Boom della radiovisione, il nuovo media che piace a tutti
Secondo l’ultima ricerca del Censis, sono circa 19 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici in radiovisione

Radiviosone, foto ufficio stampa
La pandemia ha cambiato il nostro modo di ascoltare la musica e fruire dei diversi servizi di streaming audio e video. La radio, però, è rimasta una costante, capace di coniugare continuità e innovazione. Con il lockdown, poi, c’è stato il boom di un altro fenomeno: quello della radiovisione.
Secondo l’ultima ricerca del Censis, «La transizione verso la radiovisione», in Italia sono più di 41 milioni i soggetti che seguono programmi radiofonici. Di questi, 27 milioni utilizzano anche dispositivi alternativi, come lo smartphone. Questi numeri dimostrano che la radio è riuscita a conservare il suo valore tradizionale. Ma, allo stesso tempo, si è riadattata ai nuovi stili di vita delle persone.
Inoltre, durante il primo lockdown, il 30,5% degli italiani si è informato, almeno una volta al giorno, sull’andamento della pandemia attraverso i programmi radiofonici. I dati sugli ascolti sono chiari: anche se sono diminuiti gli ascoltatori dell’autoradio, causa restrizioni, sono cresciuti sugli altri dispositivi.
La radiovisione è una realtà in crescità
«La radio è il mezzo di comunicazione di massa più antico che possediamo» ha detto a RTL 102.5 Massimiliano Valeri, direttore generale del Censis. «Ha dimostrato una straordinaria capacità di rigenerarsi e di risintonizzarsi sugli stili di vita degli italiani che nel frattempo sono cambiati».
Come detto, inoltre, la radiovisione è una realtà in crescita. Questa sta infatti vivendo un vero e proprio boom grazie alla modalità simulcast crossmediale, ovvero la possibilità di fruire dei contenuti radio contemporaneamente su qualsiasi dispositivo.
Secondo quanto emerso dall’indagine Censins, sono circa 19 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici in formato video attraverso uno schermo, che sia la tv, lo smartphone o il pc. Inoltre, di questi 11 milioni seguono la radiovisione attraverso la televisione. Dall’indagine Censis è emerso che il 50% degli ascoltatori trova la radiovisione piacevole. Segue poi il 27%, che la trova coinvolgente e il 24% che la ritiene innovativa.
La radiovisione piace a tutti, anche ai più giovani
La crossmedialità, quindi, piace. Soprattutto, piace anche ai millennials e agli studenti, che la promuovono rispettivamente al 95 e al 92%.
«In questo ultimo anno noi abbiamo vissuto un colossale esperimento di massa, uno switch al digitale anche da parte di quelle persone tradizionalmente più resistenti, tra lo smart working e la didattica a distanza, le video chiamate per tenersi in contatto con amici e parenti. Non c’è dubbio che avendo sperimentato l’efficacia e la facilità di utilizzo di un mezzo come la radio in tutte le sue forme, è difficile che si torni indietro» ha detto Valeri.
E ha concluso spiegando che quello che si prospetta per il futuro è «un rafforzamento della capacità di ognuno di fare individualmente il proprio mix: si tornerà a recuperare quote di utenza dall’autoradio, ma oggi abbiamo scoperto anche tutti i vantaggi che l’epidemia ci ha portato a conoscere che è quello di poter guardare le trasmissioni radio attraverso il televisore o lo smartphone».
Il commento finale di Lorenzo Suraci
Il presidente di RTL 102.5 subito dopo la presentazione del rapporto, avvenuta presso il Censis e trasmessa on line, ha dichiarato: «Lo studio del Censis dimostra quanto e come il lavoro di Rtl 102.5 abbia anticipato i tempi e le forme prese poi dal mercato, ponendosi all’avanguardia nell’efficacia della trasmissione e nella valorizzazione degli inserzionisti pubblicitari. Non si tratta dell’avere aggiunto il video alla tradizionale voce non è l’abbellimento del vecchio mezzo, ma la nascita di un prodotto completamente nuovo, capace di portare i contenuti, contemporaneamente, su tutte le piattaforme di trasmissione, liberando l’ascoltatore dalla dipendenza di questo o quel mezzo e mettendolo in grado di seguire in ogni condizione e luogo».
E ha continuato: «La ricerca del Censis ha confermato non solo l’altissimo gradimento, ma il concentrarsi dell’attenzione degli ascoltatori sugli specifici contenuti trasmessi, sulla sostanza e non sulla forma. Il che non solo premia il nostro continuo impegno e investimento nella qualità e serietà dei contenuti, con opinioni ed eventi originali, ma premia le campagne pubblicitarie che noi aiutiamo i clienti a strutturare in modo specifico per questo nostro mezzo, anche grazie alla nostra concessionaria, Open Space, che, al contrario di altre, non ha interessi fuori dal nostro mondo».