Universal Music: +6,4% di revenue nel secondo trimestre 2023
In questo periodo la major ha raggiunto quota 2,7 miliardi di euro, anche grazie a un aumento del 10,6% dei ricavi derivanti dallo streming premium
Universal Music Group (UMG) comincia a raccogliere i frutti dei nuovi accordi con le piattaforme di streaming e dei più alti prezzi di abbonamento. La divisione discografica dell’azienda ha visto le revenue derivanti dallo streaming premium salire del 10,6% su base annua (13% a valuta costante), in parte grazie all’aumento dei prezzi di “alcune piattaforme”, come ha detto UMG commentando i risultati del secondo trimestre 2023 in un comunicato diffuso mercoledì 26 luglio.
I dati sul secondo trimestre 2023 di Universal Music Group
La crescita ha determinato revenue per 2,7 milioni di euro, il 6,4% in più su base annua (8,8% a valuta costante), soprattutto provenienti dalla musica registrata e dal merchandising.
Per contro, le revenue derivanti dal comparto publishing sono state di 464 milioni di euro, con un calo del 2,5% su base annua (-0,6% a valuta costante), in parte determinato dallo sbalzo del secondo trimestre 2022 che riconosceva gli alti introiti accumulati alla fine del 2021 (l’azienda ha modificato la tempistica della raccolta delle revenue dalle collecting societies).
Al netto di tali cambiamenti, che danno luogo a un confronto difficile su base annua, le revenue di Universal Music Group lato publishing sono cresciute del 22,8% (25,7% a valuta costante).
La sinergia con Spotify
Lo streaming ha ancora molto da dare a Universal Music Group nei prossimi trimestri e nei prossimi anni, in termini sia di royalties che di sinergie. Non solo UMG nei prossimi mesi si può aspettare ancora più revenue da Spotify (che lunedì ha alzato i prezzi degli abbonamenti premium negli Stati Uniti e in molti altri paesi), ma il gigante dello streaming condivide anche le preoccupazioni di UMG sull’equo compenso e sulla valorizzazione dei “veri artisti” rispetto a contenuti di qualità inferiore (per esempio tracce generate da intelligenza artificiale e generica musica di sottofondo) che riempiono la piattaforma, come ha confermato il CEO Lucian Grainge commentando i dati del trimestre.
“Come parte del nostro accordo, recentemente ampliato, Spotify si impegna a continuare il lavoro su quel fronte”, ha detto Grainge. “Inoltre collaborerà con noi in tema di analisi dei dati, prendendo parte formalmente alla nostra iniziativa mirata sugli artisti”.
Grainge ha dato seguito a un tema ricorrente nell’industry parlando di “veri esseri umani che hanno veri fan” contro “coloro che si dedicano a truffare il sistema, inondando la piattaforma di contenuti che gli appassionati di musica non vogliono”. Si dice sicuro che Universal Music Group “porterà in vita quei principi in tutto il mondo dello streaming”.
Un analista gli ha chiesto quando Universal Music Group completerà il proprio modello di royalties centrato sull’artista, evoluzione del tradizionale metodo di spartizione collettiva. Grainge non ha comunicato una tempistica precisa ma ha detto che UMG è “sicura sul lungo termine” sulla propria capacità di trasformare il mercato.