Sarafine racconta il suo nuovo EP “Un trauma è per sempre”
Tra elettronica e testi che raccontano la sua visione del mondo, la produttrice e cantautrice pubblica il suo primo progetto discografico
Esce oggi Un trauma è per sempre, il nuovo EP di Sarafine. Sette tracce che si muovono tra produzioni elettroniche e testi intrisi di storie personali, che mixano influenze musicali che vanno dalla dubstep, alla tecno e il pop, intrecciando il tutto a testi che raccontano la sua visione del mondo. Ce lo ha raccontato traccia per traccia.
Il track by track di “Un trauma è per sempre” di Sarafine
La parola TRAUMA è esplicitamente menzionata in 3 tracce dell’EP (Un trauma è per sempre, Control Freak, La regina della Macarena), ma concettualmente il trauma è presente in tutti i brani.
L’EP si apre con SCROLLA, un vero e proprio brano di introduzione per far entrare l’ascoltatore all’interno della mia visione. Nel brano racconto un fatto che mi è accaduto davvero. Prima del decollo di un volo dalla Calabria a Milano osservo la mia vicina di volo (Giovanna) che fissava il suo Facebook e che scrollava annoiata e un po’ indispettita vari contenuti zommando qua e là e poi ad alta voce commenta, lamentandosi, che il clima a Milano non sarà mai come quello della Calabria. Giocando ad immaginarmi di essere Giovanna ho interpretato il sentimento di frustrazione che si prova ad osservare sui social le vite degli altri e come queste ci appaiono sempre migliori delle nostre.
Il brano si conclude con una mia presa di coscienza. Quando Giovanna mi chiede spontaneamente se io fossi arruolata nell’esercito perché durante tutto il volo stavo guardando il film The Covenant e a detta di Giovanna solo chi è un soldato generalmente guarda film di guerra. Io, di primo acchito, rispondo che “io sono proprio l’anti soldato”, in quanto, di principio, ho un animo ostile alle regole alle quali per educazione e rassegnazione mi sono sempre assoggettata. Ma alla fine realizzo che qualcosa rispetto all’osservazione fatta da Giovanna sul mio conto non era poi così sbagliata.
Mi rendo conto che i sentimenti di frustrazione che ho provato nella mia vita erano dettati dal fatto che in qualche modo facevo la guerra a me stessa. Vivendo nell’immobilismo di chi cresce già sconfitto e che realizza che non sono gli altri ad avere una vita migliore ma sono io stessa a non credere di meritare una vita migliore.
Da questa presa di coscienza sono partita per analizzare tutte le possibili cause e circostanze che mi hanno condotto ad avere dei tratti in cui mi identifico oggi. Quelli di una che non riesce a lasciarsi andare (CONTROL FREAK), una che ironizza su un rifiuto in un appuntamento Tinder (TIPA DA RAVE). Una che non si sentiva parte di qualcosa da bambina (CAÚA), che ha difficoltà ad aprirsi intimamente a qualcuno (LA REGINA DELLA MACARENA). Una che infine vede il suo sogno di essere ciò che è, un’artista, come il suo trauma principale. Perché quel sogno viene umiliato dal contesto sociale in cui si forma, dalle difficoltà per realizzarlo e infine da se stessa (UN TRAUMA È PER SEMPRE).
Nella ricerca sonora effettuata sulla traccia UN TRAUMA È PER SEMPRE mi sono avvicinata a dei compositori di musica classica tedeschi. Chiacchierando con un’amica, lei mi disse che in tedesco sogno di dice traum. Da qui MEIN TRAUM MEIN TRAUMA = Il mio sogno il mio trauma (frase che ricorre nel drop di UN TRAUMA È PER SEMPRE) e che rappresenta il TRAUMA supremo di questo EP.
TIPA DA RAVE è un brano più leggero e ironico rispetto al resto dell’EP. Inizia con il racconto di una conversazione avuta durante un appuntamento Tinder. Richaad (il mio appuntamento) mi chiede se io vado ai Rave ed io rispondo di no. Lui dice allora che non potremmo mai drogarci insieme. Questo piccolo botta e risposta rappresenta la velocità con la quale siamo condotti ad escludere potenziali partner perché non rispettano uno degli elementi di una pre confezionata e discutibile check list con cui ci presentiamo agli appuntamenti e che ci impedisce di approfondire delle conoscenze.
LA REGINA DELLA MACARENA contiene un intro in cui racconto di un episodio traumatico della mia infanzia. Un maestro di danza, Vladimir (nome di fantasia), era un po’ troppo affettuoso con noi bambine. L’intro parlato racconta la mia prospettiva di adulta sull’accaduto. Il brano poi parte musicato e si proietta tutto sulla visione di Vladimir e viaggia su due binari emotivi paralleli e opposti. Il primo perverso e manipolatore. Il secondo più giocoso e innocente che fa emergere la debolezza di Vladimir quando dice “solo quiero compañia” (voglio solo compagnia).
CONTROL FREAK è un brano parlo del non sentirmi inserita nel posto giusto, nel sistema giusto. Un sistema dove vivo come un bug tutte quello che non posso gestire. E che ai miei occhi diventa un “problema” perché fuori dalla mia zona di controllo. Tempo fa avevo ascoltato uno dei più importanti scultori italiani, Jago, parlare della cultura dell’umiliazione e non dell’umiltà. Questo discorso aveva acceso in me una lunga serie di considerazioni, alcune delle quali sono finite in questa canzone.
Nel trailer che abbiamo creato per annunciare la canzone racconto un episodio accaduto a scuola. Perché lì ho individuato uno degli elementi strutturali della mia personalità. Una causa emotiva, un piccolo trauma. Apparentemente irrilevante, che però ha piantato il seme di un senso al quale cerco di dare forma con le riflessioni che faccio da adulta.
Anche in UN TRAUMA È PER SEMPRE ritorna il tema dei social. “Quando posti tu sento che voglio arrendermi” e la difficoltà che si incontra nel realizzare i propri sogni. Nella seconda strofa c’è tutta l’umiliazione che chiunque voglia inseguire un sogno diverso dal posto fisso tende a subire. “Sei solo un altro parassita, sai qual è il senso della vita? Trovati un lavoro che la musica è finita, qualcosa ti resta almeno c’hai la buona uscita”.
L’inciso del brano che precede il drop è romantico, classico e cantassimo “I matrimoni finiscono come una stella cadente. Pure i diamanti falliscono. Mentre il mio trauma è per sempre”. Qui ho pensato a cosa nell’immaginario comune di riferimento rappresenta il “per sempre”, il matrimonio e il diamante. Però anche questi esempi di riferimento ormai non sono più una garanzia del per sempre e ho giocato concettualmente indicando che invece il mio trauma lo é.
CAÙA si ispira ad una filastrocca popolare che cantavo da bambina con altre bambine. Il brano, apparentemente allegro, cela il ricordo di un sentimento di tristezza che in infanzia ho provato nel non sentirmi accettata dagli altri.
MALATI DI GIOIA è il brano con cui mi sono presentata al grande pubblico per la prima volta. Per me è di grande importanza renderlo parte di questo primo EP perché in quell’occasione ho mostrato a tutti la mia vulnerabilità cantando o, per alcuni, recitando tutto quello che avevo dentro. MALATI DI GIOIA ha dato il via ad un percorso in cui ho iniziato a delineare i perimetri della mia identità mettendoli a fuoco. E ho detto a tutti io sono questa e oggi resto.