Le mode passano, i Black Eyed Peas restano: Taboo racconta la ricetta magica del gruppo
Negli anni le tendenze sono cambiate, le voci femminili si sono susseguite, ma loro sono ancora qui. E in estate li troveremo in ben quattro festival italiani
Tre è il numero perfetto. E Taboo, will.i.am e apl.de.ap – che insieme formano i Black Eyed Peas – lo sanno bene.
Dagli esordi a Los Angeles nel 1995 – «ma io, Will e apl siamo amici da una vita, da quando avevamo 17 anni», ci racconta Taboo – nonostante le difficoltà e il tempo che passava, i Black Eyed Peas – che quest’estate saranno in ben quattro festival italiani – si sono impressi graniticamente nelle playlist di chiunque sia nato a cavallo fra anni ’90 e Duemila (e non solo). Hit indimenticate e indimenticabili, decine di milioni di copie vendute a livello globale e una schiera di riconoscimenti.
Il loro segreto per un successo così longevo? «La nostra amicizia. La nostra forza è il fatto di spingerci sempre a vicenda, continuare ad essere sempre curiosi delle novità e di quello che succede in giro per il mondo a livello musicale, tecnologico, artistico e stilistico», assicura Taboo, che dopo aver lottato per la vita nel 2014, ora è qui per restare e lasciare un’eredità molto importante. Che no, non è solo musicale.
Ecco un estratto dell’intervista che potete leggere integralmente sul numero di luglio/agosto di Billboard Italia.
L’intervista a Taboo
La vostra carriera è iniziata nel 1995, ma in tutti questi anni siete sempre rimasti sulla cresta dell’onda. Qual è il vostro maggiore stimolo per raggiungere nuovi obiettivi?
Penso sia semplicemente l’amicizia che ci lega. Io, Will e apl siamo migliori amici da una vita. I Black Eyed Peas sono nati nel 1995 ma noi ci siamo conosciuti da adolescenti, a 17 anni. Credo che il segreto sia spingersi sempre a vicenda, continuare ad essere sempre curiosi delle novità e di quello che succede in giro per il mondo a livello musicale, tecnologico, artistico e stilistico.
Ciò che ci accompagna sempre è l’energia, lo spirito – anche competitivo – di mettersi sempre in gioco. Questo ci ha permesso di continuare ad evolverci, ed è questa la cosa più bella del gruppo. Cerchiamo sempre di avere uno sguardo al passato, ma senza mai dimenticare che siamo nel 2023!
Il passato non si può ripetere, bisogna sempre andare avanti, ed è fantastico che i nostri fan siano aperti a tutto quello che stiamo facendo ora.
A proposito di questo, negli anni vi siete sempre rinnovati anche a livello di sonorità. Cosa vi influenza di più?
Sicuramente avere la possibilità di girare il mondo. Vedere cosa succede nei diversi paesi, osservare la vita notturna dei locali, ascoltare cosa suonano i DJ e capire cosa attrae le persone. Non pensiamo mai di sapere tutto solo perché siamo i Black Eyed Peas, vogliamo sempre imparare e siamo sempre stati un ponte tra svariati generi, dal pop al Latin passando per l’hip hop e l’EDM.
Ci piace molto assimilare l’energia di altri artisti, ad esempio J Balvin, Rosalía, Maluma, Ozuna, Shakira, Bad Bunny. Tutti artisti che stanno avendo un impatto fortissimo nel mondo Latin. Questa è l’essenza della musica: farsi ispirare e implementare la propria arte. L’hip hop stesso si basa su questo principio. Poi, al di là di tutto, noi saremo sempre i Black Eyed Peas, con il nostro stile preciso e riconoscibile.
E infatti siete uno dei gruppi rap che hanno resistito nel tempo nonostante le difficoltà che avete attraversato.
Esatto, la nostra forza siamo noi tre. Suono diverso, ma sempre noi. Abbiamo anche cambiato voci femminili, ma il punto fermo eravamo sempre io, Will e apl. E poi le canzoni. Sono quelle che rimangono nel tempo, e le eseguiremo sempre perché rappresentano ciò che siamo. La cosa bella del nostro rapporto è che le cose possono cambiare, ma ciò che non muterà mai è che i Black Eyed Peas sono una famiglia!
Qual è la cosa più importante che senti di aver lasciato alle nuove generazioni?
Io spero di lasciare qualcosa più che altro ai miei figli, e non parlo solo di repertorio. Io ho tre figli che hanno rispettivamente 14, 11 e 7 anni. L’eredità che voglio lasciare loro è il pensiero che io sia stato un buon essere umano, un buon esempio, un buon marito e un buon padre. Artisticamente, spero riconoscano il contributo che ho dato alla mia cultura. Questa per me è la cosa più importante.
Ai giovani spero arrivi il fatto che noi siamo sempre stati noi stessi, senza cambiare mai per nessuno, che piacesse o meno. Nel 2014 ho avuto un cancro, e ho lottato per la mia vita. Ora, nel 2023, siamo qui con nuova musica e contiamo di continuare a fare grandi album e grandi tour. Ecco, vorrei che venissimo ricordati come quelli che hanno sempre saputo sorprendere il pubblico. Questo sarebbe fichissimo.
Qual era il tuo sogno quando hai iniziato coi Black Eyed Peas?
Il mio sogno era prendermi cura di mio figlio, e l’ho fatto. Sono diventato padre molto presto, a 17 anni, ero in un periodo molto combattuto e questo era il mio unico desiderio. Mi ero appena diplomato, lavoravo a Disneyland e la sera mi esibivo coi Black Eyed Peas.
Il mio sogno non era “voglio comprami un macchinone” o “voglio comprarmi una collana tempestata di diamanti”. Era solo prendermi cura di mio figlio. Era l’unica cosa a cui pensavo. Io sono cresciuto senza padre, e mi ero ripromesso che per i miei figli ci sarei stato sempre e che avrei fatto qualunque cosa per loro. Oggi sono orgoglioso di essere un esempio per i miei figli, perché sono la mia ragione di vita.
I concerti dei Black Eyed Peas in Italia
- 13 luglio – Nichelino (TO), Sonic Park Stupinigi
- 14 luglio – Ferrara, Summer Vibez
- 13 agosto – Lecce, Oversound Music Festival
- 14 agosto – Olbia (SS), Red Valley Festival