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FKA Twigs sulla campagna di Calvin Klein censurata: «Non vedo l’oggetto sessuale stereotipato»

Nelle ultime ore ha fatto scalpore il ban nel Regno Unito della pubblicità che ritrae l’artista in intimo, ritenuta “troppo sessuale”

Autore Billboard IT
  • Il11 Gennaio 2024
FKA Twigs sulla campagna di Calvin Klein censurata: «Non vedo l’oggetto sessuale stereotipato»

FKA Twigs nella campagna di Calvin Klein

Una campagna pubblicitaria ritenuta “troppo sessuale” quella di FKA Twigs per Calvin Klein, risalente a un anno fa ma che ha fatto scalpore solo nelle ultime ore per un ban avvenuto nel Regno Unito. Per capire cosa è successo bisogna tornare indietro alla primavera del 2023, quando Calvin Klein lancia la campagna di intimo chiamata “Calvin or nothing”. A prestare la propria immagine per gli scatti c’erano anche Kendall Jenner e FKA Twigs.

Se per la prima non era sorto alcun tipo di problema, le fotografie della seconda sono state censurate (solo ora) poiché considerate – appunto – troppo sessuali. Eppure le immagini dell’una e dell’altra sono piuttosto simili. Due corpi seminudi, con seni e parti intime coperte da una camicia del brand (FKA Twigs) e dalle mani (Kendall Jenner).

L’accusa dell’Advertising Standards Authority

Ma per l’ASA (l’Advertising Standards Authority, autorità per gli standard della pubblicità), gli scatti di FKA Twigs per Calvin Klein sono risultati problematici. L’organizzazione – secondo quanto riportato dalla BBC – ha sostenuto che “l’immagine poneva l’attenzione degli spettatori sul corpo della modella piuttosto che sui capi di abbigliamento pubblicizzati”. Aggiungendo inoltre che le sue “caratteristiche fisiche l’avevano presentata come un oggetto sessuale stereotipato”. E concludendo che “l’annuncio era irresponsabile e poteva causare gravi offese”.

Una motivazione che sembra fare un po’ acqua da tutte le parti, dal momento che negli scorsi giorni proprio Calvin Klein ha lanciato un’ulteriore campagna pubblicitaria di underwear con la star di The Bear, Jeremy Allen White. Una campagna che – visti gli scatti da capogiro – pone decisamente l’attenzione degli spettatori sul corpo del modello piuttosto che sui capi di abbigliamento pubblicizzati (cit.). Eppure dall’ASA nessuna censura (così come non era accaduto per l’AD con Kendall Jenner).

La replica di FKA Twigs sulla campagna di Calvin Klein

Ci troviamo quindi di fronte ad una brutta storia di razzismo e double standard permeato di sessismo da parte dell’autorità per la pubblicità? La risposta sembra essere decisamente sì, come emerge anche dalla replica che FKA Twigs ha affidato a un post sul suo profilo Instagram. “Non vedo lo stereotipo dell’oggetto sessuale di cui hanno parlato”, ha esordito l’artista britannica. “Vedo invece una donna nera bella e forte, il cui incredibile corpo ha sopportato più dolori di quanti possiate immaginare“.

“Alla luce della visione di altre campagne passate e presenti di questa natura, non posso fare a meno di pensare che qui ci siano due pesi e due misure”, ha continuato FKA Twigs. “Quindi, per essere chiari, sono orgogliosa della mia fisicità e ritengo che l’arte che creo sia all’altezza di donne come Josephine Baker, Eartha Kitt e Grace Jones. Donne che hanno abbattuto le barriere di ciò che vuol dire emancipazione e l’imbrigliamento di una sensualità incarnata unica. Grazie a CK, Mert e Marcus che mi hanno dato uno spazio per esprimermi esattamente come volevo. Non cambierò la mia narrazione”, ha concluso l’artista.

Perché si parla di doppio standard

Ma cosa intendiamo quando parliamo di doppio standard di matrice sessista e razziale? Lo spiega bene Elena Quadrio su Cosmopolitan: “A considerare un corpo un oggetto è sempre lo spettatore”, scrive la giornalista. “Se l’attore di The Bear non rappresenta un problema da quasi nudo, forse è perché chi guarda non è abituato culturalmente a renderlo tale. Un discorso che, purtroppo, non si può fare allo stesso modo in relazione ai corpi delle donne, ancor più quando si tratta di donne nere. Da secoli, dalla tratta atlantica, mai considerate come soggettività e sempre esotizzate dai colonialisti occidentali e dagli uomini che li hanno seguiti”. 

“Non sembra che a dare fastidio sia tanto la nudità della donna su cui si ha sempre, e con violenza, esercitato controllo, quanto più la sua libertà ad autodeterminarsi, a decidere di apparire come vuole, a riappropriarsi della sua sessualità rubata. Bannare le foto di FKA Twigs per Calvin Klein serve solo a assicurare che determinate dinamiche patriarcali e razziste non cambino mai, a perpetrare le stesse problematicità che l’ASA avrebbe cercato, fallendo, di prevenire”, conclude Quadrio.

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