Musica e intelligenza artificiale, le risposte alle domande fondamentali
Si tratta della più calda nuova frontiera della produzione musicale. Facciamo il punto sui temi più importanti insieme ad alcuni esperti
L’intelligenza artificiale generativa è l’ultima frontiera della produzione musicale. Come tutte le grandi innovazioni tecnologiche, si tratta di un tema altamente polarizzante. C’è chi ne intravede le grandi opportunità e chi invece si preoccupa delle ricadute negative su ambiti come quello del copyright.
Ha fatto il punto su queste tematiche un nuovo incontro della rassegna Future Sounds Better che si è svolto il 12 giugno presso BASE Milano, realizzato da Music Innovation Hub in collaborazione con Italian Music Tech. Il panel ha esplorato possibilità, opportunità e problematiche relative all’utilizzo di IA generativa nei contesti creativi. Fra gli ospiti, professionisti e artisti esperti nel campo.
Qual è la differenza fra AI e AI generativa? Quali possibilità (e quali rischi) offre per chi crea? Quali sono i problemi legati al copyright? Ci sono dei limiti etici da non superare? Abbiamo provato a rispondere in maniera sintetica a queste domande con il contributo degli ospiti dell’incontro.
Qual è la differenza fra AI e AI generativa?
Come dice l’espressione stessa, l’AI generativa produce del nuovo contenuto, a differenza dell’AI tradizionale che si occupa più di fare classificazioni, prendere decisioni, ma senza produrre un contenuto che non esisteva prima.
Stella Tavella, co-founder di Italian Music Tech Meetup
Quali possibilità offre l’intelligenza artificiale a chi crea? E quali sono i rischi?
Come possibilità c’è il fatto di avere uno “scrigno” da cui pescare fra infinite cose, ricevendo un aiuto per l’ispirazione. Fra i rischi c’è lo smettere di pensare perché si stia facendo qualcosa e farlo solo perché si può. Un artista deve sempre pensare a cosa stia facendo e perché.
Michele Buccoli, organizzatore di Italian Music Tech Meetup
Quali sono i problemi legati al copyright? E come risolverli?
L’AI non è un autore, quindi genera contenuti che non sono protetti da diritto d’autore. Le reti neurali si addestrano con brani musicali che possono essere protetti da copyright, dunque un modo per superare il problema è che chi addestra la rete paghi diritti d’autore in base all’introito che questa potrebbe generare. Per esempio: se voglio un pezzo nello stile di Anna Tatangelo, qualche suo brano sarà nel data center. Lei quindi dovrà prendere una parte di royalties. Il mondo NFT potrebbe essere d’aiuto in questo, se si riuscisse a trasferire su NFT il discorso del copyright, in quanto i token sono tracciabili anche dalle reti neurali.
Massimilano Zanoni, docente al Politecnico di Milano
Ci sono dei limiti etici da non superare con l’uso dell’intelligenza artificiale?
Il primo è quello sul diritto d’autore, sia perché non sempre si sa come vengono addestrati gli algoritmi né di chi sia il prodotto. Poi c’è il pericolo del “talento in affitto”: pagare un fee mensile per usare uno strumento. Infine c’è una grossa responsabilità nei confronti della bellezza futura.
Alberto Ricca aka Bienoise, compositore e docente allo IED di Milano