L’uomo dal tocco gioioso: quanto ci mancherà Philippe Zdar dei Cassius
Il nostro ricordo del membro del duo Cassius, Philippe Zdar. È morto a Parigi all’età di 52 anni. Il primo progetto dei Cassius risale al 1999
La prima e l’unica volta che ho conversato di persona (poi ci sarebbero state più interviste telefoniche negli anni…) con Philippe Cerboneschi (questo è il suo italianissimo cognome) fu nel 2008, nel backstage dei Magazzini Generali, locale dove ho lavorato come DJ per sei lunghissimi anni a cavallo degli anni ’90 e il nuovo secolo.
Avendo praticamente la stessa età, gli chiesi da cosa fosse composta la sua collezione di vinili quando era adolescente. Rimasi stupefatto dall’incredibile e colta eterogeneità: dalla primordiale house di Chicago alla drum’n’bass di LTJ Bukem. Il rap dei primi anni ’80 newyorkese fino a Serge Gainsbourg, che aveva conosciuto perché il papà del suo sodale –Dominique Blanc-Francard – aveva lavorato con il grande chansonnier nel suo studio di registrazione.
Ed ecco che in quel momento a Philippe s’illuminarono gli occhi. Proprio come accade ai bambini davanti alla vetrina del loro negozio di giocattoli preferiti: «Sai che ho realizzato il mio sogno? Finalmente dopo dieci anni di attesa ho realizzato il mio studio di registrazione. È nel diciottesimo arrondissement, e l’ho chiamato Motorbass».
«In questo luogo ci avevo registrato nel 1998 il mio primo album con i Cassius e mi ripromisi che quel luogo magico potesse diventare un giorno il mio “playground” e finalmente produrre tante band interessanti e giovani artisti!».
Ecco, se dovessi scegliere una caratteristica predominante nello stile dei Cassius e del lavoro come produttore di Philippe Zdar direi una gioia irrefrenabile. E quella inimitabile sofisticata leggerezza mista a un tocco di ironia quasi anglosassone (e forse appresa da Gainsbourg…).
Lo avevamo percepito sin dagli esordi dei Cassius con quel favoloso brano 1999 che dominava il loro album d’esordio e che segnava un ulteriore passo in avanti del French Touch che lui e Hubert contribuirono a creare sin dal 1996 quando realizzarono un pezzo house, nato quasi per scherzo, Foxy Lady (firmato L’Homme Qui Valait Trois Millards) che diventò un grande successo nel circuito del clubbing di tutta Europa e pose le fondamenta per il progetto Cassius…
Il tempo stava per scadere. La serata di Marcelo Burlon ai Magazzini doveva avere inizio con tutto il suo coté fashionista, tipico della Milano metà anni 10. Prima di salutarlo gli dissi: «Philippe, io ho suonato proprio qui dentro, in questo locale, il tuo primo album fino a consumarlo… miscelandolo agli Wham!, ai Beastie Boys, ai Super Furry Animals… spero non ti faccia arrabbiare…».
Mi rispose con un sorriso: «Io adoro fare il DJ e quando riesco a mescolare più generi e influenze assieme, vuol dire che c’è ispirazione. Prossimamente produco un gruppo che a guardarli sembrano voler imitare nel look i Velvet Underground, ma suonano un punk funk pazzesco, si chiamano The Rapture. Bene, io gli vorrò dare un tocco house, tanto per mescolare bene bene le carte in tavola e magari far arrabbiare i puristi. Tanto io scommetto che tra pochi anni non ci saranno più barriere di generi, hai visto come sta cambiando il modo di fruire la musica?».
Sante parole Philippe, ricordo era il 2008. Ti saluto alzando gli occhi al cielo e vado ad ascoltarmi Dreems, il nuovo album dei tuoi Cassius.