Eurovision 2025: i momenti migliori e peggiori della prima semifinale
Un inizio leggermente più sobrio e contenuto. Con la conduzione di Hazel Brugger e Sandra Studer e i commenti di Gabriele Corsi e Big Mama. Ecco i nostri top e flop

Hazel Brugger e Sandra Studer conduttrici dell'Eurovision 2025
La prima semifinale dell’Eurovision Song Contest 2025 è stata un crescendo di esuberanza. Una sorta di escalation che ha raggiunto il trash poco prima dell’annuncio dei finalisti. La gag della lingua (chi ha visto, purtroppo, sa) è stata capace di imbarazzare persino BigMama. Quasi un modo per far (ri)abituare gli spettatori all’atmosfera colorata e kitsch dell’evento. La serata però è iniziata in maniera più sobria.
Quindici i Paesi in gara, pronti a contendersi uno dei dieci posti disponibili per la finalissima di sabato 17 maggio. Tra gli artisti più attesi c’erano la svedese Erika Vikman con Ich Komme, l’estone Tommy Cash con l’irriverente Espresso Macchiato, e i KAJ, trio comico che ha fatto discutere con la loro Bara Bada Bastu.
Come al solito, l’Eurovision riesce a farci rimanere a bocca aperta per la velocità con cui si susseguono le performance, una dopo l’altra, senza alcuna interruzione. Un ritmo talmente serrato che, a confronto, la conduzione di Carlo Conti all’ultimo Sanremo sembrava a rallentatore.
L’Italia, come membro dei “Big Five”, era già qualificata alla finale, ma Lucio Corsi si è comunque esibito con la sua Volevo essere un duro, lasciando il segno con una delle esibizioni più poetiche della serata. A esibirsi fuori gara anche Melody per la Spagna (Esa Diva) e Zoë Më per la Svizzera (Voyage).
Ma chi si è qualificato alla fine? Partiamo da San Marino e dal nostro Gabry Ponte. Chissà che non ci faccia uno scherzetto in finale. In finale sono passate poi Norvegia, Albania, Svezia, Islanda, Paesi Bassi, Polonia, Estonia, Portogallo e Ucraina. Esclusi invece, Slovenia, Belgio, Azerbaigian, Croazia e Cipro.
In attesa del secondo appuntamento, ecco i nostri top e flop della prima prima semifinale dell’Eurovision 2025.
I momenti top
Il pubblico risponde alle restrizioni con coraggio
Nonostante il divieto imposto ai concorrenti di esporre bandiere diverse da quella del proprio Paese (incluse bandiere LGBTQIA+ e palestinesi), il pubblico ha reagito con forza, sventolando con orgoglio arcobaleni e simboli di protesta. Un atto di resistenza silenzioso ma potente.
L’apertura in puro stile Eurovision (e svizzero)
La Svizzera ha mescolato elettronica e jodel in un’apertura scenografica che raccontava le Alpi e la tradizione. Tra ballerini, equilibristi e costumi tipici, è stata una celebrazione kitsch e perfettamente eurovisiva.
Tommy Cash (Estonia) – Espresso Macchiato
Ormai tormentone anche in Italia, Tommy Cash si conferma performer iconico: ironico, irriverente e magnetico. La voce? Non pervenuta. Ma nessuno sembra preoccuparsene. Tra gli ultimi a essere annunciato in finale, qualcuno ha tremato, ma probabilmente era solo per far salire la tensione. Rimane tra i favoriti.
KAJ (Svezia) – Bara Bada Bastu
Tre comici che giocano a fare i cantanti. Loro stessi sembrano stupiti di essere favoriti dai bookmaker, ma il mix di ironia, melodia disneyana e follia pura li rende unici.
Lucio Corsi (Italia) – Volevo essere un duro
Unico a richiedere i sottotitoli in inglese, per far arrivare a tutti la delicatezza del suo testo. Ma c’è di più: Lucio ha riportato uno strumento dal vivo sul palco dell’Eurovision per la prima volta dopo 27 anni, suonando l’armonica a bocca. Un gesto simbolico, ma anche geniale, che aggira il regolamento EBU (che vieta strumenti live amplificati) senza violarlo.
L’omaggio a Céline Dion
Negli scorsi giorni si era vociferato di un possibile ritorno dal vivo, ma Céline Dion è apparsa in video, a 37 anni dalla vittoria per la Svizzera nel 1988. “La Svizzera mi ha dato la possibilità di fare qualcosa di straordinario: vincere l’Eurovision. È stato un momento che mi ha cambiato la vita”, ha detto. Poi, un messaggio universale: “La musica unisce, ma non soltanto stasera. È la nostra forza, il nostro sostegno”.
A seguire, uno splendido tributo corale con Ne partez pas sans moi, interpretato da Iolanda, Silvester Belt, Marina Satti e Jerry Heil.
I momenti flop
I commentatori Rai
Nonostante l’impegno, la gestione del commento e della traduzione simultanea ha mostrato diverse difficoltà. L’audio debole e la distanza dai microfoni hanno reso difficile seguire Gabriele Corsi, spesso poco comprensibile.
Il tributo alla Svizzera? Troppo caricaturale
Uno sketch in forma di musical con temperini ballerini, cioccolato e orologi a cucù. Un’autocelebrazione caricaturale che invece di esaltare ha banalizzato l’identità Svizzera. Forse fin troppo in linea con la tradizione trash dell’evento.
Esibizioni dimenticabili
Nonostante la qualificazione, Islanda (VÆB – RÓA), Portogallo (NAPA – Deslocado) e Albania (Shkodra – Elektronike Zjerm) hanno convinto poco con le loro perfomance. Forse avrebbe meritato maggiore fortuna l’elettronica sfacciata del Belgio.