NFT, dopo il primo esperimento con Lazza FIMI va verso l’uso settimanale dei token
“Sirio” è stato l’album più venduto del 2022 e, per la prima volta, il premio fisico è stato accompagnato da un token non fungibile. E adesso la l’ente già immagina un utilizzo della tecnologia molto più ampio
Per chi non se ne fosse accorto, all’inizio di quest’anno è avvenuta una piccola rivoluzione nell’ambito delle certificazioni FIMI. La classifica annuale “Top of the Music” del 2022 ha visto il trionfo di Lazza, con Sirio come album più venduto dell’anno. Per la prima volta, il consueto premio fisico assegnato da FIMI è stato accompagnato da un award “fratello” in versione tutta digitale, ovvero in formato NFT.
L’award fisico resterà in contatto con il suo corrispettivo NFT tramite un tag NFC che rimanda univocamente alla rappresentazione in 3D ospitata nel wallet FIMI, reperibile qui. Per l’occasione, FIMI ha registrato il dominio Web3 fimi-awards.nft, associandolo al proprio wallet.
L’operazione è stata condotta tramite il partner tecnico Brots, la startup-tech trentina fondata da Alessandro Marin e Lorenc Miri, e la supervisione tecnica di DcP – Digital Content Protection, azienda che offre servizi di alto profilo tecnologico per la tutela del diritto d’autore, del marchio e della persona.
NFT e certificazioni FIMI
La tecnologia blockchain, su cui si basano i “non fungible token”, nasce di per sé come strumento di univocità e trasparenza di transazioni e certificazioni. Dunque il suo abbinamento alle rilevazioni di FIMI/GfK pare un naturale sbocco.
«Si tratta di una risposta fisiologica al mutare degli scenari tecnologici», spiega infatti il CEO di FIMI, Enzo Mazza, a proposito dell’iniziativa. «Da sempre l’industria musicale si distingue per la flessibilità con cui affronta le diverse disruption digitali che l’hanno rivoluzionata. La decisione di assegnare un riconoscimento NFT all’album più venduto dell’anno è un omaggio all’anima mutevole e tech della musica».
In un nostro articolo di due anni fa, pubblicato all’epoca di massimo hype degli NFT, era Mazza stesso a esprimere forti perplessità sugli NFT, non tanto come tecnologia ma in quanto mercato fuori controllo col rischio della creazione una vera e propria bolla.
Tuttavia nel frattempo «la situazione è mutata: la rincorsa spasmodica si è sostituita a una ponderazione più equilibrata sugli utili sfruttamenti di questa tecnologia. Si pensi, ad esempio, all’importanza che riveste nel campo del diritto d’autore. Per questo motivo abbiamo abbracciato l’idea di affiancare uno degli asset più importanti di FIMI, cioè gli award, a una tecnologia che sta mostrando delle risorse interessanti».
Gli aspetti tecnologici
Il lato tecnico dell’operazione, dicevamo, è stato demandato a Brots. La startup punta proprio sul connubio fra musica e NFT, nella convinzione che questi ultimi avranno un impatto duraturo sul settore. L’obiettivo? Creare uno spazio in cui gli NFT possano valorizzare la proprietà digitale dei contenuti musicali, integrandosi con i formati esistenti nel mercato.
«Abbiamo optato per l’utilizzo di Polygon, di cui siamo anche partner ufficiali, poiché rappresenta una soluzione a basso impatto ambientale e rispettosa dell’ecosistema», ci spiega il co-fondatore Alessandro Marin a proposito della blockchain su cui poggia l’operazione con FIMI. «Inoltre miriamo a rendere accessibile il mondo NFT. Pertanto abbiamo sviluppato una piattaforma mobile e web intuitiva che consente a chiunque di acquistare un NFT in meno di 60 secondi, utilizzando carte di credito o PayPal, senza necessità di conoscenze specifiche nel mondo crypto».
Il tutto è avvenuto sotto la supervisione di DcP, azienda nata dall’esperienza della Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale. La loro combinazione di competenze informatiche applicate al Web3 e di competenze nella tutela dei contenuti ha fornito al progetto le sue linee guida.
«Abbiamo dato particolare importanza all’analisi dei metadati che accompagnano l’NFT», spiega Marco Signorelli, Director of Strategy & Operations. «La decentralizzazione dell’asset rappresentato da un’animazione 3D del premio fisico e la sua identificazione mediante hash per garantirne l’integrità e inalterabilità permettono di assegnarne un valore duraturo. La tecnologia blockchain integra il resto delle caratteristiche fondanti che permettono di conservare e proteggere il valore del premio in modo permanente».
E ancora: «Il premio in NFT potrà essere anche utilizzato come possibile strumento di engagement, laddove dovesse essere ceduto a fan come riconoscimento per il supporto fornito. La blockchain permetterà di poter rilevare i vari passaggi garantendo sempre l’originalità e la fonte».
Il futuro: dischi d’oro e di platino in versione NFT?
Insomma, il precedente c’è, e la voglia di sperimentare pure. Perché allora non immaginare per il futuro prossimo un utilizzo estensivo degli NFT nel campo delle certificazioni FIMI, magari a partire da dischi d’oro e di platino in formato token? Lo chiediamo a Mazza: «Stiamo lavorando a un’implementazione degli NFT per gli award settimanali. Il mercato italiano potrebbe essere abbastanza maturo per accogliere questa novità».
Lo conferma anche Brots: «L’iniziativa con FIMI è nata per creare un nuovo standard che intendiamo replicare in futuro. Gli NFT possono offrire opportunità in termini sia di monetizzazione che di certificazione dei contenuti musicali. In particolare, ci piacerebbe esplorare la possibilità di rendere gli NFT eleggibili per le certificazioni come il disco d’oro. Apriremo così la strada a nuove forme di riconoscimento e di successo per gli artisti».