Sanremo, Ermal Meta ora al primo posto: «Ma ero venuto solo per cantare il mio pezzo»
Il cantautore, in gara con il brano Un Milione di Cose da Dirti, si è ritrovato primo in ogni classifica parziale del Festival. Ecco quello che ha detto alla stampa poco prima della serata finale
Dev’essersi sorpreso lo stesso Ermal Meta a vedersi riconfermato in prima posizione all’uscita di ogni singola classifica parziale di Sanremo 2021. Anche perché il cantautore, già vincitore nel 2018 in coppia con Fabrizio Moro, quest’anno ha portato sul palco dell’Ariston un brano piuttosto diverso da quelli con cui si era fatto conoscere dal pubblico del Festival. Un Milione di Cose da Dirti è una dolce ed essenziale ballad in cui domina il suono del pianoforte. Il brano arriva quindi alla serata finale del Festival forte di una posizione difficile da scalfire, anche se tutto può ancora succedere. «Al numero uno si sta con la testa un po’ girata, con il torcicollo: da un momento all’altro ti possono azzannare da dietro…», dice infatti sorridendo durante la conferenza stampa.
Il ritorno di Ermal Meta a Sanremo
«Questo Sanremo per me è stato stranissimo», ha raccontato Ermal Meta. «Ci sono arrivato davvero in sordina. Non sono arrivato qui con intenzioni “battagliere”, tutt’altro: avevo solo voglia di cantare una canzone. La sorpresa è stata doppia, perché sono stato inondato dall’affetto delle persone. Mi è arrivata addosso una valanga di stima. È una sensazione bellissima, che voglio tenermi vicina il più possibile».
Ermal, vale la pena di ricordarlo, conosce bene quel palco. Prima della vittoria nel 2018, ci era già salito altre volte: nel 2017 (con il brano Vietato Morire) e nel 2016 fra le Nuove Proposte. Ma, come per tutti, quella di quest’anno è un’edizione molto diversa.
«La consapevolezza con cui sono arrivato quest’anno all’Ariston era semplicemente la voglia di salire su un palco», spiega. «Mi mancava da troppo tempo. In questo momento è l’unico palco su cui si possa salire, in Italia. Per cui quando Amadeus mi ha chiamato sono stato felicissimo, perché la prima cosa che ho pensato è stata: “Che bello, vado a cantare con dei musicisti”».
Il brano Un Milione di Cose da Dirti
«Questa canzone mi è sembrata totalmente in linea con quell’essenzialità che ho desiderato in tutto l’anno passato», ha detto Ermal Meta a proposito dell’arrangiamento minimale di Un Milione di Cose da Dirti. «Ho fatto fatica ad arrangiarla, perché voleva rimanere così: scarna. L’impalpabilità di questa canzone è una scelta molto precisa: a fare casino ci vuole molto poco, fare qualcosa silenziosamente è un compito molto più arduo».
E infatti il cantautore confessa che per preservare quella leggerezza avrebbe voluto portare il brano in versione piano e voce. «Ma mi sembrava uno spreco pazzesco non usare l’orchestra», dice. «La scelta dei suoni è volutamente “piccola”, per lasciare spazio al pianoforte. Se la ascoltate in cuffia, la batteria è solo a destra, come nei dischi degli anni ’60».
L’album Tribù Urbana
Sarà pubblicato venerdì prossimo (12 marzo) l’album che contiene il brano sanremese. Si intitola Tribù Urbana ed esce per Mescal / Sony Music (qui il pre-order). «Ho voluto rappresentare a livello testuale uno spaccato urbano», spiega Ermal Meta. «Abbiamo sempre l’idea che le città, diventando sempre più grandi, creino sempre più distanza. E questo è vero. Ma dall’altra parte, quello che tutti noi temiamo è tornare a casa la sera soli. Questo mi ha fatto pensare alle tribù del passato, in cui non si stava mai lontani veramente. Quindi ho messo insieme queste due cose: una tribù urbana, quasi un ossimoro».
Del resto, la stessa tracklist riflette una grande diversità, come riconosce Ermal. «L’album ha molti colori al proprio interno. Una delle canzoni più importanti, Gli Invisibili, parla di quando smetti di vederti guardandoti allo specchio, quando pensi a te stesso attraverso le parole degli altri e cominci a perdere i tuoi contorni. Il Destino Universale è un altro pezzo che parla di come siamo impegnati ogni giorno a trovare la strada verso la nostra felicità. Questo album è pieno di storie, sono legate perché sono parte di un insieme. Ogni volta che ho scritto canzoni in passato lo facevo immaginandomi sul palco. Questa volta mi son detto: “Ok, adesso mi metto in platea”».