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Gli album rap che compiono 10 anni nel 2025

“To Pimp A Butterfly” di Kendrick Lamar, “Status” di Marracash, “Vero” di Guè, “AT.LONG.LAST.A$AP” di A$AP Rocky: il 2015 è stato uno degli anni d’oro per l’hip hop

Autore Greta Valicenti
  • Il8 Gennaio 2025
Gli album rap che compiono 10 anni nel 2025

La copertina di "To Pimp a Butterfly" di Kendrick Lamar

No, con questo articolo non vogliamo farvi sentire vecchi (anche se sapere che sono già passati 10 anni da quando ho fatto la maturità e da quando – nel giorno del mio 19esimo compleanno – Sfera Ebbasta ha pubblicato XDVR Reloaded, fa un certo effetto), ma ricordare tutti quegli album rap che nel 2025 festeggiano la loro prima decade e che hanno segnato il decennio, sia in Italia che negli Stati Uniti.

Se il 2015 nel nostro Paese è stato l’anno di tre album fondamentali che hanno segnato ciascuno a proprio modo un giro di boa nella carriera dei loro autori (Status di Marracash, Vero di Guè e Squallor di Fabri Fibra), quello in cui un ragazzo di Ciny getta la miccia di quell’incendio che l’anno successivo sarà la trap italiana e Roma diventa la Ketam-City, oltreoceano Kendrick Lamar pubblica un album colossale che lo eleva a nuovo intellettuale di punta della comunità afroamericana, Travis Scott fa il suo debutto con una major creando un culto e Pusha T ci ricorda chi è il King del coke-rap. Ecco allora una carrellata di album rap usciti nel 2015 ma che nel 2025 suonano ancora freschissimi.

Status – Marracash (20 gennaio)

L’album che ha camminato affinché Persona potesse correre. Il monumentale disco del 2019 è considerato il punto più alto della poetica di Marracash, il disco della maturità. Un progetto che ha veramente cambiato i giochi del nuovo millennio che ha sdoganato definitivamente un concetto fondamentale che, in un genere dove machismo è una delle parole d’ordine, qualche anno fa era ancora un tabù. Anche gli uomini soffrono, e molto (e se addirittura Marra non si vergogna di ammetterlo la via è libera per tutti).

Ecco, forse tutto questo non ci sarebbe stato senza Status, un disco con una genesi lunghissima, dove l’introspezione del King del rap si fa più oscura, la riflessione su ciò che lo circonda – che culminerà poi in Noi, Loro, Gli Altri e È finita la pace – sempre più profonda e aguzza, la Vendetta che cerca sempre più spietata. Menzione d’onore va a Bruce Willis, intro gigantesca che con una sola frase spiega esattamente cos’è il rap. “Dire che è solo autocelebrazione è come guardare una natura morta e dire che è soltanto frutta”. Immortale.

Laska – Mecna (27 gennaio)

Uscito nell’anno della santissima trinità italiana (Vero-Status-Squallor), Laska di Mecna è stata la prova lampante di come un altro tipo di rap sia possibile pur rimanendo tale. Quello che fa di Corrado Grilli una mosca bianca nel panorama rap italiano è la sua capacità di sradicare da questo genere la componente più cruda, rendendolo apprezzabile anche da un pubblico differente e lontano dal rap (che poi diventerà quello dell’indie e successivamente dell’itpop). Mecna è lontano dall’immagine canonica del rapper e del maschio alpha contemporaneo e non vuole nasconderlo. Il suo storytelling è fatto di riferimenti estremamente reletable da chiunque lo ascolti (diciamocelo, 31/08 ha un nome per tutt*), dalle relazioni finite male ma forse mai finite affatto alle cene last minute al ristorante cinese, dal sesso di una notte all’amore che sembra per tutta la vita.

To Pimp A Butterfly – Kendrick Lamar (16 marzo)

È il 2015: Donald Trump non è ancora diventato il presidente degli Stati Uniti, le statistiche rivelano un’esponenziale e allarmante crescita del numero di afroamericani morti per mano degli agenti di polizia (tra questi c’è Tamir Rice, che il 22 novembre 2014 muore brutalmente freddato dai colpi sparati da due poliziotti bianchi del Dipartimento di Cleveland. Aveva dodici anni e una pistola giocattolo) e inizia l’ascesa del movimento Black Lives Matter.

È in questo contesto politico e sociale che Kendrick Lamar pubblica un disco che non è solo tale, ma un vero e proprio romanzo di formazione collettiva. Un compendio di cultura musicale e tradizione black e un manifesto che trascende l’arte stessa. L’album avrebbe dovuto chiamarsi To Pimp A Caterpillar, un acrostico in onore di Tupac (Tu.P.A.C.), ma alla fine Kendrick Lamar decise che la sua terza fatica dovesse prendere il nome di To Pimp A Butterfly, un titolo estremamente pregno di significati.

