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Damiano David: «“Funny Little Fears” mi ha aiutato a superare le mie paure»

Il primo album solista del cantante dei Måneskin, in uscita il 16 maggio, è un disco pop maturo e sfaccettato, che si discosta dal sound della band per abbracciare uno stile più personale e sofisticato

  • Il11 Maggio 2025
Damiano David: «“Funny Little Fears” mi ha aiutato a superare le mie paure»

Damiano David (foto di Damon Baker)

Si contano sulle dita di una mano gli artisti che vantano una carriera solista allo stesso livello di quella del gruppo rock nel quale hanno militato. Non sappiamo ancora se Damiano David rientri in questo novero ma – a giudicare dai risultati dei suoi primi quattro singoli Silverlines, Born With a Broken Heart, Next Summer e Voices, oltre ai numerosi sold out già ottenuti per il suo primo tour mondiale – le premesse per affrancarsi da un “brand” forte come quello dei Måneskin ci sono tutte. Dopo essersi messo in evidenza nella band per carisma, presenza scenica e potenza vocale, Damiano David ora è pronto, con il suo primo album Funny Little Fears – in uscita il 16 maggio – a lasciare il segno anche in questo nuovo progetto solista, un disco pop maturo e sfaccettato, nato dalla necessità di esprimere una parte più personale e intima di sé.

Damiano David - Funny Little Fears - copertina album
La copertina di Funny Little Fears di Damiano David

Damiano David racconta Funny Little Fears

«Funny Little Fears è il diario emotivo di questo mio ultimo anno», dice Damiano David, che ha presentato il nuovo album alla stampa nei leggendari Forum Studios di Roma, tanto cari al maestro Ennio Morricone. «Scriverlo mi ha aiutato a superare alcuni blocchi emotivi e alcune ansie, e a mostrare un lato personale e musicale per me importante».

Un percorso solista iniziato con la teatralità cinematica di Silverlines e poi proseguito con l’accattivante electropop anni ’80 di Born With a Broken Heart, con l’intensità di Next Summer e con la recente Voices, un pop/soul di grande impatto sonoro che apre l’album con un messaggio forte: «Voices rappresenta la mia battaglia interiore contro tutto ciò che mi ha portato lontano da me, dalla capacità di capire quello che volevo, ma soprattutto quello che non volevo».

Tra le quattrodici canzoni del nuovo disco spiccano Tango, un brano coinvolgente, estivo e ritmato, tutto da ballare; Zombie Lady, un travolgente elettropop anni ‘80 alla New Order con una chitarra acustica in primo piano; The Bruise, una sognante ballad in stile West Coast anni ’70; la romantica Sick of Myself, con un ritmo cadenzato, pennellate di organo e chitarra acustica; Tangerine, un power ballad che ha una progressione armonica anni ‘50, con tanto di assolo di chitarra nel finale; Perfect Life, un pezzo quasi interamente acustico, con voce e chitarra acustica grandi protagonisti.

L’esperienza a Joshua Tree

L’ascolto dell’album di Damiano David è stato introdotto dalla visione di un minifilm di Funny Little Fears ambientato nel parco del Joshua Tree, luogo magico nel sud-est della California che ha ispirato uno degli album più celebri degli U2. Un luogo che Damiano porta nel cuore: «Alla fine della scrittura dei brani abbiamo fatto due camp insieme ai miei autori a Joshua Tree e a Malibu. Lì ho capito tutto il loro valore: sono riusciti a leggere parti di me stesso che neanch’io avevo capito. Oltre a quelle che avete ascoltato, ci sono canzoni che non sono nel disco ma a cui sono particolarmente legato. Sono nate in quei giorni alle due di notte, tra le dune del deserto e il cielo completamente libero».

Damiano David ha poi spiegato come sono nati il titolo Funny Little Fears e l’esigenza del percorso solista: «Volevo mostrarmi in maniera diversa e parlare di cose diverse rispetto al periodo passato insieme ai Måneskin, esponendomi personalmente per conoscermi meglio. Mi sono vergognato per molto tempo delle mie paure, a volte isolandomi pur di non mostrarle agli altri. Adesso, un anno e mezzo dopo aver iniziato il percorso che mi ha portato a finire il disco, mi viene quasi da ridere per le paure che avevo quando ho iniziato».

Damiano ha ricordato le difficoltà di quando si è trovato a metà progetto e i dubbi sulle proprie capacità non lo abbandonavano mai: «Il momento più difficile è stato quando avevo pronte sette o otto canzoni. Ero nel pieno del processo e ancora mi chiedevo se sarei stato in grado di farcela senza la fiducia, la struttura e il sostegno di una band. Questo percorso mi ha aiutato a trovare il mio potenziale, che vedo più grande e più vero rispetto a prima».

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Damiano David (foto di Damon Baker)

Il rapporto con i Måneskin

Il cantante non rinnega nulla della sua esperienza con i Måneskin. Sottolinea più volte di non sentirsi, con questo album, in competizione con i suoi colleghi e amici. «Il mio album suona diverso perché ho le mie influenze musicali e perché non rubo a casa mia. I brani che ho inciso per la band erano frutto di quel periodo e delle nostre diverse sensibilità artistiche, che ho sempre protetto e rispettato. Quello che abbiamo fatto con i Måneskin non credo che potrà mai essere oscurato dalla mia carriera solista. Anche se non dovessimo fare mai più una canzone insieme, resterà per sempre quello che abbiamo creato e le esperienze che abbiamo condiviso con loro».

Damiano ha raccontato l’importanza che ha avuto la sua nuova relazione nell’ispirazione dei nuovi brani. «Il mio album riflette l’esperienza di un uomo innamorato che è passato, in un anno e mezzo, dal cuore infranto al vero amore. Le mie relazioni hanno un ruolo fondamentale nella vita, sono il 90% della mia felicità. La chiusura di un precedente rapporto ha rotto un meccanismo. Mi sentivo perso, depotenziato e tanto solo. Mi sono dovuto riconnettere con me stesso e la mia nuova relazione mi ha aiutato a ritrovare le mie motivazioni e il mio equilibrio».

Il cantante romano non vede l’ora di iniziare il suo primo tour mondiale da solista. «È incredibile essere un artista italiano che sta per affrontare un tour mondiale. Ho bisogno di vedere le reazioni delle persone, non soltanto i risultati digitali, che sono asettici. Inizierò a giugno ad esibirmi nei festival, che sono la parte più divertente del mio lavoro. Anche perché incontri tanti colleghi ed è più importante far divertire il pubblico piuttosto che essere perfetto dal punto di vista tecnico».

Articolo di Gabriele Antonucci

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