Michele Bravi rompe il silenzio: «Sto cercando di tornare alla realtà»
Michele Bravi è tornato a parlare dopo la tragedia del 22 novembre scorso, quando fu coinvolto in un incidente in cui perse la vita una donna
Michele Bravi è tornato a parlare dopo la tragedia del 22 novembre scorso quando fu coinvolto in un incidente in cui perse la vita una donna. Due mesi fa era tornato sui suoi social network per lanciare un breve messaggio: «Ciao, sto cercando di costruire piano piano la realtà. Vi voglio bene».
Oggi, giovedì 23 maggio, invece, ha deciso di parlare per la prima volta a lungo, raccontandosi in un’intervista di Chiara Maffioletti sul Corriere della Sera. Oggi è anche uscita su YouTube una video intervista di Sofia Viscardi, cara amica dell’artista. In questa occasione Michele Bravi, visibilmente toccato da un dolore enorme, ha voluto raccontare come sta. E come mai ha scelto la via del silenzio fino ad oggi.
«Quando è successo tutto quanto, ho fatto una richiesta di silenzio che per me era il modo di dare rispetto a tutto quanto. Quando ci sono situazioni così complesse, per trattarle, bisogna trovare i luoghi che quella complessità la possano accogliere. Questi luoghi non sono dei titoli sensazionalistici, non è nemmeno questa intervista. Ci sarà un iter giudiziario. L’unica cosa che voglio sottolineare è che questo iter processuale non è ancora partito. Confido nel lavoro nella magistratura», ha spiegato.
E a proposito del silenzio ha continuato: «Ho scelto il silenzio come forma di rispetto. Ma il silenzio di cui ti parlo non è quello che conoscevo prima. Anche per carattere io ho sempre avuto il terrore di lasciare degli spazi vuoti. Stare in silenzio non mi è mai piaciuto. […] Ho bisogno della musica perché il silenzio mi fa paura. E quando tutto è successo, il silenzio è arrivato in una maniera diversa dal solito. Per cui non ti faceva più sentire quello che gli altri dicevano, non riuscivi tu a dire le parole. Sono stato per mesi senza sentire il suono della mia voce e senza sentire la voce degli altri. E sono stato probabilmente in un posto che non ti so descrivere: per me è la forma più alta della paura».
Nella chiacchierata con Sofia Viscardi, Michele Bravi ha anche parlato della sua visione della musica: «Io ho sempre avuto un’idea della musica, come fosse un ponte tra tanti silenzi. Le canzoni in generale non le scrivi mai per risolvere i problemi, le scrivi per accettarli, per convivere con il male. Per quello si ha bisogno di rappresentare un momento. Il Michele adolescente ha sempre portato la sua interiorità a metà strada. L’incontro con gli altri è sempre una strada. E io ho sempre portato le mie canzoni a metà, perché partivano da me ma avevano voglia di chiamare gli altri, avevano voglia di creare tanti ponti. I pilastri su cui adesso questi ponti si costruiscono sono necessariamente diversi. Mi è difficile conoscerne ancora bene la geografia: mi sto ancora orientando là dentro».
L’intervista è terminata con un ringraziamento alle persone che sono state vicine a Michele in questi mesi difficili: «Ho avuto la fortuna che le persone che mi sono state vicine per tutto questo tempo non hanno avuto la presunzione di assorbire il mio dolore, ma mi hanno stretto forte la mano mentre io lo facevo. Mi hanno tenuto sotto le coperte, mi hanno spinto a parlare, mi hanno insegnato ad ascoltare di nuovo, mi hanno portato fuori di casa, mi hanno permesso di iniziare un percorso medico terapeutico, nel mio caso ovviamente specializzato sull’elaborazione di un trauma». E ha concluso: «Io ho avuto la fortuna che qualcuno mi facesse capire che è importante chiedere aiuto. E la seconda fortuna è stata che, mentre io chiedevo questo aiuto, mi tenevano la mano».