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Diddy era coinvolto nell’omicidio di Tupac? La testimonianza di Ashley Parham e la presunta vendetta

La donna ha richiesto un risarcimento di 50 milioni di dollari al magnate dell’industria musicale americana, già accusato di violenza sessuale da più di 120 persone

Autore Billboard IT
  • Il16 Ottobre 2024
Diddy era coinvolto nell’omicidio di Tupac? La testimonianza di Ashley Parham e la presunta vendetta

Sean Diddy Combs, foto di Paras Griffin/Getty Images

Diddy avrebbe violentato una donna per aver insinuato di un suo coinvolgimento nell’omicidio di Tupac Shakur. Secondo i documenti ottenuti da TMZ, la causa, depositata presso il tribunale federale della California settentrionale, è stata intentata per violenza sessuale, percosse e sequestro di persona. La vittima, Ashley Parham, è una residente della California e i fatti risalirebbero a marzo del 2018.

L’aggressione sessuale sarebbe avvenuta con un telecomando della televisione, come sostiene l’accusatrice. Il rapper, con l’aiuto di diversi complici, avrebbe conosciuto la Parham dopo una chiamata in Facetime con un suo amico che l’aveva incontrata fuori da un bar. La ragazza però non era affatto impressionata dal conoscente famoso e intervenne, secondo il documento di querela, per insultare il mogul sostenendo che aveva avuto un ruolo nell’omicidio di Tupac. Queste parole avrebbero scatenato l’ira di Diddy.

Dopo aver ricevuto le accuse dalla ragazza, il rapper avrebbe iniziato a minacciarla verbalmente, dicendole che avrebbe pagato per ciò che aveva detto. Circa un mese dopo, il 23 marzo del 2018, l’uomo del bar avrebbe organizzato l’imboscata. Secondo Parham, l’avrebbe invitata nella sua casa di Orinda in California per aiutarlo a prendere le medicine per il cancro. A quel punto si sarebbe presentato anche Combs con i suoi amici. «Pensavo che non l’avrei mai visto di persona», sostiene Perham nel documento d’accusa. Una volta di fronte a lei Diddy avrebbe estratto un coltello e minacciato di segnarle la faccia con un ‘Glasgow Smile’, la ferita curva che assomiglia ad un sorriso.

Diddy, il presunto stupro e la complicità dell’assistente

La ferita sarebbe stata la vendetta per aver osato associare il nome di Diddy alla controversa morte di Tupac. Il tutto sotto gli occhi di Kristina Khorram, l’assistente numero 1 del discografico statunitense, che avrebbe impedito lo sfregio sul volto. Il tutto, sempre secondo l’accusa, solo per non inorridire i potenziali clienti a cui avrebbero ‘venduto’ la Parham. Diddy è infatti accusato di tratta a scopo sessuale tra Miami New York e Los Angeles e secondo la Khorram, Parham sarebbe potuta entrare in quel giro.

Khorram è infatti accusata nella denuncia di aver favorito le violenze di Combs, organizzando l’aggressione sessuale con il telecomando. Diddy avrebbe cosparso il corpo di Parham con dell’unguento per facilitare la penetrazione sia vaginale che anale. La ragazza sostiene che Diddy ha affermato in quegli istanti che «la sua vita fosse nelle sue mani e che poteva farla sparire quando voleva».

Dopo lo stupro, l’assistente Kristina avrebbe costretto l’accusatrice Ashley a ingoiare delle pillole tranquillanti. In ogni caso sarebbe riuscita ad alzarsi per tentare di scappare, con Combs incredulo di vederla camminare perché sosteneva di averle dato «abbastanza droga da stendere un cavallo». La Parham dopo la presunta aggressione è riuscita a scappare e ad essere curata in ospedale dove le avrebbero eseguito un check-up per i casi di stupro.

Stando alle dichiarazioni successive, Ashley ha denunciato l’accaduto al dipartimento di polizia di Orinda e ha rilasciato una dichiarazione alla polizia di Walnut, ma non ha mai menzionato il nome di Combs. La motivazione della mancata menzione di Parham sta nella paura di ripercussioni e danni ulteriori da parte di Diddy, oltre che alla convinzione di non essere creduta. Ora la donna ha citato in giudizio Sean Combs, Kristina Khorram e altri ignoti richiedendo 50 milioni di danni e un processo.

Diddy è ancora in carcere in attesa del processo

Quest’ultima causa esula da quella dei più di 120 nomi, la maggior parte anonimi, che hanno accusato il discografico di abusi e violenze sessuali. Diddy era stato arrestato il 16 settembre presso l’hotel Park Hyatt di New York ed è stato chiamato in giudizio subito dopo per reati di racket, traffico sessuale e violenza domestica e si trova ora nel penitenziario di Brooklyin a New York. Il team legale del produttore sta continuando a provare ad ottenere il rilascio su cauzione di 50 milioni di dollari in attesa del processo. Il cantante continua a dichiararsi innocente e totalmente estraneo ai fatti.

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