Ghemon non deve rendere conto a nessuno e presenta il suo “Momento Perfetto”
Il rapper cantautore è in gara fra i Campioni di Sanremo 2021. A meno di un anno dal precedente lavoro in studio, il 19 marzo esce il nuovo album E Vissero Feriti e Contenti. Lo abbiamo incontrato per parlare del progetto
A differenza di altri artisti in gara a Sanremo 2021, il nome di Ghemon è già familiare alle orecchie del pubblico del Festival. Infatti l’abbiamo già visto alla prova sul palco dell’Ariston nel 2019, quando raccolse un ottimo riscontro di pubblico e di critica con la sua Rose Viola, un intenso R&B narrato da un io femminile. In questa 71° edizione del Festival di Sanremo, così particolare per tutti, porterà qualcosa di completamente diverso.
Ghemon a Sanremo 2021 con Momento Perfetto
Momento Perfetto è un brano che colpisce – oltre che per la sua travolgente positività – per la complessa stratificazione di riferimenti musicali, esperimento quasi azzardato per essere proposto al pubblico nazional-popolare per eccellenza. Ma, del resto, originariamente non è stato neanche pensato in quell’ottica: «Sono uno dei pochi artisti andati due volte a Sanremo con un pezzo non scritto per andare a Sanremo, cosa che ti dà molta meno ansia», mi spiega sorridendo quando lo incontro a Milano per un ascolto one-to-one di alcune tracce selezionate del nuovo album E Vissero Feriti e Contenti (Carosello / Artist First), in uscita il 19 marzo. «Volevo portare una cosa diversa da Rose Viola, che però dicesse comunque qualcosa di me. Dice che mi piace fare più cose, anche all’interno della stessa canzone: le strofe sono essenzialmente rap, il ritornello è da big band, c’è un momento più gospel sul bridge».
E quindi la mission fondamentale, che sembra quasi riassumere in toto il decorso musicale di Ghemon degli ultimi anni della sua discografia: «Sono felice di portare questi territori musicali al grande pubblico italiano. Se oggi le più grandi star mondiali sono Rihanna, Beyoncé, Kanye West, Kendrick Lamar, Jay-Z, allora è importante portare anche queste sfumature. Per far capire che la musica italiana è diventata una cosa molto sfaccettata. Io la trovo in un periodo di grande salute e ricambio generazionale, anche perché molti giovani se ne fottono delle regole».
Vero tocco di classe di Momento Perfetto è l’arrangiamento dei fiati che caratterizza il ritornello un po’ in stile Frank Sinatra: lo ha firmato Philip Lassiter, undici volte vincitore di Grammy e collaboratore di tanti grandi della musica americana, a partire dall’immenso Prince.
L’album E Vissero Feriti e Contenti
A meno di un anno dall’uscita del precedente lavoro in studio, Scritto nelle Stelle (che esordì alla seconda posizione della classifica degli album e alla prima di quella dei vinili), Ghemon propone un nuovo album full-length, figlio anche del periodo che stiamo attraversando ma in maniera mai didascalica (si veda appunto il mood solare del brano sanremese). Quindici tracce, fatte anche di interludi e segmenti parlati che conferiscono al disco una qualità narrativa, a volte cinematica.
«È un album nel vero senso della parola, quasi un concept», continua. «Non è un disco in cui ho raccolto delle canzoni e basta: la tracklist è studiata per fartelo ascoltare dall’inizio alla fine. Nell’era in cui si fanno uscite a singoli su Spotify, nel momento in cui mi metto a lavorare a un disco mi prendo anche la gioia di mettere cose nascoste, da scoprire. Anche all’interno di una stessa canzone».
Novità sul fronte produzione: mentre i precedenti tre album erano stati realizzati in collaborazione con Tommaso Colliva (già al lavoro anche con Afterhours, Diodato, Francesca Michielin, fra gli altri), E Vissero Feriti e Contenti vede il tocco di Simone Privitera (che ha recentemente prodotto Genesi di Gaia, altra concorrente di Sanremo 2021).
«Il mio studio “storico” era in scadenza di affitto e nel frattempo ho conosciuto Simone», racconta. «Ci siamo visti un giorno in studio quasi per gioco ed è venuto fuori un pezzo. Ci siamo rivisti dopo tre giorni ed è venuto fuori un altro pezzo, e così via. Nel suo studio si è liberata una stanza, io mi sono stabilito lì e da quel momento il disco l’abbiamo fatto insieme. Al mio settimo disco sono finalmente anche nelle vesti di produttore».
