispirata da Hilary Clinton. Johnny Stevens, il frotman degli Highly Suspect, indossava una giacca con scritto «IMPEACH». Un chiaro attacco al presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Schoolboy Q indossava una felpa «GIRL POWER», a sostegno della Women’s March. Infine, l’abito di Joy Villa, con dipinto un feto. Se questo messaggio non fosse abbastanza, la cantautrice portava pure una borsetta che diceva «Choose Life». L’abbigliamento di Villa ha sicuramente avuto un forte impatto anche nel 2017, quando ha sfoggiato sul red carpet un abito con la scritta «Make America Great Again», chiaro rimando allo slogan della campagna elettorale del 2016 del presidente Trump.

Durante queste manifestazioni, però, capita pure che il messaggio che gli artisti vogliono lanciare non sia così chiaro. Un esempio? Il famigerato “vestito di carne” di Lady Gaga, indossato dalla cantante agli MTV Video Music Awards del 2010. Le interpretazioni sono diverse e contrastanti: potrebbe essere una polemica contro il veganismo, oppure contro il consumo eccessivo di carne.

Lady Gaga, durante il talk show di Ellen DeGeneres, a proposito dell’abito ha detto: «Ha molte interpretazioni. Volevo intendere che se non difendiamo ciò in cui crediamo e se non lottiamo per i nostri diritti, molto presto non avremo più nulla. E io non sono un pezzo di carne».

Sempre in questo contesto, la cantante ha spiegato che stava usando l’abito per evidenziare la sua opposizione alla politica «don’t ask, don’t tell» dell’esercito americano. Se andremo avanti così, sui prossimi red carpet i corrispondenti, invece di chiedere «cosa indossi?» dovranno chiedere «Per cosa combatti questa sera?».


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