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Quindici anni senza Giorgio Gaber: ecco cosa ci ha lasciato

A quindici anni dalla morte di Giorgio Gaber emerge ancora una volta la completa attualità della sua opera. Un’eredità che non possiamo perdere

Autore Giovanni Ferrari
  • Il1 Gennaio 2018
Quindici anni senza Giorgio Gaber: ecco cosa ci ha lasciato

Giorgio Gaber

Ben pochi artisti del nostro Paese hanno lasciato un repertorio così affascinante e ricco come quello di Giorgio Gaber. Oggi, 1 gennaio 2018, si celebra il quindicesimo anniversario dalla morte del Signor G.

Una data importante per chi ha apprezzato nel corso degli anni le sperimentazioni di Giorgio Gaber. Dal teatro canzone – ideato con Sandro Luporini all’inizio degli anni Settanta – alle continue collaborazioni artistiche che hanno segnato intere generazioni. Ma no, il Signor G non è stato solo questo. Tramite la propria arte non si è mai risparmiato. Ha parlato dell’uomo di ogni tempo, ha regalato al mondo una sorta di enciclopedia in musica per poter comprendere atteggiamenti e prese di posizione, vizi e pregi dell’uomo di ieri e di oggi. La completa attualità dell’opera di Gaber, infatti, è indubbia.



Basta pensare alla provocazione di Io Non Mi Sento Italiano, all’ironia di brani come Destra-Sinistra, all’essenzialità disarmante de La Libertà. Sia il Gaber abituato alle trasmissioni televisive in bianco e nero che quello dei monologhi del teatro canzone ha criticato il conformismo, ha portato ad ammissioni di colpe.

Ha seguito alla perfezione il dibattito culturale di un paese che cresceva e si sentiva minacciato e allo stesso tempo attratto da nuove illusioni. Brani come L’Illogica Allegria raccontano con genialità un’esperienza commovente che può vivere chiunque ma che forse ancora nessuno era riuscito a esprimere in questo modo.

Non Insegnate ai Bambini, poi, sembra perfetta per descrivere lo sfrenato desiderio dei genitori di oggi di sostituirsi ai propri figli, togliendo loro responsabilità e l’esperienza (costruttiva) dell’errore.



L’attualità dell’opera di un artista non è per nulla un elemento scontato. L’intero repertorio di Gaberscik racconta tutto: il mondo dei giovani e la loro tendenza di cadere nelle facili illusioni del proprio tempo, la maturità di chi si pone con criticità davanti alle tematiche calde di politica e attualità, la stanchezza e la speranza di chi guarda indietro e vede cosa è riuscito a costruire nella sua esistenza. Non è un caso che oggi la Fondazione Giorgio Gaber lavori soprattutto con i giovani, con lezioni a scuole e università del nostro paese.

Un’eredità che non possiamo permetterci di perdere. Nemmeno (e soprattutto) oggi, a quindici anni dal suo ultimo saluto.



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