Pierdavide Carone si racconta. E chiude ogni polemica su “Caramelle”
Dopo le polemiche su “Caramelle”, abbiamo incontrato Pierdavide Carone. Ecco cosa ci ha raccontato di questo brano e della sua partecipazione a Sanremo
Partiamo con un breve riassunto. Il 20 e 21 dicembre, in diretta su Rai 1, si è svolto Sanremo Giovani. Durante queste due prime serate – condotte da Pippo Baudo e Fabio Rovazzi – è avvenuto l’annuncio dei Big che saranno in gara al prossimo Festival. Come previsto, la lista si è poi arricchita dei due nomi dei giovani vincitori delle due serate: Einar e Mahmood.
Poco dopo l’annuncio dei campioni in gara (qui l’elenco completo) è stata pubblicata su internet la canzone Caramelle, da parte di Pierdavide Carone e Dear Jack. Proprio loro, hanno raccontato di aver presentato questo brano per la gara di Sanremo. Ma evidentemente il direttore artistico Claudio Baglioni non ha ritenuto che la canzone dovesse essere tra quelle in gara.
L’appoggio di artisti e pubblico
È capitato poi che, in pochi giorni, tantissime persone hanno deciso di appoggiare questo brano che ha il coraggio di parlare di abusi in maniera delicata e struggente. Anche molti artisti (da Giorgia a Paola Turci, ma anche Negramaro, Nomadi, J-Ax, Ermal Meta, Elisa, Tiromancino, Omar Pedrini e altri) hanno espresso il loro appoggio a Carone e ai Dear Jack.
Sono stati in molti a chiedersi il perché di questa esclusione. E in poche settimane si è creata una vera e propria polemica che però ha rischiato di chiudersi in se stessa e di distogliere l’attenzione da una cosa essenziale: Caramelle è un brano coraggioso. E, a prescindere dalla sua presentazione sul palco dell’Ariston o meno, ha tutti i motivi per essere ascoltato da chiunque.
Così, abbiamo incontrato Pierdavide Carone per fare il punto su quanto accaduto. E per capire cosa effettivamente resta di questa polemica.
La nostra intervista a Pierdavide Carone
Il vostro brano Caramelle non è tra quelli in gara a Sanremo, ma ha ricevuto molti apprezzamenti. Come ti spieghi questa cosa?
È la dimostrazione che il brano ha trasmesso qualcosa a chi lo ha ascoltato, indipendentemente da dove lo abbia fatto. Questa è una risposta che è arrivata direttamente dalla gente. Ci sarebbe piaciuto avere la possibilità di presentarlo al Festival ma siamo contenti del fatto che il messaggio sia arrivato forte e chiaro comunque.
Avete raccontato che il vostro intento era quello di denunciare un orrore. La musica può cambiare le cose?
Io non credo che la musica cambi il mondo ma credo che possa prenderlo a schiaffi. Penso che certe volte un cantautore o una band abbiano il preciso dovere di farlo.
Hai già partecipato a Sanremo insieme a un artista enorme come Lucio Dalla. Cosa trattieni da quella esperienza?
La possibilità di essere diretto da uno dei più grandi geni della musica italiana, la consapevolezza di essere stato scelto da lui. Questa è una cosa che va al di là di tutto.
Durante la conferenza stampa a Sanremo, Claudio Baglioni ha fatto intendere che ha tentato di scriverti ma non hai risposto al suo messaggio. Hai qualcosa da dire a riguardo?
Ci siamo sentiti a giugno l’ultima volta. Avevo appena scritto Caramelle e volevo fargliela ascoltare, lui ha risposto affermativamente. Poi il pezzo è stato presentato in via ufficiale direttamente dalla mia casa discografica e da allora lui non ha più scritto direttamente a me. Ah, io ho lo stesso numero dal 2010.
Ti sei pentito di aver parlato di “censura”?
Io ho semplicemente detto che nel 2012 ho parlato dell’amore tra un adolescente e una prostituta con Lucio Dalla e siamo entrati in gara. Nel 2019 ho parlato di pedofilia coi Dear Jack e non siamo stati ammessi. Questa non è un’accusa: è un fatto, specie perché – da quanto ho letto dalla conferenza stampa – Baglioni si è espresso favorevolmente nei confronti miei e della canzone. Ha addirittura giudicato positivamente una mia canzone presentata da solo l’anno scorso e poi non ammessa. Quindi, forse, il problema non sono le canzoni o i temi che trattano.