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Il discorso di Geolier all’Università di Napoli: i genitori, i pregiudizi e i rimpianti

Il rapper ha incontrato gli studenti della Federico II: «Avrei voluto studiare di più per comunicare meglio con le persone. Durante le prime interviste avevo paura di parlare»

Autore Billboard IT
  • Il27 Marzo 2024
Il discorso di Geolier all’Università di Napoli: i genitori, i pregiudizi e i rimpianti

Foto di Maria Laura Antonelli

Nella sede di Scampia dell’Università Federico II di Napoli ieri non c’era Geolier a parlare con gli studenti, ma Emanuele Palumbo. Il rapper di Secondigliano, invitato dal rettore Matteo Lorito, si è aperto davanti ai ragazzi dell’ateneo, raccontando anche molti aspetti della propria vita privata. L’incontro si è tenuto ieri dopo la lunga serie di polemiche che avevano accompagnato l’annuncio della sua presenza subito dopo il Festival di Sanremo e il suo secondo posto con I P’ ME, TU P’ TE.

Il dialogo con gli studenti dell’Università si è concentrato soprattutto sulla sua attività artistica, ma uno dei primi temi affrontati è stato il suo rapporto con la città di Napoli. «Quando voglio stare tranquillo sto nel mio rione, lì le persone non mi fermano, sanno che sto là per sentirmi a mio agio, tutti mi chiamano Emanuele e mi piace. Aldilà del legame che ho con la gente e la città e l’ispirazione che mi dà, Napoli mi ha creato. Non posso pensare a un’altra città. Io sto combattendo per portare l’industria musicale qui a Napoli e poi me ne vado io? No, non succederà mai» ha spiegato il rapper.

Il dibattito ha riguardato anche gli stereotipi che dominano la narrazione delcapoluogo campano: «Tutti i pregiudizi su Napoli sono sbagliati. A Milano mi chiedono se esiste il casco a Napoli, i rapper vengono qui a Napoli e non indossano l’orologio, e io mi domando: “Ma come? Vieni da Milano, che è la città con più reati, e poi arrivi qui e non ti metti l’orologio?”».

Il rap e l’educazione

«Il tempo ti rende maturo, nei miei pezzi parlo in maniera diversa ultimamente. L’arte però non ha una responsabilità educativa, questa me la sono presa io» ha spiegato il rapper agli studenti delle Federico II. Sia chiaro, Geolier non si è presentato all’Università di Napoli con l’idea di pontificare, è la prima cosa che dice non appena gli viene concessa la parola: «Qua dentro io non posso insegnare niente a nessuno, posso solo imparare. Anche io, come voi, ho mille paure, mille ansie».

Alcuni di questi timori, come quello che aveva nel fare le prime interviste, derivano da uno dei suoi pochi rimpianti. «Avrei studiato di più per comunicare meglio con le persone. Le prime volte avevo paura di parlare: sono un ragazzo rionale, era strano dire una parola in italiano, forse quello è l’unico rimpianto che ho».

Chi vuole essere da grande Geolier?

Uno dei concetti che ha ribadito Geolier durante il suo discorso è che lui non fa rap per soldi o per soddisfazione personale, o meglio non sono quelle le priorità assolute. «Tutto quello che faccio è per i miei genitori, se loro sono orgogliosi di me va bene. Mi posso pure fermare, non mi interessa altro» ha rivelato l’artista che poi ha parlato del rapporto speciale con suo padre. «Mio padre quando parla crea silenzio, ma ogni volta che parla è un insegnamento: lui è quello che vorrei essere da grande. La prima volta che mi ha fatto un complimento è stato l’altro giorno per la canzone con Ultimo, L’ultima poesia».

A livello artistico Geolier è già diventato grande, anzi, è ormai uno degli artisti più importanti del panorama nazionale. Il brano sanremese è stato certificato doppio disco di platino e il suo ultimo album Il coraggio dei bambini è stato il più venduto in Italia del 2023.