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I migliori debutti del 2025

Dal folgorante disco di Addison Rae alla ricercatezza cantautorale di Gaia Banfi: ecco i nostri dischi di debutto preferiti dell’anno che volge al termine

  • Il30 Dicembre 2025
I migliori debutti del 2025

Il primo disco della carriera di un artista solamente in alcuni rari casi (qualcuno ha detto The Strokes?) è decisivo. Allo stesso tempo però è quasi sempre già uno spartiacque tra un prima indefinito e un futuro da costruire. L’album di debutto può essere trampolino di lancio, addirittura può diventare negli anni un peso difficile da sostenere per il costante confronto con tutto ciò che segue. L’anno appena trascorso ci ha regalato delle opere prime che ci hanno stupito per motivi diversi. Qualcuna per il clamore mediatico che ha generato, altre per lo stile innovativo, altre ancora per la già chiarissima e originale direzione artistica. Ecco la nostra lista (in ordine alfabetico), sia italiana che internazionale, dei migliori album o EP di debutto del 2025.

Addison Rae – Addison

Anche se non ha avuto lo stesso impatto culturale globale, per le ragazze che nel 2024 hanno vissuto la loro brat summer, quella del 2025 è stata un’Addison summer. Dopo aver ricevuto la benedizione proprio da Charli xcx e dal padre della PC Music a.g. cook nel remix di Von dutch, a giugno, infatti, Addison Rae ha pubblicato il suo album di debutto che da stellina di TikTok l’ha trasformata definitivamente nella popstar più cool dell’anno. Tutto in Addison – dalla copertina alle sonorità – grida Y2K, e tutto suona freschissimo, come se Britney Spears incontrasse Lana Del Rey nel 2025 sotto il sole di Los Angeles fumando mille sigarette ma con un velo di malinconia che accompagna sempre le ragazze cool. Nel video di Diet Pepsi, Addison sfreccia sensualissima, libidinosa e ribelle su un’auto d’epoca al fianco (o sarebbe meglio dire a cavalcioni) di un belloccio, in quello di Headphones On il bianco e nero lascia spazio a colori scintillanti in cui basta infilarsi un paio di cuffiette col filo per essere catapultate in un altro mondo. “She studied, she grew, she manifested, she stuns”, si legge nei commenti su YouTube, e noi non potremmo essere più d’accordo. 

Dove Ellis – Blizzard

Difficile dire se per gli artisti sia una sfortuna o una fortuna, ma ogni anno c’è almeno un disco che esce a dicembre pronto a ribaltare tutte le carte in tavola. Nel 2022 fu SOS di SZA, l’anno scorso l’illuminante album solista di Cameron Winter – frontman dei Geese –  Heavy Metal. In questo 2025 la novità più eclatante arriva dall’Irlanda. Su Dove Ellis si hanno poche informazioni: dovrebbe avere 23/24 anni e si è fatto le ossa in Inghilterra, tra Manchester e Londra, passando ovviamente per il mitico Windmill di Brixton. Il primo singolo To the Sandals è uscito a settembre e aveva subito attirato l’attenzione per la voce, un misto tra Thom Yorke e Jeff Buckley, per la scrittura poetica e letteraria tipica degli irlandesi, e per l’arrangiamento che includeva archi e sassofono. Blizzard è intriso di malinconia, speranza e disillusione (stupenda quella di Love Is) ambientato perlopiù di notte (Pale Song), è allo stesso tempo classico e moderno e Feathers, Cash è l’apice. Nel disco convivono anche degli schizzi evocativi come l’irish-folk di Jaundice o il piano beatlesiano di Heaven Has No Wings. E c’è anche il brano natalizio It is a Blizzard. Il debutto di Dove Ellis, che ironia della sorte ha aperto il tour americano dei Geese, è un gioiello che dal vivo è ancora più potente. Recuperare l’esibizione da Other Voices per credere.

Gaia Banfi – La Maccaia

Gaia Banfi si è affidata allo scirocco che soffia sopra il golfo di Genova quando il cielo è coperto e che i genovesi chiamano Maccaja. La Maccaia è una sorta di secondo debutto per la cantautrice di base a Bologna. Un riappropriarsi di una parte di sé che aveva abbandonato e dimenticato. Quel mare e quel vento che le facevano compagnia durante le passeggiate solitarie da adolescente, hanno rappresentato una svolta artistica e umana dopo gli anni in conservatorio che aprono la mente e tante porte. Dopo un primo progetto figlio dell’imprinting accademico, tutto era diventato troppo stretto. L’unica soluzione è stata liberarsi attraverso un album corale, strumentale e in cui le parole hanno un peso e un ruolo musicale che va oltre il significato. Senza la lingua spagnola, Amar non sarebbe la stessa, così come l’inglese cantato in coro dai bambini nel finale di Seia. È bello perdersi e farsi trascinare dal vento e poi all’improvviso ritrovare il filo melodico come nel ritornello di Piazza centrale. Tradizione che incontra l’elettronica, sperimentalismo che fa sua la lezione di Daniela Pes. Insieme a La NIÑA è la dimostrazione che in Italia c’è e deve continuare a esserci uno spazio anche per questo.

