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Il mondo si sta accorgendo, con colpevole ritardo, dei Geese

Se tra i video online vi siete imbattutti nelle immagini del loro release party a New York, siete nel posto giusto. È il momento di scoprire la band statunitense capitanata da Cameron Winter, uno dei nuovi volti del rock contemporaneo

  • Il30 Settembre 2025
Il mondo si sta accorgendo, con colpevole ritardo, dei Geese

Foto di Mark Sommerfeld

Nella settimana appena conclusasi è uscito al cinema uno dei film dell’anno. Con One Battle After Another (Una battaglia dopo l’altra) Paul Thomas Anderson, è tornato nel territorio di Thomas Pynchon, stavolta abbracciandone anche il tocco ironico. Quasi tre ore che scorrono veloci come le tre auto che si inseguono nel finale da mal di mare (regia superba) in cui si parla di resistenza, rivoluzione, di un’America frammentata tra complotti e società segrete, ma anche di amore e legami familiari che non si scelgono. Contemporaneamente i Geese, giovane band newyorchese, pubblicavano il terzo album Getting Killed.

C’è chi l’ha già inserito tra i dischi migliori del 2025, come giusto che sia, ma soprattutto sta divampando da mesi una rincorsa alla citazione. (Un po’ come avvenuto per i TURNSTILE quest’estate). Nominati da Cillian Murphy, che ne è diventato ossessionato, ed elogiati da Nick Cave che aveva apprezzato molto il progetto solista del frontman Cameron Winter.

Venerdì scorso, quando si sono esibiti gratuitamente a Brooklyn per presentare le nuove canzoni, il pubblico (molto giovane) era in visibilio. I video stanno spopolando sui social e vedere una giovane band rock esibirsi nel centro della Grande Mela, circondata da fan completamente in trance è un’immagine che ricorda altri tempi. Tempi in cui le chitarre erano protagoniste. Getting Killed, a partire dalla stupenda copertina che ci punta la pistola addosso, è un’opera scatenata, riflessiva e un andirivieni ritmico dominato da slanci melodici inaspettati. Il singolo e opening del disco Trinidad è il punto di contatto tra il film di PTA e la band statunitense, soprattutto nel ritornello con la partecipazione non dichiarata di JPEGMAFIA.

Quel «There’s a bomb in my car» urlato è l’emblema dei tempi moderni. Non possiamo sapere se è una bomba reale, se è solo desiderio di rivoluzione o una metafora per fuggire da una contemporaneità soffocante. Lo stesso vale per le tasse non pagate di Taxes. La scrittura di Cameron, oltre che il suo modo di cantare, sono una montagna russa emotiva di immagini e toni. Rabbia, desiderio e malinconia che si ripetono in un ciclo interminabile.

La metamorfosi dei Geese

Ma chi sono i Geese? Un passo indietro è d’obbligo. La prima volta che li ho ascoltati era il 2021 e non riuscivo a capacitarmi di come il loro album di debutto Projector fosse passato così in sordina. Se lo recuperate oggi, dopo aver ascoltato Getting Killed, probabilmente avrete l’impressione di ascoltare un altro gruppo diverso, accomunato solo dal timbro inconfondibile di Winter. In quel caso il suo modo di cantare, oltre che lo stile delle canzoni, pagano il debito di essere figli di New York. Gli Strokes e Casablancas, non solo per la capigliatura, sono i primi riferimenti che saltano all’orecchio e all’occhio. Tuttavia, si notava qualcosa in più che faceva presagire che questo gruppo Gen z aveva potenzialità inespresse. Lo si comprendeva dai dettagli, per esempio le variazioni di Disco e Fantasies/Survival.

Poi per Cameron Winter, Dominic DiGesu, Max Bassin e Emily Green la svolta, almeno negli Stati Uniti, è arrivata con il sophomore 3D Country. La produzione di James Ford ha eliminato tutti gli spigoli e il loro stile è diventato più centrato attorno a un rock con venature classiche e sfumature blues. Cowboy Nudes e I See Myself mettono in luce una varietà lirica e strumentale inedita, confermata poi anche dal vivo. Sebbene, non proprio immediato, al di là dei singoli, il secondo disco è un’opera che cresce ascolto dopo ascolto. Al pari di Getting Killed che ha dalla sua però dei pezzi che colpiscono subito come un proiettile.

