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“Dio Lo Sa” è una riflessione sul successo e un’istantanea sul qui e ora di Geolier

Se “Il coraggio dei bambini” era un romanzo di strada neorealista su Napoli, il nuovo album è il racconto introspettivo della vita di Emanuele adesso, al suo apice, quando rimanere fedeli a se stessi è la cosa più difficile ma quella più importante, “Finché non si muore”

Autore Greta Valicenti
  • Il6 Giugno 2024
“Dio Lo Sa” è una riflessione sul successo e un’istantanea sul qui e ora di Geolier

Geolier

Dio Lo Sa, il nuovo album di Geolier in uscita domani, si apre con una promessa che Emanuele fa a se stesso e a chi c’è sempre stato: restare quello che è, per sempre. Un’affermazione quasi scontata, che potrebbe sembrare una frase fatta detta dall’ennesimo artista forse più per convincere sé che gli altri. E in effetti lo sarebbe, se solo a dirla non fosse uno dei rapper italiani più esposti del momento, reduce dal boom nazionalpopolare definitivo chiamato Festival di Sanremo (con conseguenti sterili polemiche che lo hanno reso il bersaglio preferito di un certo tipo di stampa e di un certo tipo di pubblico), un disco – Il coraggio dei bambini – che si è attestato come il più ascoltato in Italia nel 2023 e la responsabilità di essere la cassa di risonanza di una comunità che ti acclama come un D10S.

Ma il successo fenomenale, si sa, ha oneri e onori, che Geolier porta sulle proprie spalle a soli 24 anni. Un’età in cui sei troppo grande per essere piccolo ma – per quanto in fretta tu possa essere cresciuto in una città che sa essere mamma accogliente e matrigna crudele – ancora troppo piccolo per essere davvero adulto.

“Dio Lo Sa” di Geolier, il racconto introspettivo di un momento di transizione

Eppure – a nemmeno un quarto di secolo – Emanuele Palumbo si è ritrovato in un momento che solitamente arriva più in là per maturità esistenziale ed esperienze: quello dei bilanci. Quelli su chi era 6 milioni di euro fa e chi è diventato. Sulle scelte e i dubbi, su ciò che è stato e ciò che è. Sui legami che mutano e quelli che restano, e l’amore che nella nostra testa è per tutta la vita ma che talvolta segue traiettorie inaspettate. Sui sacrifici fatti e gli scotti da pagare (che hanno qualcosa a che fare con la felicità) per essere dove si è.

Nel mezzo di questo gomitolo difficile da sbrogliare, una domanda che arriva come uno schiaffo in faccia. E che quel peso lì – quello delle aspettative degli altri e di te stesso. Dell’avere gli occhi di un’intera città su di sé e dell’idea di restituire sempre qualcosa in cambio dell’amore incondizionato che la tua gente ti mostra – te lo fa sentire tutto. “Quante cose ancora devo fare per avere il bene che mi merito?”, si chiede Geolier in Emirates (insieme alla title track il brano della maturità, quello della presa di coscienza che i titoli non sono niente di fronte al riconoscimento di chi ti ama davvero). E quasi ti verrebbe da rispondergli che va bene così, che tutto questo è già abbastanza.

Ma quando i pensieri che si annidano in un anno del genere diventato così tanti e martellanti, l’unica cosa che puoi fare per tentare di dare un ordine al caos è sputarli fuori davanti a un microfono senza e filtri e limiti. Per questo Dio Lo Sa è un disco lungo, lunghissimo, di ben 21 tracce, e quasi tutte che superano ampiamente i tre minuti di durata. Una cosa decisamente insolita nel rap italiano oggi.

Geolier ha fatto un album eterogeneo senza perdere il suo focus: il rap

E se dopo la parentesi sanremese (e la collaborazione con Ultimo che aveva fatto storcere il naso ai fan più puristi) il “timore” latente era quello che il numero 10 della scena rilasciasse un disco hip pop, abbracciando sonorità più melodiche e estive, Emanuele dimostra che il rap è ancora il suo primo amore.

Al netto infatti di qualche brano più dichiaratamente radiofonico (principalmente quelli in collaborazione con Lazza, Sfera Ebbasta, Shiva e Luchè), Dio Lo Sa è un disco rap con la r maiuscola, in cui Geolier palleggia le barre come un vero Pibe De Oro su un tappeto sonoro ricco (soprattutto di sample utilizzati in modo notevole), variegato e intessuto a più mani, che però riesce a non perdere mai il focus sulla doppia H.

Se dunque Il coraggio dei bambini era una sorta di romanzo di strada neorealista su Napoli e il suo contesto di cui Geolier si faceva narratore onnisciente, questo album è il racconto introspettivo di un periodo di transizione. Un’istantanea sulla vita di Emanuele adesso, all’apice del successo travolgente, quando tutto cambia e rimanere fedeli a se stessi è la cosa più difficile ma soprattutto quella più importante. Per sempre, Finché non si muore.

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