Jim Lexgacy – black british music (2025)

Un astro della nuova scena UK. Pitchfork l’ha addirittura paragonato a Jai Paul. In effetti, definirlo rapper è riduttivo. I suoi pezzi sono un collage tra spunti hip hop, drill, lo-fi, afrobeat, sample ricercati e persino un pizzico punk con quelle chitarre che fanno capolino qua e là. Ogni frammento suscita un’emozione diversa. La XL se n’è accorta, Dave e Central Cee pure, soprattutto dopo la sua produzione  di Sprinter. Jim Legxacy scrive e cura le produzioni con una curiosità smodata che pesca sia dal mainstream che da Bollywood come in new david bowie. Tra i momenti più interessanti ci sono ’06 Wayne Rooney, brano che prende il pop-punk di stampo statunitense e lo sporca con la melodia british. Come il calciatore del Manchester United nel 2006, Jim sta raggiungendo la sua forma migliore, ma nei suoi testi non c’è il classico cliché della rivalsa. Una spiccata sensibilità – prendete father e issues of trust – gioca con un’atmosfera emo e malinconica che permea tutto il disco. Come nell’emozionante dexters phone call con l’artista R&B dexter in the newsagent in cui parla di salute mentale e si mostra fragile. Forse è azzardato dirlo ora, ma bbm ha gettato le basi per il black british suond degli anni a venire.

prima stanza a destra – AMANDA

Tra le novità che più abbiamo amato nel 2025 c’è senza dubbio prima stanza a destra, che ha debuttato con il suo primo EP, AMANDA. Atmosfere eteree che si muovono tra cantautorato, shoegaze e bedroom e synth pop, accompagnate dalla voce magnetica di prima stanza. Così ignota eppure così riconoscibile grazie al suo falsetto che ha attirato l’attenzione anche di James Blake e Fred Again.., che lo ha voluto in apertura del suo grande concerto in Piazza del Plebiscito a Napoli. Se è vero che prima stanza a destra “è un luogo in cui sentire le proprie emozioni, rivivere il passato e viaggiare con la mente”, in AMANDA le abbiamo percepite tutte. La nostalgia, l’amore, il senso di smarrimento che ti coglie quando perdi la persona che ami. Il rimpianto per una storia finita ma che poteva durare una vita. Ci aspettiamo grandi cose nel 2026.

sombr – I Barely Know Her

Derivativo, un po’ The Strokes e un po’ AM degli Arctic Monkeys, e testi che rispecchiano i suoi vent’anni per la semplicità. Eppure il debutto del giovanissimo cantautore statunitense, Shane Boose scrive e arrangia tutto, si fa ascoltare che è una meraviglia. Qualche pezzo ti ritrovi pure a canticchiarlo senza rendertene conto. Barely I Know Her è uno dei debutti più ascoltati e di maggiore successo del 2025. Non solo perché include alcuni dei singoli pubblicati tra la fine del 2024 e nel corso dei mesi successivi. back to friends e 12 to 12 hanno sicuramente aiutato il disco, ma hanno un senso all’interno della tracklist. Un disco che esplora i problemi di cuore di fine adolescenza con un pop-rock raffinato e contagioso, perfetto per un easy-listening che strappa qualche brividino. Non c’è un ritornello che non funzioni e che non sia dannatamente orecchiabile, ma sempre senza risultare telefonato. undressed e dime ne sono due esempi diversi, uno più ritmato e l’altro più aperto e distorto, entrambi terribilmente efficaci. C’è qualche spunto geniale come l’opening track crushing dallo spiccato sapore newyorkese e la voce sporcata nella conclusiva under the mat. Sì, dal punto di vista testuale c’è ancora un’innocenza genuina, ma parliamo di un classe 2005 che scrive e parla di cose della sua età. Se questo è l’inizio…

Visino Bianco – PORTANDO IL PESO

Di Visino Bianco vi abbiamo già parlato a lungo nella nostra intervista. Il rapper di Cinisello Balsamo classe 2001 è stato infatti tra i protagonisti di GENb, il nostro nuovo format in cui vi facciamo conoscere gli artisti più originali e promettenti in circolazione. Il suo EP, PORTANDO IL PESO, ci ha letteralmente folgorati sin dal primo ascolto. Il progetto è un concentrato di jerk e hood trap che vi farà saltare e sudare (proprio come è successo durante il nostro GENb Festival a novembre). Ma quando meno ve l’aspettate – tra il racconto di una notte folle che finisce in 4 dentro al bagno o nel club più marcio della città – troverete dei flussi di coscienza che sono un climax di emozioni e autoanalisi. Frasi d’effetto spiazzanti che non hanno nulla di fatto e che vi lasceranno con un vuoto da colmare. “Questa merda mi esce dalle viscere”, rappa in cabrio, e non c’è immagine migliore per descrivere la sua musica. Cruda, istintiva, autentica, sporca e per questo reale, fatta per scuotere chi preferisce sentire male piuttosto che non sentire niente. Un vero virus entrato nel sistema.

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