Negli Stati Uniti il Senato ha approvato la legge che potrebbe vietare TikTok
La misura concede sei mesi all’azienda cinese ByteDance per vendere la piattaforma che, altrimenti, sarà bandit
Dopo l’ok della Camera, ora negli Stati Uniti arriva anche l’approvazione del Senato (con 79 voti favorevoli e 18 contrari) per il ban di TikTok negli USA. Come si legge su SkyTg24, “la misura concede sei mesi all’azienda cinese ByteDance per vendere la piattaforma che, altrimenti, sarà bandita”. Dunque prima del 2025 sarà difficile parlare di ban effettivo.
E ancora: “la misura è contenuta nel pacchetto di aiuti esteri da 95 miliardi di dollari, inclusa l’assistenza militare a Ucraina, Israele e Taiwan. Che ora ha approvato il Congresso e si dirige sulla scrivania del presidente Joe Biden”. I legislatori hanno agito sulla base delle preoccupazioni che l’attuale struttura proprietaria dell’azienda possa rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale dal momento che sostengono che ByteDance sia legata al governo cinese. Il quale potrebbe chiedere l’accesso ai dati dei consumatori di TikTok negli Stati Uniti in qualsiasi momento. TikTok ha negato di poter essere utilizzato come strumento del governo cinese. E l’azienda ha dichiarato di non aver mai condiviso i dati degli utenti statunitensi con le autorità cinesi e che non lo farà se le verrà chiesto.
La preoccupazione degli Stati Uniti su TikTok
La preoccupazione degli Stati Uniti deriva da una serie di leggi cinesi sulla sicurezza nazionale che obbligano le organizzazioni a fornire assistenza nella raccolta di informazioni. “Abbiamo dato a TikTok una scelta chiara”, ha dichiarato la deputata Cathy McMorris Rodgers, R-Wash. “Separarsi dalla società madre ByteDance, che è legata al Partito Comunista Cinese. E rimanere così operativa negli Stati Uniti. Oppure schierarsi con il PCC e affrontarne le conseguenze”. La scelta ora è di TikTok.
Ad esprimersi contro la decisione della Camera (e ora del Senato) per il ban di TikTok negli USA è stato Elon Musk. Il proprietario di X venerdì ha affermato che il divieto “sarebbe contrario alla libertà di parola e di espressione”.