Ma si tratta, soprattutto, di uno sforzo collettivo, di gruppo. Ghemon va evidentemente molto orgoglioso dello scambio osmotico che intercorre fra lui e i suoi musicisti (Claudio La Rocca, Fabio Brignone, Giuseppe Seccia). «In un anno di grandi solitudini, è un disco fatto gomito a gomito con altre persone (quando si poteva). Anche se le parole e le melodie sono le mie, tutti i pesi e tutte le misure sono stati fatti insieme. Non ci sono featuring: è il mio quarto disco che non ne contiene. Il mio featuring sono io! Un momento canto, un momento rappo e così via».
Ironia e sperimentazione
Sono tante, dicevamo, le anime che confluiscono nel disco. E Vissero Feriti e Contenti segna, fra le altre cose, il primo approccio di Ghemon a un genere mai sperimentato precedentemente in prima persona. Si tratta del reggae, cifra stilistica dominante del brano Difficile. Subito lui precisa: «Il reggae fa parte da sempre dei miei ascolti. Come in tutti i generi musicali, anche nel reggae ci sono biforcazioni e triforcazioni. C’è il reggae “delle voci”, in cui i cantanti sono essenzialmente cantanti soul. Marley un po’ lo era, ma poi ce ne sono stati tanti altri: Freddie McGregor, Desmond Dekker… Il mio approccio al reggae è comunque mio, più spostato verso il soul e l’R&B».
Quando gli chiedo come mai abbia trovato solo ora lo slancio per fare un brano di questo tipo, risponde: «Ho grande rispetto per chi sta all’interno dei mondi musicali, non mi piace fare il “turista”. Mi sono avvicinato al reggae all’ultimo anno di scuola, intorno al 2000. Poi mi sono trasferito a Roma e ho cominciato ad andare alle prime dancehall, dove il mio amico Macro Marco era spesso DJ, dove i Boomdabash erano ai primi singoli… Forse ho trovato tardi il coraggio di farlo, ma i tempi erano maturi. Questo pezzo è un altro colore della tavolozza».
Ghemon è un artista che ormai non deve rendere conto a nessuno, e che quindi può giocare con i registri espressivi. Concedendosi volentieri qualche pennellata di ironia, nel segno di una leggerezza che fa bene allo spirito. Ma i livelli di lettura rimangono molteplici.
Come succede nel brano Infinito, che nasce quasi come una boutade. Racconta lui: «Prima pensavo molto di più a quelli che erano gli argomenti delle mie canzoni. Questa canzone nasce da uno scherzo con i miei musicisti in studio. Esplorando certi generi nati con l’inglese, o comunque con le parole tronche, in italiano la difficoltà è creare testi interessanti. Dovresti usare tante tronche, che però sono sempre quelle, e tantissimi infiniti. Scherzando ho detto: “Ora faccio un ritornello solo di infiniti”. È diventata una canzone d’amore dove magari quella lettura non arriva neanche per prima».
Sempre nel solco della leggerezza, il brano Trompe l’oeil è introdotto da una voce molto riconoscibile. Quella di Ema Stokholma, qui nelle vesti della ragazza distaccata che si fa desiderare. «Il pezzo è nato per gioco. Ho visto una foto su Instagram di una mia amica che fa la modella. Il titolo della rivista su cui compariva era “Trompe-l’œil”. Stavo canticchiando delle melodie e mi è venuta quella di questo ritornello, più o meno con queste parole. Da lì si è costruito tutto il pezzo, con quei francesismi dentro. Ho pensato che Ema sarebbe stata perfetta, soprattutto se avesse fatto la voce da stronzetta. Lei mi ha detto: “Sì, mi riesce benissimo, tanto lo faccio tutti i giorni”», racconta ridendo e imitando la voce di lei.
Un ulteriore colore nella palette di un artista che ormai ha fatto scuola, pur rimanendo unico e riconoscibilissimo.
La copertina di E Vissero Feriti e Contenti
La tracklist dell’album
- Intro – Vissero Feriti e Contenti
- Piccoli Brividi
- Tanto Per Non Cambiare
- Nel Mio Elemento
- La Tigre
- Difficile
- Non Posso Salvarti
- Lucido (Interlude)
- Momento Perfetto
- Infinito
- Puoi Fidarti Di Me
- Illusione Ottica (Interlude)
- Trompe l’oeil
- Sparire
- Outro