A scuola di dissing con Fabri Fibra
Le scintille fra Salmo e Luchè hanno riacceso la passione del rap game italiano per l’antica arte dello sfregio in rima. Qui un estratto dalla biografia scritta da Michele Monina con il meglio delle sciabolate tirate dal rapper
Negli ultimi giorni non c’è account social che non sia stato raggiunto dall’hot topic musicale del momento: il dissing fra Luché e Salmo. La querelle fra i due rapper ha riacceso la passione del rap game per l’antica arte dello sfregio in rima, che in Italia ha un re indiscusso: Fabri Fibra.
Sono innumerevoli i dissing il rapper marchigiano e colleghi musicisti o personaggi dello spettacolo in genere, trovando espressione con rime al vetriolo che sono l’opposto polare di ciò che intendiamo con “politicamente corretto”.
Nella recente biografia Tutti vogliono un fenomeno. La storia di Fabri Fibra (ed. Il Castello), Michele Monina dedica un capitolo proprio alle più memorabili sciabolate tirate dal rapper con i suoi versi. Ripassiamo insieme.
Le origini del dissing
Il termine dissing, che sta per “mancanza di rispetto”, compare per la prima volta nel 1985, in una canzone di LL Cool J, I Can’t Live Without My Radio. Ma sarà negli anni Novanta che balzerà agli onori delle cronache. Nere.
Con l’avvento del gangsta rap, infatti, e con certi atteggiamenti non esattamente ascrivibili dentro la legalità da parte dei rapper della East Coast e della West Coast, il dissing occuperà quasi quotidianamente le pagine di cronaca nera dei giornali americani, con il duplice omicidio di 2Pac Shakur e di Notorius BIG come punto di non ritorno.
In pratica un rapper prende di mira un suo collega, a volte un suo ex-compare, e gli dedica alcune rime se non addirittura un’intera canzone. Il collega risponde letteralmente per le rime, e si va avanti di questo passo. Finché non ci scappa il morto. Nel caso specifico, due morti. Da noi la faccenda è sempre stata un po’ meno drastica, con sfottò e insulti a volte anche molto pesanti, ma senza mai sfociare in omicidi e neanche in risse.
Fabri Fibra, re dei dissing
Anche da noi, in fondo, questa pratica ha trovato un suo sfogo, fortunatamente solo verbale. E visto che a livello di lingua, Fabri Fibra è uno cui è difficile star dietro, non vi stupirete nel sapere che se esiste un rapper che ha collezionato davvero una marea di dissing, beh, quello è proprio lui.
[…]
In verità, più che riceverne, Fabri Fibra ha passato buona parte della sua carriera a farne, specie prima di arrivare al successo. Come sempre, poi, sembra evidente che nello sfottere Tizio o Caio, Fibra intendesse spesso mettere a nudo il Re più che Tizio o Caio stessi. Parlare a nuora perché suocera intenda, ma nei fatti a ogni dissing è seguita una polemica, e spesso, a breve giro di posta, un dissing di ritorno.
Il primo dissing (di Fibra) di cui si ha memoria è quello contro la cantautrice Elisa e la rapper Malaysa nel brano S.A.I.C. di Bassi Maestro. Nel pezzo il rapper milanese se la prendeva già di suo contro tutta una serie di artisti, da Piero Pelù e Syria, coi quali aveva lavorato in passato, a Tiromancino, R. Kelly, Paolo Meneguzzi, Roberto Angelini, e i colleghi, o presunti tali, Caparezza e Frankie HI-NRG.
Curioso notare come, poi, Fibra andrà a rappare proprio con Elisa, nel 2010, ospite di Anche tu, anche se dall’album Ivy, ma nella vita si fa sempre in tempo a cambiare idea.
[…]
Un po’ di frecciate per cominciare
Fibra comincia prendendosela con i romani: “Potessi andare in radio punto a farti un tirocinio / Sbudellando i testi idioti che fanno il Piotta e i Flaminio”. Due battute e via, fatti fuori i rapper supercafoni e coatti per antonomasia.
Poi torna a occuparsi della Pina, evidentemente la meno amata dal rapper senigalliese: “Non merito un premio questo è il grilletto e lo premo / Mi faccio un buco nel cranio ma prima alzo la mano/ perché domandi chi non crede in questo rap italiano / C’è ancora chi si legge Aelle di un parente lontano / Non mi sono mai fatto donne come la Pina / Che di tre dischi che ha fatto non ricordo una rima”.
(…)
Ma Fibra non fa prigionieri, anche stavolta, quindi attacca anche i rapper impegnati: “Io non descrivo rappresaglie e sommosse / Non è rap quello dei 99 Posse / Mi rendono le palle grosse”.
Non credo servano spiegazioni, per questi versi. L’album in questione, Mr. Simpatia, iniziava con un brano, il già citato L’uomo nel mirino, che a sua volta era un florilegio di insulti e sfottò rivolti a colleghi e personaggi dello spettacolo. Si comincia con un noto deejay, il fratello di Linus a sua volta voce nota di Radio Deejay: “Sono il disco macchina che investe il motorino con sopra Albertino / Faccio marcia indietro e lo sopprimo”.
