Dolores O’Riordan, l’ultima grande della scuola pop rock irlandese
Dolores O’Riordan era nata minuta ma con una voce straordinaria. La cantante dei Cranberries aveva la capacità di essere leggera e tragica nello stesso tempo
Negli anni ’80 l’Irlanda aveva espresso musicalmente il meglio di sé al mondo intero con gli U2, The Waterboys, Sinéad O’Connor, Gavin Friday dei Virgin Prunes, The Pogues, Hothouse Flowers, In Tua Nua… non ci metto Bob Geldof perché il successo era già arrivato nella fine degli anni ’70 ma sicuramente mi dimentico qualcuno, vero?
Dolores era nata minuta ma con una voce straordinaria. Si dice che tra italiani e irlandesi ci siano molte cose in comune e il “bel canto” è una di queste: lei con sé portava anche in dote quel meraviglioso accento irish e quel senso della melodia celtica che sta alla base di ogni canzone pop occidentale.
Come la sua collega Harriet Wheeler dei The Sundays era rimasta affascinata dalle melodie e dai testi degli Smiths. Il sound dei Cranberries si nutriva molto di loro e non per niente Stephen Street è stato il produttore dei primi due album della band, forse i più belli. Di sicuro generazionali perché Dolores aveva la capacità di essere leggera e tragica nello stesso tempo: Linger e Zombie, incarnare il pop anglosassone ma incontrare con la giusta aggressività il popolo grunge che stava nascendo negli USA nei primi anni ’90.
Non per niente il vero successo la band lo trovò oltreoceano nel 1993 mentre la stampa inglese osannava l’album di debutto dei Suede e Modern Life Is Rubbish dei Blur. Intanto il quartetto di Limerick schizzava in heavy rotation su MTV facendo balzare Linger immediatamente al numero 8 della Hot 100 di Billboard – tra parentesi, ben quattro album della band finiranno nella Top 20 di Billboard con oltre 40 milioni di copie vendute nel mondo.
Il periodo aureo per Dolores con la sua band non è lunghissimo se ci pensate. Il meglio accadde tra il 1993 e il 1996, quando uscì To the Faithful Departed che non fu un grande successo (solo nel 1999 Bury the Hatchet risollevò provvisoriamente la band). Il gruppo si sciolse poi nel 2003 e Dolores s’incamminò per una strada tutta nuova mai veramente considerata da pubblico e critica.
Oggi, dopo la sua morte improvvisa, sarebbe giusto recuperare non solo i successi con i suoi Cranberries ma anche le deliziose cose fatte assieme al genio di Angelo Badalamenti e quel particolarissimo progetto: D.A.R.K. con Andy Rourke, l’ex bassista degli Smiths. Sembrava chiudersi un cerchio: vi ricordate l’amore per la band di Morrissey che aveva Dolores appena adolescente?
E invece no: Dolores cede nel 2009 alla sindrome delle “reunion”, c’è un pubblico orfano dei Cranberries e una nuova generazione di appassionati da nutrire. Li abbiamo visti anche in Italia e abbiamo apprezzato la sua forza sul palco e la sua immensa voce, delicata e canaglia, fresca come i quadrifogli primaverili delle campagne irlandesi, e il carattere tosto come il sapore di una Guinness.
È l’Irlanda, con il suo “bel canto” e la sua Dolores, da celebrare e rimpiangere.