Elettra Lamborghini: «Il mio cognome non sempre mi ha aiutata. Di “Elettraton” voglio arrivi l’energia»
Vulcanica, ironica e iconica. La Twerking Queen di Bologna è tutto ciò che appare nel piccolo schermo e molto di più. L’abbiamo incontrata per farci raccontare il suo nuovo album in uscita venerdì, per parlare di stereotipi e sogni nel cassetto
«Sono emozionatissima, infatti ho un po’ paura!». Per chi la segue da sempre sul piccolo schermo e sul palco, “Paura” ed “Elettra Lamborghini” sembrano due concetti che non possono coesistere nella stessa frase, ma basta trascorrere anche poco tempo con questa donna vulcanica, spumeggiante, estremamente genuina e alla mano per capire che Elettra è tutto fuorché una diva (nel senso negativo del termine) o, come direbbero i giovani, una poser. Anzi.
La incontriamo negli uffici di Universal a Milano a pochi giorni dall’uscita di Elettraton, il suo nuovo album che vedrà la luce venerdì 2 giugno e che senza dubbio ascolteremo spesso da qui a settembre. «È un disco iconico», mi racconta Elettra quando le chiedo tre aggettivi con cui lo descriverebbe. «Ho cercato di scegliere le hit più belle che ho potuto. Energico, perché è quello che vorrei arrivasse ad ogni persona che lo ascolta». E su questo di dubbi ce ne sono ben pochi.
«Ma è anche un disco sofferto», mi dice spiazzandomi. «Non sono una che lo dà a vedere, ma sono state giornate veramente intense in cui avrei voluto strapparmi i capelli. Succede che io vada in studio e non mi piace la mia voce, oppure non riesco a trovare la tonalità o non mi piace il beat. So che non si direbbe da fuori, ma ho anche tante insicurezze. Io sono una che vuole sempre controllare tutto, ma del tipo che avrei voluto produrmelo da sola!».
Quindi sei una perfezionista, le dico. «Mamma mia! Non ti dico che sono compulsiva, ma anche in quei rari momenti in cui faccio le pulizie devo farle benissimo. Se cucino devo pulire il piatto finché non è perfettamente asciutto, la padella deve essere drittissima. Nella musica però mi rendo conto che non posso fare tutto io, anche se vorrei. Non sono una produttrice, quindi automaticamente mi devo rilassare e dire “ok, mi devo fidare delle persone”».
Elettra Lamborghini: «Voglio lavorare fino a che non muoio»
Di Elettra Lamborghini, in questi anni, se ne sono dette tante, e gli stereotipi da scardinare su di lei sono ancora troppi. «Io credo che in questi anni ho sempre cercato di far capire che sì, il mio cognome mi ha sicuramente aiutata perché ha suscitato attorno a me un interesse in più. Però c’è gente che non si vuole nemmeno associare ad un cognome così, quindi di porte in faccia ne ho prese tante. Non voglio fare la vittima, ma il mio cognome è stato anche d’intralcio perché le persone pensano che io abbia tutta la pappa pronta. Invece no, l’album me lo sono fatta io, sono stata io a dire questo mi piace e questo no. Penso che ormai si sia capito che io voglio essere solo Elettra Lamborghini come persona».
E mai come nel suo caso, vale il detto “mai giudicare un libro dalla copertina”. «Io pubblico sempre foto un po’ sexy, ma poi quando mi parli e mi vedi ti rendi conto che di sexy non ho nulla. Sono una molto alla buona, non c’è proprio malizia in me. Non è proprio nella mia persona. Anche il lavoro. Io non so come facciano quelli che non hanno voglia di lavorare, il lavoro dà un senso alla tua vita. Io l’ho detto a tutti: “voglio lavorare fino a che non muoio”. Non me ne frega niente, qualsiasi cosa accada io voglio farlo. Voglio dare qualcosa alle persone, e un giorno vorrei veramente convertirlo in qualcosa di ancora più grande. Aiutare davvero».
E tra un live a San Siro tutto suo e la conduzione del Festival di Sanremo, Elettra non ha dubbi. «No, amo, sincera? Io conduco Sanremo perché poi mi faccio una produzione della Madonna! Così di San Siro ne faccio quattro, non uno!». E noi, dopo questa chiacchierata, ce li faremmo tutti.