“Born To Run” di Bruce Springsteen compie 50 anni: cinque cose da sapere
Oggi compie mezzo secolo uno degli album più importanti e amati del Boss, in cui tirati brani rock si alternavano a ballad malinconiche, raccontando l’altra faccia dell’America
Bruce Springsteen, foto di Eric Meola
Born to Run, di cui oggi ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione, è considerato da diversi critici musicali non solo il miglior album di Bruce Springsteen, ma uno dei migliori nella storia del rock. Dopo due dischi di qualità, ma per certi versi ancora non del tutto compiuti come Greetings From Asbury Park e The Wild The Innocent and The E Street Shuffle, Springsteen – che recentemente si è esibito a San Siro – era giunto al terzo e ultimo album con la Columbia: o la va o la spacca.
Dopo sei mesi di sessioni estenuanti in studio, da cui è nata la leggenda del perfezionismo maniacale del Boss, il risultato furono otto brani straordinari, trainati da capolavori come Born to Run, Thunder Road e Jungleland. Tirati brani rock si alternavano a ballad malinconiche, raccontando l’altra faccia dell’America. Quella sottoproletaria e inquieta che, più che in cerca del Sogno Americano, era in fuga dall’incubo della quotidianità. Vediamo insieme le 5 cose da sapere su Born to Run.
L’iconica foto di copertina di “Born to Run”
La leggendaria foto di copertina di Born to Run, scattata da Eric Meola, è un ritratto perfetto dell’allora ventiseienne Springsteen: fisico asciutto, capelli arruffati, l’inseparabile Fender Telecaster a tracolla, il giubbotto di pelle, la spilla di Elvis. La posa fraterna accanto al compianto Clarence Clemons simboleggiava non solo l’amicizia tra i due, ma anche la perfetta fusione tra rock bianco e groove nero nella sua musica. Bruce ha dichiarato più volte che Born to Run è “un disco sull’amicizia”.
La storia di “Thunder Road“
Il primo brano di un disco è fondamentale per il suo successo e Thunder Road è il miglior inizio per introdurre l’ascoltatore alla magia di Born to Run. La canzone, che originariamente si chiamava Wings for Wheels, fu ispirata dal manifesto di un film di Robert Mitchum: la storia di un contrabbandiere in fuga verso il Sud. La protagonista della canzone è Mary, un nome ricorrente nella poetica del Boss (si pensi al capolavoro The River).
La title track “Born to Run“
Springsteen ha composto Born to Run nella sua camera da letto a Long Branch, nel New Jersey, ispirato da una storia tra un ragazzo e una ragazza nati per correre e per inseguire i loro sogni, costi quel che costi. Il messaggio della canzone è chiaro: non è importante dove si va, quanto non rimanere fermi e adagiarsi nella mediocrità della vita di provincia. Nata alla chitarra e terminata al pianoforte, Born to Run era stata pensata inizialmente come una ballata. Forse timoroso che fosse troppo romantica, Springsteen l’ha resa epica con le sue trascinanti sonorità rock. Per fortuna sua (e nostra).
“Jungleland“
Jungleland è una cavalcata rock epica e al tempo stesso intima di quasi dieci minuti, impreziosita dall’assolo di sax di Clarence Clemons. Le registrazioni della parte di Big Man richiesero 16 ore, con Springsteen che dettò a voce, nota per nota, l’assolo. La canzone apre diverse finestre tra più storie, tra giovani che si danno appuntamento ad Harlem, la storia d’amore di Magic Rat, che muore dopo un’incidente stradale, le sfide a colpi di chitarra tra gang e la vicinanza/distanza tra New York e il New Jersey, separati soltanto da un ponte.
I cambiamenti nella band
Per incidere Born To Run, al posto di David Sancious e Vini “Mad Dog” Lopez entrarono Roy Bittan al piano e Max Weinberg alla batteria dopo un gran numero di audizioni. I due musicisti diventeranno due colonne della E Street Band e degli epici concerti del Boss. Nel frattempo era entrato nella band “Miami” Steve Van Zandt, amico fraterno e figura centrale per il sound del gruppo.
Jon Landau, il giornalista di “Rolling Stone” che scrisse la celebre frase “ho visto il futuro del rock’n’roll, il suo nome è Bruce Springsteen”, subentrò a Mike Appel, con il quale le divergenze artistiche erano sempre più forti. Appel fece causa al cantautore, causando di fatto un blocco discografico di oltre tre anni, terminato con il cupo Darkness On The Edge Of Town del 1978.