Hegoroom, la “stanza italiana” della musica elettronica e dance per combattere la crisi del clubbing e non solo
Abbiamo incontrato Riccardo Piergallini e Tommaso Marchese di HEGO Tv, la nuova piattaforma nata a Roma che si sta distinguendo per un progetto molto ambizioso legato al clubbing, una risposta italiana al celebre format Boiler Room, con una missione anche nobile: far emergere le nuovissime leve della scena dance
I giovani stanno abbandonando sempre più la televisione tradizionale. C’è bisogno di innovative piattaforme di TV on demand, create dai giovani per i giovani. Da questo concetto base sono partiti un gruppo di ragazzi romani per creare HEGO Tv ovvero una nuova esperienza di streaming costruita su misura per la Gen Z e possibilmente in linea con le ultime tendenze dei comportamenti digitali. Dentro ci trovate una combinazione di programmi di intrattenimento, documentari, talk show e tutorial, che spaziano dai temi tecnologici e digitali, alle nuove tendenze lanciate dai social.
Tra i contenuti offerti e che ci hanno incuriosito c’è il format di Hegoroom. Si ispira ai video di Boiler Room, Circle e Wonderlust di Donatwins, con l’obiettivo di mettere in luce artisti emergenti nel mondo dell’elettronica e della techno. Ogni episodio presenta un DJ set della durata di 50 minuti, con un’inquadratura grandangolare che cattura il DJ alla console.
La prima stagione ha raggiunto ottimi risultati in termini di visualizzazioni già a poche ore dalla sua pubblicazione, totalizzando circa mezzo milione di views. Attualmente è in fase di post-produzione la seconda stagione, nonché le prime puntate girate in esterna, che a breve saranno online. Ne abbiamo parlato con Riccardo Piergallini CEO e produttore e con Tommaso Marchese, autore e anche lui produttore.
L’intervista a Riccardo Piergallini e Tommaso Marchese
Voi avete dato vita a una piattaforma tv che vuole andare incontro alle esigenze di utente giovanissimo al quale non interessano i formati tradizionali delle tv generaliste. La cosa buffa è che nel vostro naming avete utilizzato la parola TV.
Riccardo Piergallini: Assolutamente vero, pensa che siamo nati nel 2022, proprio durante la fase finale della pandemia. L’idea nostra era di andare a investire tanto su un progetto legato alla musica e al clubbing ricreando dei luoghi dove performassero i DJ, anche come risposta a quel terribile periodo. Lo abbiamo chiamato Hegoroom. Non c’è nessun problema a citare come fonte d’ispirazione il format Boiler Room, ma la nostra forza vuole essere di non porci dei limiti dei generi musicali e soprattutto dare spazio ai nuovi talenti.
Tommaso Marchese: Noi vogliamo essere una vetrina per la musica degli artisti conosciuti e sconosciuti. Uno dei nostri concetti cardine è offrire libertà di espressione e di comunicazione. Anche il pubblico che partecipa a Hegoroom si deve sentire libero, Non ci sono dress code o paletti di genere. Accogliamo tutti, non c’è un pubblico pagante. HEGO TV è una piattaforma emergente, ma in costante crescita, stiamo facendo numeri abbastanza importanti e ci interfacciamo, per rispondere puntualmente alla tua domanda – con un’udienza nativa digitale che è pronta, diciamo un giudizio più globale.
State notando un cambiamento di gusto tra il vostro giovane pubblico che segue la musica dance? Oramai è assodato che piacciono i BPM alti, una techno o una drum’n’bass che viaggia a 140/150 BPM e contemporaneamente stiamo assistendo a una rinascita dell’ambient. Quindi si stanno innescando fenomeni molto diversi tra loro, anche se onestamente non vediamo nessun nuovo genere all’orizzonte.
RP: La cosa bella è proprio questa che stai descrivendo tu. Quando invitiamo dei giovanissimi DJ, si candidano soprattutto quelli che fanno un genere dove i BPM sono oltre i 140 centoquaranta. Sono loro attualmente i più attivi. Sono ragazzi cresciuti musicalmente tramite i social. Sembra quasi una risposta a quel periodo di reclusione del Covid. La reazione è voler suonare e ballare roba molto più accelerata rispetto a quello che andava a cinque o sei anni fa.
