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Bruce Springsteen e l’orgoglio americano suonato a San Siro

Un ritorno in Italia attesissimo, il suo e quello della E Street Band, dopo la rinuncia dell’anno scorso. Presente anche il chitarrista Little Steven

  • Il1 Luglio 2025
Bruce Springsteen e l’orgoglio americano suonato a San Siro

Bruce Springsteen concerto a Milano San Siro (foto di Matteo Preziosi)

Il concerto di ieri sera di Bruce Springsteen a San Siro si è concluso con uno dei momenti più importanti, toccanti e significativi. “L’America di cui ho cantato per voi per 50 anni è reale, indipendentemente da tutti i suoi difetti ed è un Paese incredibile, con persone incredibili. Sopravviveremo a questo momento e ho speranza perché credo nella verità enunciata dal grande scrittore americano James Baldwin. In questo mondo non c’è tutto il senso di umanità che si vorrebbe esistesse, ma ce n’è abbastanza”.

Questa è l’ultima parte del suo discorso di oltre 4 minuti che Bruce Springsteen ha rivolto al suo pubblico ieri sera, prima di My City of Ruins. L’ennesimo grande concerto a San Siro, la sua nona volta, questo Land of Hope and Dreams tour che per il Boss è anche l’occasione importantissima per farsi ambasciatore del suo Paese che in questo momento sta passando uno dei periodi più disgraziati della sua storia. Le parole di un artista di 75 anni, dalla tenuta fisica insperata ma dall’animo ferito che ieri sera si è dimostrato ancora uno dei frontman più importanti del mondo, dimostrando energie e talento infinito e che in questo tour si è trasformato anche in politico, vero rappresentante della democrazia del suo paese.

Il ritorno tanto atteso di Bruce Springsteen in Italia

Un ritorno in Italia attesissimo il suo e quello della E Street Band dopo la rinuncia dell’anno scorso e che vede anche la presenza di Stevie Van Zandt, fino all’ultimo in forte dubbio dopo l’operazione di appendicite che lo ha costretto a dare forfait per le date in Germania.

Bruce Springsteen e la band salgono sul palco poco prima delle 20 e attaccano con No Surrender da Born in the U.S.A e successivamente con My Love Will Not Let You Down prima del suo discorso iniziale che mette subito in chiaro quali sono gli intenti: “Benvenuti nel tour della terra della speranza e dei sogni. La potente E Street Band è qui stasera per invocare il potere virtuoso dell’arte, della musica, del rock’n’roll in tempi pericolosi. 

Le parole di Bruce sull’attuale situazione in America

“L’America che amo, l’America di cui ho scritto, che è stata un faro di speranza e libertà per 250 anni, è attualmente nelle mani di un’amministrazione corrotta, incompetente e traditrice. Stasera, chiediamo a tutti coloro che credono nella democrazia e nel meglio del nostro esperimento americano di unirsi a noi, alzare la voce contro l’autoritarismo e far risuonare la libertà!”. Queste le sue parole prima di attaccare Land of Hope and Dreams, il brano di Wrecking Ball che appunto dà il nome al tour. Un altro brano eseguito House Of A Thousand Guitars che ha quel verso “The criminal clown has stolen the throne” che lo stesso Springsteen, come ha dichiarato in un’intervista nel 2020 a The Atlantic, ha scritto pensando a Donald Trump, accompagnato ieri sera dagli applausi e dalle ovazioni della maggior parte del pubblico.

I brani che hanno fatto la storia

Dopo il trittico Death to My Hometown, Lonesome DayRainmaker, brani non certo tra i più popolari dell’enorme repertorio del Boss, la serata prende quota quando è il turno di Atlantic City, dopo Promise Land, dove per la prima volta scende dal palco per abbracciare e farsi abbracciare dalla sua gente. Poi è il turno di Hungry Heart, cantata dalla maggior parte degli oltre 58mila e di The River, che Springsteen esegue visibilmente emozionato. Murder Incorporated, composta nel 1995 e apparsa nella raccolta Greatest Hits, è forse il momento più elettrico della serata. I’m on Fire viene eseguita a sorpresa perché non programmata dalla scaletta e anticipa una coinvolgente Because the Night che volge verso le super hits Badlands e Thunder Road.

Un San Siro indimenticabile per Bruce Springsteen

Si arriva all’ultima parte del concerto con il Meazza illuminato e che esplode totalmente sull’intro di Born in the USA, seguita da altri due inni come Born To Run e Dancing In The Dark, quest’ultima cantata nuovamente sotto il palco. E’ emozionato questo signore di oltre settant’anni in gilet e cravatta che dopo aver presentato tutti i membri della band su Tenth Avenue Freeze-Out rievoca gli amici di un’intera carriera che stasera non possono più esserci come Clarence Clemons e Danny Federici. Il concerto come spesso accade diventa un’enorme balera anni 60 quando parte Twist and Shout di Phil Medley and Bert Berns per poi terminare sulle note di Chimes of Freedom di Bob Dylan.

Mentre la gente defluisce dagli speakers viene suonata This Land Is Your Land di Woody Guthrie, che è stato il maestro di Dylan e che ha influenzato enormemente anche Springsteen. Il primo grande cantautore a cantare l’America, orgoglioso di essere americano, cosa che, malgrado i tempi, lo è certo ancora il Boss.

Articolo di Mauro Tomelli

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