Cosa rimane della Grotta del Ciclope dieci anni dopo la chiusura dello storico locale?
Il Ciclope di Marina di Camerota, nel cuore del Cilento, fu chiuso dopo che una frana causò la morte di un ragazzo in pista

La Grotta del Ciclope
11 agosto 2015, Marina di Camerota. Il tempo sembra essersi fermato lì, a quella notte di musica e stelle cadenti. Il Ciclope era la discoteca a cielo aperto più bella d’Italia. Incastonata nella roccia viva dei ‘canyon’ cilentani, nella celebre “Grotta del Capraro”. Che poi quel capraro di inizio ‘900 si fosse ispirato al mito di Ulisse e al più celebre dei caprari, Polifemo, poco importa. Quella è per definzione la grotta del Ciclope. In una terra in cui probabilmente Ulisse non mise mai piede, ma che vide Enea e il suo fidato nocchiero Palinuro essere protagonisti di altre storie mitologiche. La discoteca, attiva sin dagli anni ’70, è considerata un simbolo intramontabile della movida campana e cilentana.
Quella sera di dieci anni fa, a cadere non furono solo dei puntini luminosi nel cielo. In pista franarono dei massi. Uno in particolare colpì a morte il ventisettenne Crescenzo Della Ragione. Da quel momento in poi il tempo a Marina di Camerota si è interrotto. Un sogno durato più di quarant’anni che è culminato nel modo peggiore possibile. La precarietà delle condizioni del luogo è sempre stata chiara ed evidente, molto prima dell’incidente. Tanto che l’ex propietario fu condannato in via definitiva a due anni e mezzo di reclusione per omicidio colposo. Le rocce ballerine del Cilento sono note per essere tanto spettacolari quanto instabili.
Riaprire, in un caldo pomeriggio di luglio di dieci anni dopo, i conti con la storia è affascinante e misterioso. Tutto è rimasto lì, nelle stesse posizioni. La pista da ballo, i palchi per i dj set, la zona cocktail, i cubi, gli enormi alberi in cartapesta, le uscite di sicurezza, la zona relax. Ciò che ha reso iconico il Ciclope erano i giochi di luce sulle rocce e l’audio che naturalmente rimbombava sulle pareti della grotta, creando un’acustica unica, irripetibile. Ma anche le scenografie pur ferme agli anni ’80. C’è un frigorifero Coca Cola vintage, di quelli con la maniglia a forma di bottiglia di vetro. In perfetto stato di deterioramento, ma che conserva irrimediabilmente il suo stile.
Chiunque abbia avuto genitori che frequentassero da giovani queste zone ha sentito storie legate a questo angolo di terra incantato. “Le migliori serate della nostra gioventù, al Ciclope”. È una frase che si sente spesso parlando con persone del posto. È un angolo di natura incontaminata che ha fatto la storia del clubbing italiano e che ha conservato tra le sue pareti pagine di musica incastonate nella roccia dei miti greci. La nostra generazione ha conosciuto solamente il Ciclope Beach. È un lido esattamente di fronte alla grotta del Capraro. D’estate si mette la musica di sera, durante il tramonto. Il passaparola tra ragazzi ha alimentato il mistero attorno alle vicende del Ciclope. Nella speranza che venga riabilitato, questa volta davvero in sicurezza, e che restituisca ai ragazzi le emozioni della vita notturna cilentana.