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Thom Yorke ha detto che non suonerebbe più in Israele

In un’intervista al Times, i Radiohead hanno rotto il silenzio sulla loro posizione riguardo la causa palestinese

  • Il27 Ottobre 2025
Thom Yorke ha detto che non suonerebbe più in Israele

I Radiohead

Alla vigilia dell’inizio del loro nuovo tour, i Radiohead hanno concesso una lunga intervista al Times durante la quale – tra le altre cose – hanno rotto il silenzio circa la loro posizione sulla causa palestinese. Le dichiarazioni di Thom Yorke, Jonny Greenwood, Ed O’Brien e Philip Selway arrivano a otto anni di distanza da quando non accolsero l’appello di Artist For Palestine (che comprende tra gli altri Roger Waters, Thurston Moore e gli Young Fathers) di non esibirsi a Tel Aviv, in Israele, nonostante le pressioni del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).

E proprio il BDS, insieme alla Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI), è tornato alla carica dopo l’annuncio del tour della band inglese (che passerà anche in Italia, a Bologna). “Anche se il genocidio perpetrato da Israele contro i palestinesi a Gaza ha raggiunto la sua fase più recente, brutale e depravata, quella della fame indotta, i Radiohead continuano con il loro silenzio complice, mentre uno dei membri del gruppo continua a violare il nostro picchetto, esibendosi a breve distanza da un genocidio trasmesso in diretta streaming, insieme a un artista israeliano che intrattiene le forze israeliane responsabili del genocidio”, si leggeva nel messaggio pubblicato sui social.

Il diretto interessato era Jonny Greenwood, che da anni collabora e suona dal vivo con l’artista israeliano Dudu Tassa. Un progetto musicale che coinvolge anche altri musicisti provenienti da Siria, Libano, Kuwait e Iraq, con il quale si è esibito a Tel Aviv pochi giorni dopo aver partecipato alla marcia di protesta per il rilascio degli ostaggi.

Thom Yorke sul silenzio scambiato come appoggio a Israele: “Tutto ciò non mi fa dormire la notte”

Per questo dunque, quando i Radiohead hanno annunciato i loro concerti, il BDS ha sostenuto che il silenzio della band significasse complicità con il governo israeliano e per questo il tour doveva essere boicottato. “Tutto ciò non mi fa dormire la notte”, ha dichiarato Thom Yorke al Times, aggiungendo che “Mi dicono cosa ho fatto della mia vita, cosa dovrei fare dopo e che quello che penso non ha senso”, ha aggiunto. “La gente vuole prendere ciò che ho fatto, che significa così tanto per milioni di persone, e spazzarmi via. Ma non è compito loro portarmelo via, e io non mi considero una cattiva persona”.

Le parole di Johnny Greenwood, Ed O’Brien e Philip Selway

Alla domanda se suonerebbe di nuovo in Israele, la risposta di Thom Yorke è stata chiara: “Assolutamente no, ma Jonny ha radici lì. Quindi capisco”. Dal canto suo, Greenwood ha dichiarato che l’unica cosa di cui si vergogna è “aver trascinato Thom e gli altri in questo pasticcio, ma non mi vergogno di lavorare con musicisti arabi ed ebrei. Non posso scusarmi per questo, non posso semplicemente dire: non faccio musica con voi stronzi a causa del governo. Non ho alcuna lealtà, né – ovviamente – rispetto per il loro governo. Ma ne ho per gli artisti nati lì”.

Interpellato sulla questione, Ed O’Brien ha affermato di non giudicare nessuno, facendo riferimento alle posizioni dei suoi compagni – ma che la verità è che, “un tempo eravamo tutti molto uniti, ma non ci siamo più parlati molto, e va bene così”. Philip Selway ha aggiunto: “Quello che ci viene chiesto è impossibile: prendere le distanze da Jonny significherebbe la fine della band”.

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