Il Codacons contro i rapper a Sanremo: «Valuteremo iniziative per bloccarne la partecipazione»
Il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori aveva già diffidato Carlo Conti e la Rai a non portare al Festival artisti che avessero nel proprio repertorio brani violenti, misogini e omofobi
A 24 ore dall’annuncio dei big in gara al Festival di Sanremo 2025 è già sorta la prima polemica del Codacons contro Carlo Conti e la Rai. Il motivo? La scelta di portare sul palco dell’Ariston “rapper e trapper che in passato si sono contraddistinti per testi violenti, sessisti e omofobi”. “Con questa decisione”, scrive il Codacons in una nota stampa, “la Rai e Carlo Conti vanificano anni di battaglie contro la violenza di genere. Avevamo esplicitamente diffidato l’azienda a non portare a Sanremo artisti i cui brani in passato contenevano violenza, insulti verso le donne e contenuti sessisti”.
Il Codacons contro Sanremo: «Premiati rapper sessisti»
“Tuttavia la Rai e Carlo Conti hanno deciso di premiare rapper e trapper violenti e dai testi pericolosi. Inserendoli nel cast del prossimo festival di Sanremo”, continua il Codacons. “Una decisione gravissima che vanifica anni e anni di battaglie e attività di sensibilizzazione contro violenza di genere, omofobia, bullismo, e che offende milioni di donne italiane. Per tale motivo siamo valutando le possibili iniziative legali da intraprendere per bloccare la partecipazione dei rapper scelti da Carlo Conti per il prossimo Festival di Sanremo”.
Secondo le parole di Carlo Conti durante l’intervista rilasciata al podcast Pezzi di Andrea Laffranchi, Paolo Giordano e Luca Dondoni, i pezzi dei rapper a Sanremo saranno più pop e meno rap. Alla domanda dei giornalisti su quanto tema eventuali polemiche sui testi dei rapper, il direttore artistico del Festival ha risposto in modo sereno. “I giovani sono più orientati sul pop, stanno crescendo”. Lasciando dunque intendere che i rapper adatteranno ancora una volta la propria musica al palco dell’Ariston.
Certo, il palco del Festival della Canzone italiana non è quello dove ascoltare del vero rap («Per quello vai al Marrageddon, non a Sanremo», ci aveva raccontato Paola Zukar in una nostra intervista), per sua natura ribelle a tutto ciò che è istituzionale e che si muove in direzione ostinata e contraria al perbenismo. Ma perché allora aprire uno spiraglio con la consapevolezza che non si spalancherà mai una porta? Il rap “annacquato” che intercetta una fetta di audience che forse altrimenti non seguirebbe il Festival di Saremo fa bene a un genere che in televisione non potrà mai davvero trovare la sua espressione compiuta?