Il primo singolo Taxes, uno dei migliori dell’album, è un crescendo emotivo. Non ha bisogno del rumore, ma si costruisce sulla voce versatile di Cameron Winter e le linee melodiche. Cobra e Bow Down hanno invece quel piglio più rock, in particolare la seconda con la stupenda batteria di Max Bassin. E la cosa che rende questo probabilmente il loro lavoro migliore è anche il recupero di quella ruvidezza sonora che si era persa strada facendo. Merito anche di Kenneth Blume, producer meglio conosciuto come Kenny Beats. Sì, è uno degli storici collaboratori e fautori del distintivo suono degli IDLES. Husband, Island of Men e la titletrack sono tra quelle in cui la sua mano si sente maggiormente.

Foto di Mark Sommerfeld

Cameron Winter è la next big thing del rock

Senza voler ridurre l’apporto degli altri componenti della band, molto dell’exploit dei Geese è dovuto al frontman. Cameron Winter, ventidue anni, è ormai tra i candidati principali, insieme a pochi altri (qualcuno ha detto Grian Chatten?) a diventare uno dei simboli del rock contemporaneo. Se oggi si sta parlando della sua band è anche merito del suo album solista uscito nel dicembre del 2024. Quel lavoro, uscito senza troppi proclami, in un periodo durante il quale le classifiche di fine anno sono già state tutte compilate, è stato la definitiva rampa di lancio per il giovane cantautore e per il suo gruppo che ne ha guadagnato. Scritto al pianoforte nel raro tempo libero in tour, Heavy Metal è un disco che cresce piano piano in cui dalla voce di Cameron si percepisce tutto il ventaglio di emozioni.

C’è tanta voglia di amore. Non importa in quali vesti. Che sia qualcosa da attendere (Love Takes a Miles) o qualcosa che ci annulla completamente facendoti sentire uno zero ($0), l’importante sembra essere vivere ed esprimere le proprie emozioni. Nei testi, cantanti con un fare drammatico e con un trasporto coinvolgente, c’è sempre quella voglia di ribellione sommessa, mai urlata fino in fondo, che accomuna gli animi inquieti. Pochi mesi dopo, dopo l’esibizione da Jimmy Kimmel e il breve tour solista, Nick Cave, nel suo blog, scrisse: «Questa normale domenica mattina è diventata meravigliosa mentre ascoltavo l’album sorprendente e stravagante di Cameron Winter, Heavy Metal. Una voce gloriosa ed emozionante con parole brillanti e intense, qualcosa di tormentato e meraviglioso».

L’artista australiano venne colpito da un verso di Drinking Age (Today, I met who I’m gonna be from now on / And he’s a piece of shit), ma ci piace anche pensare che si sia riascoltato nell’interpretazione di $0 e in quel God is Real del finale. Quel pianoforte e quella sofferenza Cameron Winter se l’è portata dietro anche in Getting Killed. Sui social non si parla più di Casablancas. Negli ultimi giorni in molti lo stanno paragonando a Mick Jagger. Un azzardo, ma delle assonanze, una volta messa la pulce nell’orecchio, si notano.

Getting killed one battle after another

Se la stupenda Au Pays Du Cocaine potrebbe essere tratta proprio da Heavy Metal, 100 Horses è il brano simbolo. L’assurdità della guerra trattata con un testo surreale e un sound da controcultura anni ’70 che suona freschissimo. C’è solo dance music in tempi di guerra / ma abbiamo ballato troppo a lungo recita l’ultima strofa. Il desiderio di cambiamento ed emancipazione che inseguono, in modo diverso, i protagonisti poi non così tanto assurdi di Una battaglia dopo l’altra ricompaiono.

Sono convinto che le cose non accadano mai totalmente a caso. E ripensandoci, una delle cose che mi sconcerta e che rende queste due opere collegate sono titoli. Dopo aver visto e ascoltato entrambi vi renderete conto che One Battle After Another potrebbe essere il titolo del nuovo album dei Geese e Getting Killed non stonerebbe di certo sulla locandina dell’ultimo film di Paul Thomas Anderson.

Al momento i Geese non hanno date in programma in Italia, ma adesso è lecito aspettarsi di vederli per la prima volta nel nostro Paese.

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