I 50 anni di “Quadrophenia” dei The Who celebrati da un autentico mod italiano
L’autore Antonio Bacciocchi, prime mover del movimento mod italiano e tra i maggiori esperti del fenomeno, fa uscire in occasione dell’anniversario un bellissimo libro che ci presenta qui in esclusiva
Da domani (venerdì 27 ottobre) sarà disponibile Quadrophenia. Gli Who e la storia del disco e del film che hanno definito un genere (Interno4 edizioni). Il libro di Antonio Bacciocchi celebra per l’appunto un disco epocale, un fenomeno musicale e un film.
Se sei un autentico amante del rock, ancor di più se ami il movimento mod, quella del 26 ottobre del 1973 è una data epocale. Usciva infatti la prima edizione in vinile di Quadrophenia, sesto album in studio dei The Who.
La realizzazione di questa seconda “rock opera” fu per lo stesso gruppo una vera sfida. Quattro anni prima i The Who avevano già realizzato Tommy, la loro prima rock opera. Era la rappresentazione musicale di una storia che è un’allegoria della loro generazione.
Con Quadrophenia la band amplia le tematiche più volte espresse da Pete Townshend sul disagio adolescenziale e il traumatico passaggio alla vita adulta, espresse in questo lavoro attraverso le vicende del giovane mod Jimmy. Musicalmente questa opera rock è ricca di stimoli, in perfetto equilibrio tra il possente rock degli Who e certi arrangiamenti dal sapore neoclassico.
Il libro di Bacciocchi ripercorre la storia di Quadrophenia dei The Who
Il libro Quadrophenia. Gli Who e la storia del disco e del film che hanno definito un genere, insomma, ripercorre la storia dell’intero progetto. Ma va anche oltre, citando le fonti di ispirazione, indugiando sulla tormentata gestazione dell’opera, le difficoltà produttive e di registrazione, la complessa riproduzione della musica dal vivo, l’iconica copertina e i testi, analizzati qui uno ad uno dall’autore.
Inoltre dà grande spazio anche al film di Frank Roddam uscito nel 1979 e ispirato al celebre disco degli Who, alla sua colonna sonora, al musical ispirato, ai tour celebrativi e alle curiosità (come la similitudine non casuale con Saturday Night Fever).
L’autore ha dedicato un intero capitolo all’impatto del disco e del film sul movimento mod italiano. Quest’ultimo, come quello anglosassone, si era acceso di nuova linfa vitale con il film e l’esplosione in UK di una band come i The Jam.
Il movimento Mod ebbe negli anni ’80 un effervescente rinascita
La scena mod in Inghilterra in particolare non si spense durante il decennio ’80. Anche grazie a personaggi come il DJ Eddie Piller, l’etichetta Stiff Records e la comparsa di band trasversali come il James Taylor Quartet.
Il movimento mod si mantenne vivo fino alla comparsa negli anni ’90 di band come Inspiral Carpets ma soprattutto i primissimi The Charlatans. In questi ultimi militava un certo Martin Blunt al basso. Aveva fatto parte di una band di culto per i mod nel decennio precedente, i Makin’ Time.
Se volete sapere di più della scena mod britannica di questo periodo e non solo, non perdetevi la recentissima compilation in ben quattro CD della Cherry Red, Into Tomorrow. The Spirit of Mod 1983-2000.
Intanto buona lettura con le parole di Antonio Bacciocchi, scrittore, giornalista e musicista (ha militato nei grandissimi Not Moving: andate a scoprirli, Goodfellas ha sapientemente ristampato i loro dischi). Lui è una vera e propria “eminenza grigia” del movimento mod in Italia e ha già scritto sul tema il libro Mod Generations.
Antonio Bacciocchi racconta Quadrophenia dei The Who
Quadrophenia è stato un album epocale, un folle mix di hard rock, musica sinfonica, prog, elettronica. E anche l’ultimo grande lavoro degli Who che da quel 1973 in poi non sono più riusciti ad esprimersi agli stessi livelli.
È da sempre il mio album preferito in assoluto, complice anche quel booklet interno che mi fece scoprire qualcosa in più su quella “misteriosa” scena mod di cui si leggeva ogni tanto nei giornali d’epoca (parlo della mia adolescenza nella seconda metà degli anni ‘70) ma che in Italia rimaneva un fenomeno pressoché sconosciuto.
Ci vollero i Jam di Paul Weller prima e l’omonimo film di Frank Roddam (che, in pochi sanno, è stato successivamente il creatore del noto format TV Masterchef) del 1979 a fare esplodere una nuova ondata mod in Inghilterra e poco dopo in tutta Europa e il mondo.
Quadrophenia racconta il travaglio esistenziale del giovane mod Jimmy e il traumatico passaggio dall’adolescenza alla vita adulta dopo un agitato e drammatico weekend tra amfetamine, scontri con i rocker, un amore fugace.
A fine ottobre l’album compie cinquant’anni. A seguito della sollecitazione dell’editore, ho ritenuto utile ricordarne l’importanza sia evocativa, di un mondo che all’epoca sembrava passato remoto (pur trattandosi di meno di dieci anni) sia soprattutto artistica, tracciandone la storia in un libro.
L’album è di una potenza strumentale ed esecutiva pressoché unica. L’opera di Townshend (che per l’unica volta nella storia della band compone ogni brano) è superlativa nel cogliere un aspetto che ha sempre e a lungo trattato nei suoi testi ovvero il disagio adolescenziale, la ribellione nei confronti del mondo adulto (“Spero di morire prima di diventare vecchio”, scriveva in My Generation nel 1965), l’impotenza nel non potersi esprimere e vivere in una società consumistica, il disperato tentativo di sfuggire all’integrazione e all’omologazione, l’urlo disperato di un giovane proletario che nell’identità mod ha trovato una comfort zone, la possibilità di essere sé stessi (I’m One, titola uno dei brani portanti dell’album), in modo antitetico alle regole grigie e rigide della società.
La storia non avrà un lieto fine. Nell’album, Jimmy si rifugerà su uno scoglio in preda alla disperazione, meditando il suicidio. Nel film lascerà cadere la Vespa dalla scogliera e si incamminerà mesto verso casa (la prima sequenza è il finale della storia che poi si svolge in flashback, facendoci capire cosa è successo prima), distruggendo metaforicamente il suo passato.
“Non so davvero come possa tornare da quello scoglio, se annegherà, vincerà, perderà o qualsiasi altra cosa. Non ho davvero deciso cosa succederà. Mi piace pensare che la decisione finale sarà nelle mani dell’ascoltatore”. Parole di Pete Townshend.