È come se questi ragazzi volessero comunicare un messaggio di questo tipo: “Ci avete reclusi per un botto di tempo, ora spacchiamo tutto!”. Penso che sia la metafora giusta, per descrivere il momento. E per quanto riguarda invece l’ambient mi sto accorgendo che sta andando di moda un certo tipo di produzione lo-fi. Che è una risposta totale, opposta all’altra. Quindi sì, sono d’accordo con te che stiamo vivendo un periodo molto particolare, pieno di contraddizioni ma stimolante.
TM: Ovviamente noi, per la tipologia di prodotto di intrattenimento che stiamo offrendo, non possiamo proporre contenuti ambient tout court o AMSR perché quel tipo di musica non prevede come prioritario un intrattenimento visivo. Noi, non essendo un’emittente radiofonica né tantomeno un podcast tradizionale, non siamo focalizzati su quel mondo. Noi stiamo investendo tanto nel creare non solo una stanza musicale, dove performa un DJ e ci sono dei ragazzi che ballano, ma anche nella qualità delle riprese. Abbiamo una regia qualificata, e mi piace ricordare altri due nomi del team: l’autore e produttore Fabrizio Feliziani il e il regista Davide Farullo con cui produciamo anche dei visual ad hoc. Ciò che vogliamo ricreare è un’esperienza immersiva e appagante. Poi se l’utente ha un grande schermo e un buon impianto audio, l’effetto è ancor più potente.
Come avviene il recruiting dei DJ?
RP: Non possiamo ignorare i social, ma anche lavoriamo sul territorio, è importante. Roma offre molte occasioni per avviare collaborazioni o sinergie. Ora stiamo facendo una collaborazione con un locale che propone molta techno, ma che adesso non possiamo nominare. E da tempo il nostro “vivaio” sono Villa Ada e il Parco Shuster, dove abbiamo già organizzato tanti eventi. Però naturalmente stiamo iniziando anche a invitare giovani producer da Milano pagando a loro tutte le spese. Stiamo offrendo una bella visibilità, circa quattro milioni e mezzo di viewers, il picco è stato raggiunto da una ragazza, Carol Amati, conosciuta come Carolle che suona tribal house. Alla fine l’abbiamo ospitata nella Hegoroom ben tre volte. E non ti nascondo che uno dei nostri obiettivi finali è in un futuro molto prossimo, creare proprio una serie di resident DJ targati HEGO TV.
Vi fermerete solo a proporre dei DJ set o anche altre forme di intrattenimento musicale?
RP: Ci stiamo attrezzando per proporre dei live di musica elettronica e non solo.
Ma Corona è ancora coinvolto con HEGO TV?
RP Ero sicuro che mi facessi questa domanda, noi avevamo comprato una sua inchiesta giornalistica sul calcioscommesse, era stata fatta un’operazione commerciale. A noi serviva una cosa di impatto che non ci costasse tantissimo e che naturalmente poteva arrivare a tante persone.
Ma poi ho visto un contenuto dove lui era in compagnia di Morgan. Specifichiamo, un video messo in rete molto prima di tutte le ultime notizie che lo hanno coinvolto.
RP: Il nostro rapporto con Corona è continuato, se affrontiamo il tema delle inchieste giornalistiche, ci possono portare un traffico importante. Perché nascondere questo nostro obiettivo? Siamo trasparenti.
Un’ultima domanda che volevo farvi sul il mondo del rap che comunque in Italia è molto importante, non vi interessa coprirlo?
TM: Il mondo rap e trap, adesso è in piena transizione. Se noi proponiamo un DJ se lo ascoltano ovunque nel mondo, mentre un rapper italiano difficilmente esce con un forte impatto fuori dai nostri confini. Se vedi i nostri prodotti video non capisci che sono un prodotto made in Italy. Vogliamo avere un appeal internazionale.