Il dissing a Tormento
L’uomo nel mirino contiene poi uno dei dissing più famosi della storia del rap italiano, quello rivolto al suo ex amico Tormento, prima voce dei Sottotono, insieme a quel Big Fish che in seguito produrrà tante a tante canzoni per Fibra, e poi artefice di una altalenante carriera solista, sotto tanti nomi diversi.
Fibra accusa Tormento di essere gay, e lo fa senza paura di passare per omofobo: “Non vivo questo tempo / Io non parlo come un gay come quel cazzo di Tormento”. Queste poche parole daranno la stura a una querelle che durerà a lungo nel tempo, con Tormento che dedicherà al suo collega marchigiano ben due ben due brani – Puzza di fighetta e Puzza di fighetta (parte seconda) – e con anche Nesli, ospite dei Sottotono nell’album …In teoria, coinvolto nella lite.
Fabri Fibra vs. Grido
E se una doppia rima è bastata a scatenare l’ex Sottotono, una semplice frase ha fatto lo stesso con Grido, fratello di J-Ax degli Articolo 31, e parte della boy-band milanese dei Gemelli DiVersi. La canzone incriminata, per altro molto intimista e malinconica, è contenuta nell’album di debutto su major, Tradimento, e si intitola Idee stupide.
Fibra a un certo punto dice: “La gente è convinta che il rap lo fai se fai il cattivo e se magari sputtani qualcuno allora sei anche un figo / Mi sta sul cazzo Grido i gemelli, il cugino / Duecento nomi a caso di gente che non sa persino che io rimo”.
Una frase che vuole sottolineare come l’essere sotto i riflettori, a volte, rende un’immagine di sé distorta a beneficio dei fan e del resto del mondo. È questo il tema del brano, non certo il cantante efebico dei Gemelli DiVersi.
[…]
Ma Grido non ci sta, e anche lui risponde a una rima con un intero brano, anche questo entrato negli annali dell’hip hop italiano. Genere dentro il quale, per la cronaca, nessuno ha mai incluso la boy-band milanese. Il brano è una cover di Applausi per Fibra, e si intitola Standing ovation.
Fabri Fibra vs. Inoki
Altra faida mica da ridere quella che l’ha visto attaccato più volte da Inoki, in passato al suo fianco in alcune esperienze quando Fibra non era ancora un solista, ma parte degli Uomini di Mare. Inoki ce l’ha soprattutto con Vacca, ai tempi socio di Fibra, ma per la proprietà transitiva il suo attacco prevede anche una stoccata agli amici dei propri nemici.
Nel brano Sentimento reciproco, il rapper bolognese attacca Fibra e Vacca in due riprese. Prima citando la maschera da pagliaccio usata da Fibra dal vivo e nei video: “È reciproco neanche tu mi piaci sono giù coi falchi siamo più rapaci non confondere / Il mio genere con Marco Masini io marco casini marco confini qua non trovi roba strana / Finti rasta o pagliacci e menami se canto come Biagio Antonacci bro io non / C’entro un cazzo questi bassi ti fanno venire giù il palazzo”.
Poi minacciando il collega non solo a parole: “Cresciuto in giro senza fissa dimora fare soldi e rap per me non è una fissa di ora tu / Vuoi gli applausi in giro prendi gli schiaffi fai il cattivo la tua Fibra è il mio lassativo / Sono il fagiano che ti caca in testa fatti rispettare se vuoi fare il gangsta”.
In seguito tornerà a farsi sentire anche nel brano Le Mucche Fanno Muu, ma la faccenda non spingerà Fibra a una risposta in rima, perché a volte il silenzio fa più male che tante parole spese. Neanche ti vedo, questo il senso, non meriti una mia rima.
Marco Carta e Fedez
[…]
Prima di chiudere dunque questo lungo capitolo, un paio di altre citazioni, significative perché davvero tipiche della sua poetica irriverente e al tempo stessa attenta a mettere in evidenza le storture della nostra società. Entrambe sono contenute nell’album di studio Controcultura, uscito nel 2010.
Nel brano Double Trouble, Fibra liquida in una battuta il campione di Amici di Maria De Filippi e di Sanremo 2009, Marco Carta, dandogli, come è costume, dell’omosessuale: “Due righe parallele che viaggiano all’infinito / Nello spazio vuoto senza mai toccarsi l’una con l’altra / Come la figa e Marco Carta”.
Fabri Fibra si riposiziona così al centro della scena rap, che nel mentre è esplosa ulteriormente, seppur spostando il suo baricentro verso un pop adolescenziale, coi vari Emis Killa e Fedez. Peraltro il rapper di Pop-hoolista è oggetto di un dissing, risposta a Veleno per Topic e alla battuta fatta su Fibra a X Factor, in risposta a Mika che diceva di apprezzare l’artista marchigiano (“Ascolti rap un po’ di merda”, aveva replicato Fedez).
La risposta di Fibra è secca e incisiva: “Non ci si crede / Chi mi ascolta si rivede / Odio i rapper banali, chi li produce e chi li segue / Dieci in comunicazione / Non uso mai l’inglese / Ora faccio un’eccezione: Fuck Fedez”.