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Indennità di discontinuità, mancato rispetto della delega da parte del Governo

Si è tenuta ieri a Roma la conferenza per esprimere la forte preoccupazione del settore dello spettacolo riguardo al mancato rispetto della delega data al governo dal parlamento sull’indennità di discontinuità. Ecco cosa è emerso

Autore Billboard IT
  • Il13 Ottobre 2023
Indennità di discontinuità, mancato rispetto della delega da parte del Governo

La conferenza stampa tenutasi ieri a Roma

Si è tenuta ieri, giovedì 12 ottobre, a Roma, la conferenza stampa indetta da SLC/CGIL, UNITA, La Musica Che Gira, ARCI e Forum Arte e Spettacolo, per esprimere la forte preoccupazione del settore dello spettacolo riguardo il mancato rispetto della delega data al governo dal parlamento sull’indennità di discontinuità. Ad intervenire in conferenza stampa Sabina Di Marco (SLC/CGIL). David Ghollasi (Coordinamento Discontinuità). Alberto “Bebo” Guidetti (La Musica Che Gira), Manuela Martignano (La Musica Che Gira). E ancora Vittoria Puccini (UNITA), Francesco Bolo Rossini (Unita), Marco Trulli (ARCI).

Il Governo Meloni ha trasformato una misura strutturale che finalmente avrebbe reso i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo e del settore creativo uguali a quelli degli altri settori. Quel lavoro non visibile al pubblico, ma che è indispensabile per ogni concerto, ogni spettacolo, ogni esibizione, è riconosciuto dall’indennità di discontinuità. Un diritto dei lavoratori e delle lavoratrici stabilito dal Parlamento.

La platea degli aventi diritto ha subito una scandalosa riduzione (da 300mila a 20mila), così come le coperture economiche destinate. Una scelta del Governo che in questo modo si prepara a ridurre uno strumento vitale in un misero bonus. Una forma di sostegno ai redditi più fragili che nulla ha a che vedere con la riforma del sistema di previdenza e delle tutele sociali che a chi lavora nel settore creativo erano state riconosciute dal Parlamento con l’approvazione della legge di delega n. 106/2022. 

«L’indennità di discontinuità era stata pensata e introdotta all’interno della legge delega come strumento universale di tutela previdenziale specifica per il settore. E sostenuta da un’indennità economica e un riconoscimento previdenziale per momenti importanti del nostro lavoro anche se non si svolgono sul palco». Ha detto Manuela Martignano de La Musica Che Gira. «Il governo ha quindi disatteso la delega che aveva ricevuto dal parlamento trasformando una misura che era di fatto strutturale in quello che possiamo definire al massimo un bonus. Un ennesimo tentativo di darci qualche spicciolo per sostenere  una platea molto ridotta da quella prevista dall’indennità di discontinuità».

«Pensiamo che sia arrivato il momento di chiedere a gran voce che siano riconosciuti i nostri diritti. Metterci insieme e costruire un percorso a cui stiamo lavorando da molto tempo, per dimostrare la nostra unità», ha continuato Sabina Di Marco di CGIL. «Il Coordinamento Discontinuità ha prodotto un documento che rigetta completamente lo strumento immaginato dal governo». Ha dichiarato David Ghollasi del Coordinamento Discontinuità. «Che è non solo inadeguato, ma anche politicamente sbagliato. Questa è una misura che non solo è insufficiente e fa male al settore. Ma va a minare quelle che sono le misure a sostegno del reddito dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo».

«Il lavoro dello spettacolo è un lavoro atipico e che si fonda su periodi di occupazione percepibile nel momento nella rappresentazione e periodi di ideazione e di produzione. Non riconoscere che questo sia comunque lavoro è tipico di una cultura storica che abbiamo in Italia di non riconoscere l’arte come un mestiere», ha detto invece Marco Trulli di ARCI.

«Momenti come questo sono utili per costruire quello che deve essere il futuro della categoria in senso largo. Non solo per le facce che salgono sui palchi e sono riconoscibili. Ma soprattutto per il 99,9% delle persone che non salgono sul palco e rappresentano le fondamenta del settore produttivo. È necessario riuscire a democratizzare la dignità del lavoro. Ci rendiamo conto che con governi che hanno poco a cuore le due parole “dignità” e “ lavoro” sia un po’ più complicato. Ma il percorso fatto negli ultimi tre anni è stato quello di costruire con le istituzioni una proposta di legge condivisa e larga», ha concluso Alberto “Bebo” Guidetti de La Musica Che Gira.

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