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“Road Diary: Bruce Springsteen and The E Street Band” è uno dei doni più belli del Boss

Da oggi il documentario di Thom Zimny sull’ultimo tour del rocker è disponibile in tutto il mondo su Disney+

Autore Billboard IT
  • Il25 Ottobre 2024
“Road Diary: Bruce Springsteen and The E Street Band” è uno dei doni più belli del Boss

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Un consiglio: se siete amanti, veri e profondi, del Boss, non guardate Road Diary: Bruce Springsteen and The E Street Band, il documentario di Thom Zimny disponibile da oggi. Non guardatelo perché, a meno che non siate disposti a farvi attorcigliare il cuore stravolti da un’emozione continua, mix perfetto di gioia e malinconia, vi commuoverete. E anche tanto.

Senza dire una parola, ascoltando in doveroso silenzio una per una quelle che compongono il film, saranno le lacrime a guardarlo insieme a voi. Ma, alla fine, fidatevi, ringrazierete Zimny, e anche tanto, perché in quei 100 minuti che vi terranno incollati allo schermo nella speranza ve ne siano altri cento e poi altri cento ancora, ha diretto, in una perfettamente semplice ed efficace regia, il lascito di Bruce Springsteen al mondo. Perché sì, Road Diary è una meravigliosa Letter to you che Bruce written, ben specificato come prima cosa nei titoli di coda, al suo pubblico. Quel pubblico che, imprescindibile e indivisibile nella e dalla sua vita di uomo e di artista, è lui ad amarlo profondamente e per il quale nutre un rispetto e una riconoscenza infiniti. 

L’eleganza di Zimny è affidare la lettura di questa Letter, composta di aneddoti, dettagli e racconti personali, non solo alla voce di Bruce, ma a quelle, spesso commosse e luccicanti, della E Street Band. Coloro che dal 1972, chi rimanendo, chi arrivando, chi andando via, chi lasciando questo mondo, hanno contribuito a fare di Bruce quel Man of the top su cui lui, insieme a tutti loro, ancora sta lavorando per riuscire a esserlo fino, l’ha detto lui stesso, “a quando sarà la morte a fermarlo”. 

“Road Diary: Bruce Springsteen and The E Street Band“, una storia di riconoscenza, amicizia e amore

Road Diary è una storia. La bellissima storia di un uomo che nella sua vita è anche uno dei più importanti artisti di tutti i tempi. Ma, in questa storia, la musica è comprimaria. I veri protagonisti sono amore, riconoscenza, amicizia, riconoscimento, passione, devozione, rispetto. È una storia che parla di gratitudine, quella che Bruce dedica a chi ama e chi ama la racconta, con la consapevolezza di aver vissuto e star vivendo qualcosa di incredibile e unico. 

Se nel titolo è stato voluto dare a E Street Band lo stesso peso di Bruce Springsteen un motivo c’è, e probabilmente voluto proprio dallo stesso Boss. Perché è la Band, e attenzione non solo la E Street, a raccontare questa epopea. Alla band, – tutto quell’enorme insieme di musicisti, coristi, produttori, regista, assistenti, guardie del corpo, organizzatori, fan, tecnici – è affidata la missione di raccontare quanto può essere eccezionale, non solo come ha vissuto, un uomo, svelando i suoi piccoli segreti, i modi di fare e le squisite abitudini. 

Come ci immaginiamo in If I should Fall Behind, nessuno è lasciato indietro. Parla professor Brittany e parla l’uomo che gli lancia le chitarre nei concerti; parla la corista e parla la fan norvegese. Ci sono tutti. E se non parlano si vedono e se non si vedono si leggono. Non sfuggirà, a chi si gusterà il film fino all’ultimo secondo, che nei ringraziamenti dei titoli di coda, insieme ai nomi dei tanti organizzatori in tutto il mondo, c’è anche quello di Claudio Trotta, che portò il Boss qui da noi in Italia nel lontano ’85. 

La duplice missione di Thom Zimny

Bruce Springsteen affida a Zimny una duplice missione: raccontarlo, ma soprattutto far sapere che lui sa che se lui è ciò che è, lo è anche grazie a tutte queste persone.  Thom Zimny non ci dà scene fantastiche che vedono eroe Bruce, ma ci sono fantastiche scene dove tutti sono eroi insieme a lui, insieme protagonisti dentro e fuori dal palco, davanti e dietro il palco, sopra e sotto il palco. 

Al Power of Prayer lascia il suo Wish più grande: quello di poter vivere ancora un’ora per vivere ancora ciò che hanno vissuto tutti i Bruce che è stato e che il film racconta. L’adolescente brufoloso nelle foto in bianco e nero, il giovane uomo che dorme nel furgone mentre a ogni curva i corpi sbandano, l’uomo maturo che entusiasma uomini e donne più giovani e più maturi di lui. 

E una dolcissima preghiera è dedicata a Patty Scialfa, con quella camera in pieno viso mentre racconta, quasi scusandosi, che ha dovuto diradare la sua presenza sui palchi non per vanità, ma per necessità a protezione di una subdola malattia. Te li fa vedere Zimny, quei due, che cantano insieme in un abbraccio che non ti rende invidiosa di Patty, ma desiderosa di avere un uomo che la ami come il suo ama lei.  

“Road Diary” è uno dei doni più belli di Bruce Springsteen

Road Diary, grazie a Zimny, è forse uno dei doni più belli che Bruce Springsteen ci fa e che ci lascerà, con un valore che è tale proprio perché composto in questo determinato momento della sua vita, in cui il Boss è consapevole che arriverà il giorno in cui non sarà più, ma sarà per sempre. E quel palco esploderà come il più bello dei concerti di sempre solo nei sogni di chi lo ha amato e, grazie anche a questo film, imparerà ad amarlo. Come nei sogni di ogni nostra notte in cui vediamo i nostri amori più belli, sapendo che è proprio in quei sogni che ci rifugiamo per vederli per sempre. 

Articolo di Maria Cristina Lani

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