“Dallamericaruso”: il concerto perduto di Lucio Dalla che – per fortuna – è stato ritrovato
Il film concerto diretto da Walter Veltroni, con le riprese integrali rimasterizzate in 4K e Dolby Atmos del live del cantautore a New York nel 1986, è un viaggio nel passato, oltre che un omaggio a una delle canzoni italiane più famose nel mondo: “Caruso”. Il regista Walter Veltroni: «Spero che le persone lo cantino e lo vivano come un concerto al quale noi abbiamo aggiunto il pezzo che mancava»
Li chiamano “Indiana Jones”, anche se non vanno in giro con una frusta, d’altronde non ne hanno bisogno: Manuel Bencini è uno di questi ed è grazie a lui se la prossima settimana uscirà al cinema Dallamericaruso. Il concerto perduto, il film diretto da Walter Veltroni che mostra per la prima volta le immagini ritrovate e rpestaurate del concerto di Lucio Dalla al Village Gate di New York nel 1986. Bencini è un collezionista cinefilo di Civitavecchia che, per caso, ha acquistato le bobine dello storico live da un rigattiere di Faenza.
Dopo quattro anni, passati alla ricerca di qualcuno che avesse un “pollice C “per lavorarci, finalmente il contenuto è stato rivelato e rielaborato. Il docufilm verrà presentato in anteprima a Bologna il 19 novembre al Pop Up Cinema Medica, prima di approdare in sala il 20, 21 e 22.
Dallamericaruso: la storia di Caruso
Dallamericaruso è un film bifronte. La prima parte è documentaristica e racconta la genesi di Caruso, la canzone che ha completato l’album del Live at the Village Gate di New York del 1986, la seconda è un vero e proprio film concerto con le immagini ritrovate e rimasterizzate dello show di Lucio Dalla.
Si parte dall’estate del 1986, dal giorno in cui è nata Caruso. Un guasto all’imbarcazione dove si trovava insieme alla cantante Angela Baraldi, costringe il cantautore a fermarsi a Sorrento e ad alloggiare nell’Hotel Exclesior. L’albergo, come lo era stato per i giovani nobili dell’Ottocento, diventa una tappa del Gran Tour artistico di Lucio Dalla. La cantante venne assegnata la camera dove nel 1921 aveva soggiornato il cantante Enrico Caruso.
Angela Baraldi, protagonista della prima parte di Dallamericaruso, accompagna lo spettatore nel luogo dove è nata una delle canzoni italiane più famose nel mondo. «Sono entrata nel mondo di Lucio Dalla passando dalla porta delle favole» racconta la cantante. Seduta sul letto, Angela ha visto il cantautore emiliano scrivere e cantare al pianoforte l’intro e il ritornello del brano. Lucio Dalla ha sempre amato l’aspetto favolistico e giocoso della realtà. Per comporre Caruso ha scelto di credere a una leggenda, quella che gli raccontò il barista dell’hotel Angelo Leonelli. La storia di Enrico Caruso in fin di vita e innamorato di una sua giovane allieva, divenne l’ispirazione e la trama di uno dei pezzi più personali di Dalla.
«Lucio Dalla decise di credere a una favola non vera. È il cantautore più felliniano e, anche lui, come Federico, da non romano, ha raccontato una sfaccettatura storica di Roma in un brano iconico come La sera dei miracoli» spiega Walter Veltroni. Il film, dopo aver lasciato spazio alle interviste di chi lavorava nell’albergo, compreso lo stesso Lionello, omaggia Caruso inserendo una chicca. Si tratta di una ripresa scartata dal film Passione di John Turturro del 2010, anch’essa ritrovata, in cui Lucio canta in maniera intensa il brano difronte al golfo.
Il concerto al Village Gate di New York
Una scena de La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore fa da transizione alla seconda parte di Dallamericaruso. Veltroni riesce a coniugare cinema, musica e narrazione, traducendo in immagini il sogno americano. Per Lucio Dalla in realtà quello stesso sogno prende corpo il 23 marzo 1986 sul palco del Village Gate di New York. Un locale di culto dove ogni sera si esibivano mostri del jazz come Miles Davis e John Coltrane.