Se da una parte il verbo “To pimp” rappresenta l’odio, la schiavitù e il razzismo sistemico e istituzionale di cui quotidianamente i neri sono vittima in America, dall’altra il bruco della versione originaria (“The Caterpillar”) che si schiude e diventa una farfalla (“The Butterfly”) simboleggia la speranza, il lato positivo e luminoso della vita. L’orgoglio di una cultura e l’affermazione di un uomo la cui celebrità individuale diventa megafono di un’intera comunità ancora oppressa. Il tutto strettamente collegato all’intensissima esperienza personale di Kendrick. Semplicemente un capolavoro assoluto della musica contemporanea.

Squallor – Fabri Fibra (7 aprile)

Ci sono artisti che caricano l’uscita di un album di un hype esagerato, con campagne di promo massive e annunci in pompa magna. E poi c’è Fabri Fibra, che il 7 aprile del 2015 con un tweet pubblica a sorpresa – o quasi – Squallor. Per capire il significato di quel “quasi”, però, dobbiamo tornare indietro a ben 12 mesi prima. Quando i beef erano ancora una questione di barre e non di storie e frecciatine su Instagram. Siamo a marzo del 2014, e Fibra sancisce la propria vittoria nel dissing con Vacca con Niente di personale. Una diss track epocale di ben 11 minuti in cui anticipa per la prima volta l’uscita imminente del suo nuovo album (per il quale però dovremo comunque aspettare l’anno successivo).

Così come fatto 11 anni prima con Mr. Simpatia, con Squallor Fabri Fibra gratta negli angoli più marci: quelli della società, dell’industria discografica che spolpa gli artisti – sovvertendo il sistema dall’interno -, del rap che è “un po’ rock, un po’ dance, un po’ facce ballà” e che oggi “serve solo a diventare un po’ più ricchi”. Non c’è storia: Fibra è e rimarrà per sempre l’Alieno della scena di cui abbiamo bisogno.

AT.LONG.LAST.A$AP – A$AP Rocky (26 maggio)

Per gli amanti del rap della East Coast (ma non solo) scegliere il miglior album di A$AP Rocky sarebbe come chiedere a un genitore quale figlio preferisce. Dal suo esordio con LIVE.LOVE.A$AP nel 2011 Rakim non ha mai abbassato la qualità dei suoi progetti, tenendo alto il nome di New York una città “testarda e arrogante” come la sua musica. E ogni disco rappresenta un’ulteriore evoluzione sonora rispetto al precedente. Si sa, Rocky non è universalmente riconosciuto come uno dei migliori liricisti in circolazione, ma la cura maniacale, la sperimentazione e la sintesi di generi e influenze che si trovano nei suoi dischi non sono cose da tutti, e AT.LONG.LAST.A$AP è forse la dimostrazione più lampante grazie a un team di produzione stellare (tra cui lo stesso A$AP Rocky, Kanye West, Mike Dean, Mark Ronson, Danger Mouse e molti altri). Da ascoltare in loop aspettando Don’t Be Dumb.

Benvenuti a Ketam-City – Ketama126 (22 giugno)

Mentre sotto la Madonnina Sfera Ebbasta, Ghali, Rkomi (e i componenti della Drilliguria che hanno portato il mare a Milano) muovevano i primi passi verso la rivoluzione del rap italiano, Roma non si faceva di certo parlar dietro, preparando il terreno per ciò che sarebbe accaduto l’anno successivo. Tra i pionieri della trap romana c’è senza dubbio Ketama126, membro di quella che è tutt’oggi una delle realtà più interessanti del panorama rap italiano, la Lovegang.

Dopo il mixtape 10 Pezzi con quello che sarebbe diventato Pretty Solero, Kety nel 2015 ci dà il benvenuto nella sua Ketam-City, un album che setta subito la differenza principale tra la trap milanese e quella capitolina della crew dei 126 scalini, molto più gotica e oscura (ma del resto, per capire il futuro bisogna sempre guardare al passato, e se Milano si porta dietro la legacy dei Club Dogo, la scena romana non può prescindere dal TruceKlan) e con cui Ketama costruisce le fondamenta di quelli che saranno i suoi dischi migliori: Oh Madonna e Rehab.

