“La Bella Confusione” è tutto ciò che non vi aspettate da Charlie Charles
Il producer ha appena pubblicato il suo primo album: un progetto che non segue il mercato ma solo l’istinto del suo autore
Charlie Charles
Poche ore fa, prima dell’uscita de La Bella Confusione, il nuovo – anzi, il primo – album di Charlie Charles, sono capitata in un video che ne pronosticava alcuni elementi. Un feat tra Sfera Ebbasta e Tony Boy, più di 14 artisti presenti, una traccia solista di Shiva, una posse track che richiamasse Bimbi, un brano ripescato dal suo hard disk del 2016. Ecco: se ciò che volete dal nuovo Charlie è un progetto del vecchio Charlie – aka il producer che quasi 10 anni fa ormai ha plasmato il suono della trap italiana – senza possibilità di cambiare idea, beh… abbiamo una brutta notizia per voi.
Se però siete pronti ad accogliere il cambiamento e la cresciuta di un artista che col tempo ha maturato esperienze e consapevolezze, ha sperimentato e ha scelto la via più impervia abbracciando anche un certo male di vivere e – appunto – una confusione che qui sembra aver trovato un qualche tipo di pace, mettetevi comodi e godetevi il viaggio, perché ne vale la pena.
L’impresa più difficile di Charlie Charles
Quello di Charlie Charles è infatti un album evidentemente tormentato, sofferto, rimaneggiato, di quelli che prima di trovare la giusta forma sono stati tante cose diverse e che sembrano essere stati nei cassetti per anni finché qualcosa non ti fa capire che è il momento opportuno per tirarli fuori, arrivato attraverso una promo silenziosa e sottile come il filo su cui Charlie Charles cammina nella copertina e che non ha bisogno di urlare per farsi notare, in cui l’essenziale – e dunque la musica – è l’unica cosa che conta. Nell’era delle tracce Frankenstein, dei dischi che più che quelli dell’anno sembrano quelli degli altri (per citare un altro brano a cui Charlie ha lavorato recentemente) e che finiscono per essere di nessuno, ciascun artista coinvolto trova il proprio spazio per esprimersi davvero grazie a produzioni sartoriali.
Sarà per questo forse che, in questo progetto, Charlie è riuscito nell’impresa più difficile per un producer che decide di fare un album: tirare fuori e mettere al servizio della propria musica quei lati così intimi che solitamente gli artisti custodiscono gelosamente per i propri dischi.
La sorpresa di Sfera Ebbasta
E allora è così che Blanco parla di Attacchi di panico, Mahmood confida la sua Paura di finire i vent’anni senza più niente da dire, Massimo Pericolo apre uno squarcio potentissimo su una tristezza che nonostante tutto sembra non passare e Sfera Ebbasta firma la traccia più personale di tutta la sua carriera. In Un volta in più infatti, si compie l’inaspettato, una magia che solo Charlie – colui con cui tutto è iniziato – poteva realizzare: restituire a Sfera quel lato reale e fragile che negli anni sembrava aver perso e che qui lo rende di nuovo umano. Non il trap king, non l’uomo dei record, ma quello che ammette che il pensiero di scambiare i beni materiali con ciò che ha perso in nome dei soldi e del successo, spesso lo accarezza.
Ecco, forse La Bella Confusione non sarà il disco di cui il mercato aveva bisogno – e, badate bene, non parliamo di qualità, ma di commerciabilità di un progetto che non vuole inseguire nessun trend o cosechefunzionano -, ma quello di cui Paolo necessitava e che dunque ha fatto seguendo l’unica bussola necessaria: se stesso.
