Musica da ballare per cuori infranti: canzoni allegre ma in realtà tristissime
Sapevate che “Hey Ya!” degli Outkast ha un testo malinconico? E che “Pumped Up Kicks” dei Foster the People parla delle sparatorie nei college americani? Ecco un elenco di insospettabili brani infelici
Capita di sentirsi così tristi, ma così tristi, che sembra che non ci siano canzoni in grado di rappresentare degnamente quel sentimento. Forse, però, cerchiamo tra quelle sbagliate. Non tutte le canzoni tormentate hanno una melodia altrettanto malinconica, anzi: scoprire i retroscena di alcuni brani apparentemente allegri può aiutare a percepirne la disperazione.
Lo facciamo per voi: al prossimo momento difficile saremo tutti preparati con una bella playlist di canzoni insospettabilmente tristi, che a noi – e solo a noi – stringerà un nodo alla gola e spremerà così tanti lacrimoni che nemmeno la discografia completa dei Joy Division.
Ballare scatenati la fine di un amore tossico
Hey Ya! degli Outkast
Il ritmo, l’esplosione di suoni, il videoclip festivo e i balletti scatenati di André 3000. Apparentemente nulla porterebbe ad associare Hey Ya! degli Outkast a qualsiasi genere di tristezza. Invece la canzone parla d’amore (come l’intero album del 2003 Speakerboxxx / The Love Below), esaminando una relazione che sembra proseguire più per inerzia che per veri sentimenti.
“If what they say is / ‘Nothing is forever’ / Then what makes (…) / Love the exception? / So why, oh, why, oh / Why, oh, why, oh, why, oh / Are we so in denial when we know we’re not happy here?”.
Neppure Hey Ya! potremo più ballarla con la spensieratezza di prima.
Mamma Mia degli ABBA
Chi potrebbe mai pensare che la party song per eccellenza abbia in realtà un testo tristissimo? Ebbene sì: Mamma Mia, hit degli ABBA datata 1976, talmente rappresentativa da dare il titolo anche al musical dedicato alla band svedese, nonché al film del 2008 con Meryl Streep e Amanda Seyfried, è in realtà la rappresentazione sonora di un amore tossico.
“I’ve been angry and sad about things that you do / I can’t count all the times that I’ve told you we’re through / And when you go, when you slam the door / I think you know that you won’t be away too long / You know that I’m not that strong”.
Ricordiamoci tutt* di cantare gli ABBA a squarciagola, piuttosto di telefonare all’ex che ci ha ghostat* malamente. Mamma mia.
Temi di attualità in canzoncine eteree ma davvero tristi
Le sparatorie nei college secondo i Foster the People
Impossibile dimenticare l’intro fischiettata di Pumped Up Kicks, brano caruccio e volatile che abbiamo canticchiato per tutto il 2011. Bene, il testo della canzone dei Foster the People parla in realtà del fenomeno delle sparatorie nei college americani.
“You better run, better run outrun my gun / All the other kids with the pumped up kicks / You better run, better run faster than my bullet”.
Decisamente meno leggera da fischiettare sulla strada verso il mare.
L’immigrazione clandestina cantata da M.I.A.
I coretti dei bambini e il titolo possono ingannare, ma Paper Planes di M.I.A. non è certo una canzoncina leggera. Nato dal suo personalissimo delirio per ottenere un visto di entrata per gli Stati Uniti (la cantante è cittadina inglese, originaria dello Sri Lanka), il brano descrive gli stereotipi sui migranti clandestini, che, armati di documenti falsi e pistole, sarebbero solo in grado di minacciare e derubare la popolazione:
“All I wanna do / Is take your money”, ripetono i canti infantili alternati a spari di armi da fuoco.
La guerra civile spagnola descritta dai Clash
Spanish Bombs dei Clash ha questo ritmo allegro e cadenzato, ideale per parlare della guerra civile spagnola, paragonandola agli attacchi dei separatisti baschi in alcuni resort della Costa del Sol.
Tantissimi i riferimenti piazzati da Joe Strummer nel testo della canzone: l’Andalusia è stata la prima regione spagnola ad essere conquistata dai fascisti (“Spanish songs in Andalucia”), Federico Garcìa Lorca era un poeta repubblicano andaluso che fu ucciso durante la ribellione (“Fredrico Lorca is dead and gone”), poi ancora “Spanish weeks in my disco casino, the freedom fighters died upon the hill”, “Or can I hear the echo from the days of ’39?”.
Un argomento leggero da affrontare in una canzone punk che avrebbe poi fatto ballare diverse generazioni a venire, spesso ignare del vero significato del testo.
La morte, but make it sound happy
Dialoghi con l’aldilà in Little Talks degli Of Monsters and Men
Alla fine del 2011 abbiamo smesso per un momento di canticchiare Pumped Up Kicks per dedicarci alla nuova uscita: Little Talks. Singolo d’esordio della band islandese degli Of Monsters and Men, la canzoncina era così orecchiabile e allegra da diventare colonna sonora di una serie di spot televisivi e cinematografici.
Durante un’intervista a Interview Magazine, però, la cantante e chitarrista del gruppo, Nanna Bryndís Hilmarsdóttir, ha raccontato di essersi ispirata nella stesura del testo a una coppia di anziani che ha vissuto nella sua casa per oltre trent’anni, separata soltanto dalla morte. La canzone che punteggia le offerte Vodafone parla dunque di un’anziana signora che dialoga con il defunto marito.
“You’re gone, gone, gone away / I watched you disappear / All that’s left is a ghost of you / Now we’re torn, torn, torn apart”.
Di comunicazione in effetti si tratta, ma non credo basti una scheda SIM per questo.
Il tristo mietitore fuori dal concerto dei Kiss in Detroit Rock City
Tutt’altro genere quello dell’hard rock dei Kiss e del loro inno Detroit Rock City: una canzone apparentemente allegra per celebrare la voglia di fare festa, ma che in realtà nasconde un’oscura storia vera.
Durante un tour precedente all’uscita dell’album Destroyer, un ragazzo fu travolto e ucciso da un’auto proprio fuori dall’arena del concerto. Il chitarrista Paul Stanley ne rimase così colpito da decidere di scrivere una canzone sull’accaduto, in collaborazione con il produttore Bob Ezrin.
“Twelve o’clock, I gotta rock / There’s a truck ahead, lights staring at my eyes / Oh my God, no time to turn / I got to laugh ‘cause I know I’m gonna die”.
In conclusione
Forse la melodia allegra aiuta ad esorcizzare temi profondamente infelici, oppure in alcuni casi il suono è stato trasformato man mano che la canzone ha preso forma. Il risultato è una specie di spaccatura tra il testo e le note: una crepa che si insinua anche nei cuori più impavidi, ma che ci permette di fischiettare via la tristezza.
Articolo di Federica Mingarelli