Vero – Guè (23 giugno)

Chi lo segue lo sa: in tutti questi anni nei propri dischi Guè non ha mai abbassato l’asticella, ma in Vero il nostro Ragazzo d’oro è letteralmente in God mode. Il terzo album solista del rapper milanese (nonché il primo ad essere stato distribuito da una leggenda come la Def Jam Recordings, che lo certifica come rapper italiano più americano) è riconosciuto come uno dei picchi della scrittura di Guè, e noi non possiamo che concordare.

Come successo con Status, anche in Vero si inizia a scorgere l’introspezione di un artista sempre a cavallo tra due mondi, tra i reietti e gli intellettuali, in perfetto equilibrio tra quella “sofisticata ignoranza” zeppa di citazioni letterarie e cinematografiche che da sempre lo contraddistingue, la spacconeria da vero hustler (Bosseggiando docet) e quel tormento oscuro che non trova mai pace che emerge da brani come Eravamo re, Oro e Diamanti, Voodoo e Fuori Orario, quest’ultimo senza dubbio nella top 3 dei migliori brani di sempre di Guè. Vero masterpiece.

Rodeo – Travis Scott (4 settembre)

“Non esisterebbe Travis Scott se non esistesse Kanye West”: così il rapper di Houston durante il suo concerto al Circo Massimo di Roma aveva presentato Ye a un pubblico allucinato da ciò che stava accadendo, e in effetti non possiamo contraddirlo. Nel 2012 La Flame firma il suo primo contratto con la GOOD Music di West (nel cui roster figuravano nomi come Pusha T, Kid Cudi, Mos Def) e tre anni dopo pubblica il suo primo album con una major, Rodeo – appunto -, gettando le basi per il suo culto (forse dato più dalla sua aura che da un effettivo talento nella scrittura) e radunando un parterre di ospiti di primissimo piano, da The Weeknd al sopracitato Kanye, passando per Future, Chief Keef, Quavo, Justin Bieber, ScHoolboy Q e chi più ne ha più ne metta.

XDVR – Sfera Ebbasta (23 novembre)

Anche se in molti ritengono che le prime tracce del genere nativo di Atlanta in Italia possano essere rinvenute nel Ragazzo d’oro di Guè, se dovessimo indicare quale sia stato l’epicentro di quel terremoto che è stata la trap nel nostro Paese, non avremmo dubbi. Se nel rap italiano c’è un prima e un dopo il 2016, il merito (o la colpa, se tu che stai leggendo sei un assiduo spettatore di Rete4 che alla musica imputano il decadimento morale giovanile) è di Sfera Ebbasta, Charlie Charles e di XDVR.

Piaccia o meno, nel 2015 con quel disco di debutto un ragazzino di Ciny e un giovane e visionario producer della provincia di Milano Ovest creano un precedente con cui tutti da quel momento dovranno confrontarsi. Banger di strada crudi e potenti che dalle popolari oggi fanno tremare gli stadi (chi c’era a San Siro quando sono partite la title track, Panette, Mercedes Nero e Ciny, sa). Sonorità nuovissime e profondamente identitarie. Delivery a secchiate, stile a palate. Di lì a poco Sfera sarebbe diventata una Rockstar e avrebbe cambiato per sempre le regole del gioco.

King Push – Darkest Before Dawn: The Prelude – Pusha T (18 dicembre)

“Lirically I’m untouchable, uncrushable”, rappava Biggie nel 1995 in Think Big di Pudgee. E in effetti Pusha T non poteva campionare barra più giusta per il brano migliore (spinto anche da un beat epocale di Timbaland) di un disco monumentale come King Push – Darkest Before Dawn: The Prelud, un progetto pensato per essere appunto il preludio di King Push, inizialmente previsto per il 2016 ma che poi nel 2018 uscirà con il nome di DAYTONA (un altro capolavoro), e una sintesi di cultura hip hop (dai sample alle citazioni a Ghostface Killah, Chuck D e Flavor Flav) fatta da un rapper leggendario che probabilmente è il preferito del tuo rapper preferito. Uno di quelli intoccati dalla smania di inseguire il mainstream a tutti i costi e che sbeffeggia i rapper che “preferiscono essere più famosi che ricchi”. Lunga vita al Re.

Gli altri album rap usciti nel 2015

Localz Only – Noyz Narcos & Fritz Da Cat
If You’re Reading This, It’s too Late – Drake 
Melograno – Claver Gold
GO:OD AM – Mac Miller
Reject 2 – Conway The Machine 
B4.DA.$$ – Joey Bada$$
Shadow Of a Doubt – Freddie Gibbs
I Don’t Like Shit, I Don’t Go Outside – Earl Sweatshirt
Cherry Bomb – Tyler, The Creator
Summertime ‘06 – Vince Staples
Sour Soul – BADBADNOTGOOD & Ghostface Killah
Mr. Wonderful – Action Bronson
DS2 – Future

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