Le immagini del concerto sono frutto delle riprese di un giovane Ambrogio Lo Giudice. «Avevo trent’anni e non avevo mai girato nulla di così complesso prima di allora, al massimo qualche videoclip» racconta il regista. Lucio Dalla però «era un pazzo» e volle a tutti i costi che fosse Ambrogio a immortalarlo nel suo viaggio tra Canada e Stati Uniti. Lo Giudice salì così a bordo del bus, ribattezzato “Bus Springsteen”, insieme al cantautore, agli Stadio e alla troupe statunitense con la quale avrebbe dovuto collaborare «senza conoscere una parola d’inglese».
Il docufilm di Walter Veltroni mostra un Lucio Dalla apparentemente a suo agio, sia dietro le quinte che sul palco. che suona e improvvisa alla tastiera sono poetiche sia da un punto di vista fotografico, che musicale. Il cantautore emiliano sapeva che il pubblico del Village Gate – per la maggior parte composto da americani – aveva voglia di scoprire le sue canzoni e allo stesso tempo di non essere troppo disorientato. Per questo gli arrangiamenti passano dal rock al jazz, fino al soul e al gospel. La sensazione che emerge nel vedere e nell’ascoltare il concerto è che Lucio si sia divertito, soprattutto nelle lunghe introduzioni improvvisate che accompagnavano i brani in scaletta.
La scaletta del concerto si apre con Viaggi organizzati e prosegue attraversando gran parte della discografia di Dalla. Tutta la vita, Cara, La sera dei miracoli, Washington fino al bis con Futura, Stella di mare e 4/3/1943. Grazie alla superba qualità dell’audio restaurato in Dolby Atmos, Dallamericaruso di Walter Veltroni riesce a far rivivere il sogno anche a chi in quel locale di New York non c’è mai stato.
Lucio Dalla, una personalità colorata e “sguillante”
Nonostante Dallamericaruso sia un documentario che racchiude un minuscolo momento della vita di Lucio Dalla, la personalità del cantautore straborda dalle immagini. Angela Baraldi nel film lo descrive come un personaggio vitale che però amava passare dei momenti di solitudine. «Era una persona “sguillante” che, nel momento in cui credevi di averlo tutto per te, ti sfuggiva». L’aggettivo utilizzato dalla cantante, che non esiste nel vocabolario italiano, sembra far riferimento alla natura scivolosa e inafferrabile delle anguille.
Gli spettatori però potranno afferrare Lucio Dalla attraverso lo sguardo e le orecchie, anche quando non è sullo schermo. Come avviene nel finale dove, sulle note dal vivo di 4/3/1943, scorrono le immagini delle strade notturne di New York. Una scelta che Walter Veltroni ha compiuto per evitare il classico finale malinconico. Si tratta di un film concerto, ma la personalità di Lucio Dalla appare in tutti i suoi colori: gioca a calcio – nel video di Renzo Cremonesi – e saluta dal gommone. Due spezzoni che sembrano quasi fuori contesto, ma sono il tocco finale del regista, un raggio di sole che non stona.
Dallamericaruso riesce a far rivivere il passato senza nostalgia, lo trasferisce in un eterno presente dove ci si ritrova capaci di sognare a occhi aperti. La foto che riassume tutte queste sensazioni positive è quella scelta per la locandina del film, oltre che per la copertina del doppio CD Dallamericaruso – Live at Village Gate, New York 23/03/1986 (disponibile dal 1° dicembre). Immortalato da Ambrogio Lo Giudice, Lucio Dalla è nudo davanti alla skyline di New York, a braccia larghe, come volesse abbracciare tutti quei grattacieli che ha davanti. Una missione impossibile per chiunque, ma non per lui e la sua musica.