Riparte The Voice of Italy: tutte le curiosità
La prima Blind Audition di The Voice of Italy 2019 sarà il 23 aprile su Rai2. Ecco la struttura delle puntate e le dichiarazioni di giudici e Simona Ventura
Dopo le mille discussioni che hanno accompagnato il ritorno di The Voice, è arrivato il momento del debutto di questa nuova edizione su Rai2. Il 23 aprile, infatti, andrà in onda la prima puntata di The Voice of Italy, con la conduzione di Simona Ventura.
Proprio la conduttrice ha incontrato oggi la stampa negli studi RAI di via Mecenate. Insieme a lei i giudici Gigi D’Alessio, Elettra Lamborghini, Morgan e Gué Pequeno. Come di consueto, il vincitore di questa edizione si porterà a casa un contratto discografico con Universal Music Italia.
La struttura delle puntate
Quest’anno sono in arrivo novità dal punto di vista del meccanismo di gara. Le Blind Auditions occuperanno cinque delle otto puntate del programma: è senza dubbio questa la parte più accattivante del format. E questa scelta lo dimostra. Vedremo cento aspiranti concorrenti, ma solo ventiquattro di loro arriveranno alla Battle. A questo punto, si sfideranno e i tre talenti per team che se la caveranno arriveranno al Knockout. Così, si andrà diretti alla Finale: ogni giudice porterà un solo talento. Sperando di conquistare il titolo di The Voice of Italy 2019.
La Finale si terrà, in diretta, giovedì 4 giugno: i finalisti saranno accompagnati da un corpo di ballo e da una band di tredici elementi e saranno giudicati direttamente dal pubblico di casa. Un’ultima considerazione: ritorna il format del Blocca Coach, la possibilità per ciascuno dei giudici di escludere (per ben due volte) un collega nella scelta di un talento.
Blind Auditions: 5 puntate
Battle: 1 puntata
Knockout: 1 puntata
Finale: 1 puntata
Le dichiarazioni
Simona Ventura
Una domenica ero in casa con il mio pigiamino antisesso, e mi è arrivata una telefonata da Carlo Freccero. «Non farmi perdere tempo» mi dice. «Vieni a presentare The Voice?». Non potevo dire di no. Sono contentissima del bentornato che mi hanno dato le maestranze di questa azienda che non ho mai dimenticato. È come se il gap di otto anni non fosse mai passato.
Ho trovato un’azienda a disposizione per fare qualcosa di innovativo. Forse avevano bisogno del mio entusiasmo e io del loro senso di appartenenza. La mia missione è quella di dare vita a The Voice anche dopo la fine del talent: quello è sempre stato il mio obiettivo. Noi vogliamo creare degli artisti che possano avere una vita fuori. Questo è mancato negli anni scorsi ma è il nostro obiettivo primario.
Ci sono state critiche sulla mia scelta di coinvolgere Elettra Lamborghini? Questi pregiudizi fanno parte di una vecchia mentalità italiana che dobbiamo superare. La sua presenza è un mio intuito. Piace molto alle nuove generazioni e credo che possa stare lì tranquillamente. Elettra è la mia grande scommessa e, lo vedrete: è una scommessa vinta.
Morgan
Io ho una grande fiducia nella RAI, nonostante sia stata lei a mettermi alla porta, a cacciarmi. Ma perché io amo la RAI? Perché la RAI è fatta di persone. Ed è un’istituzione che va oltre alla gente che ne fa parte. Per me la RAI è un’occasione fantastica per portare la mia professionalità. Voglio cogliere questa occasione nel mio piccolo. Sapete cosa? Io cercherò di insegnare il dissenso.
Oggi siamo tornati nella stessa situazione degli anni Ottanta in cui il suono è privilegiato rispetto all’armonia. Bisogna combattere con i denti per riuscire a spostare l’attenzione su questa cosa. Vi ricordate? Perfino Bruce Springsteen negli anni Ottanta si era messo con i sintetizzatori. Allora ci si sentiva alla moda. Idem oggi. Se non ci sono il tamburello o la cassa, messi in un certo modo, non funzioni. Infatti tutte le canzoni hanno quattro accordi, sempre quelli: c’è una regressione totale.
Elettra Lamborghini
Guardando i coach e il cast, penso ci siano stati dei grossi passi in avanti. Mi sto divertendo moltissimo: è un programma che mi piace. A differenza di alcuni talent, qui uno si gira per la voce. Io sono una di quelle persone che non ama il conflitto. Non amo puntare il dito sugli altri, sui loro difetti. Per me è un onore essere qui perché questo è il mio primo vero programma italiano. Sono entrata a testa alta e contentissima.
Qual è il mio senso in un contesto come questo? Se mi hanno pretesa in tutti i programmi italiani e ho scelto di venire qui, ci sarà un motivo. Poi si chiama “talent show”, noi ci impegneremo a fare uscire la voce. Ma sarà importante anche lo show.
Nel cast di quest’anno ci sono più ragazze. Il livello dei talenti è alto. E mi fa piacere vedere che ci sono molti ragazzi che si emozionano: nel mio team sono molto giovani. Penso di parlare a nome di tutti, ma siamo felici di vedere che stanno portando molto urban e trap. Alcuni addirittura raggaeton.
Gué Pequeno
È la mia prima esperienza mainstream e arriva in un momento importante per la mia carriera (è stato riconosciuto da poco il mio ruolo nella musica urban in Italia). È arrivata questa opportunità e voglio portare il mio bagaglio. Penso di poter riuscire a sviluppare un talento visto che lo facevo già nel 2011 con la mia etichetta indipendente.
Il livello è molto alto. Per quanto mi riguarda va oltre alle me aspettative. C’è tantissimo genere urban, hip hop, trap, r’n’b. E ci sono tante donne che lo fanno.
Gigi D’Alessio
Questa volta c’è il sole a The Voice: quel sole è Simona. E noi siamo i pianeti intorno a lei e abbiamo bisogno di questo sole. In questi anni da The Voice è uscito forse solo un nome che ci ricordiamo: è Suor Cristina. Se creeremo davvero un talento, non sarà la nostra vittoria singola, ma la vittoria del programma.
Noi abbiamo ascoltato tanti ragazzi fino ad ora. C’è un buon 60/70% che canta in inglese al quale noi puntualmente chiediamo se sanno cantare anche in italiano. Questo programma si chiama The Voice of Italy.
Cosa rispondo a quelli che dicono che sono stato chiamato dopo l’abbandono di Sfera Ebbasta? Lui è pure mio amico. Io sono stato scelto e a me basta questo. Se io vengo scelto non mi faccio tante domande. Musicalmente penso che – se ci fossero stati sia Sfera che Gué – ci sarebbe stata una sovrapposizione di ruoli. Forse hanno optato per un altro tipo di musica e melodia. Ne ho lette di tutti i colori in queste settimane. Ma sapete cosa? Non mi sento il sostituto di nessuno. Sono onorato di questo ruolo.