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Dieci anni dopo Guè è ancora il più “Vero” del rap italiano

Durante la prima delle due date al Forum di Milano Mr. Fini ha portato tutto il suo mondo, dalla musica che ama ai personaggi che hanno scandito la sua lunga carriera, dimostrando che un concerto rap non deve essere per forza una parata infinita di ospiti tappabuchi

  • Il4 Maggio 2025
Dieci anni dopo Guè è ancora il più “Vero” del rap italiano

Guè a Milano, foto di Francesco Prandoni

Amato, rispettato, invidiato, copiato, tagliente, stakanovista fino al midollo, strafottente a buon diritto (come quando ricorda che questo è il suo dodicesimo Forum – compresi i 10 con i Club Dogo dello scorso anno – che ha registrato il tutto esaurito), ironico a suo modo (che non è per tutti), iconico nello stile ma anche quando cade in una botola del palco e si rialza come se nulla fosse. A volte bersaglio dei commentatori da tastiera che blasta affettuosamente come “subumani” e con commenti degni di un libro apposito. Sempre Vero.

Se esistesse un vocabolario ispirato alle figure del rap italiano, sotto la definizione di “aura” troveremmo senza dubbio la foto di Guè, che ieri sera è approdato in un palazzetto super sold out (per davvero) e super eterogeneo (la perfetta rappresentazione di come Mr. Fini negli anni abbia saputo intercettare i target più diversi, dai puristi della prima ora con il cerbero tatuato e le maglie sbiadite del Berlin alle clean girls) per la prima delle due date nella sua Milano: due ore di show e lunga scaletta che è una sintesi di tutte le sue ere.

Guè a Milano ha portato tutto il suo mondo

A Milano infatti il golden boy del rap italiano ha portato davvero tutto il suo mondo, dalla musica che ama – il rap, il reggae, la dancehall (complice anche la presenza di Alborosie, uno dei pochi ospiti dello show insieme a Rose Villain, Shablo, Joshua e Tormento, cosa che ci ricorda che i concerti rap – esatttamente come gli album e a meno che l’economia dello show non lo richieda – non devono essere a tutti i costi una parata infinita di guest riempitivi) -, a tutti i suoi personaggi – dal Gentleman in completo sulla copertina di Tropico del Capricorno allo zarro che gira a 200 all’ora in Moscova con una Lamborghini -, e persino offrendo ai più audaci (aka coloro che hanno deciso di accollarsi una spesa decisamente considerevole) una vera e propria Guè experience.

Dimenticate la casetta intima con il giradischi dove qualche sera fa Tyler, The Creator vestito da chill guy della soleggiata California selezionava vinili, perché al suo posto ieri sera c’era un privé degno di un night club di New York con tanto di bar e tavoli annessi dove il nostro non si è risparmiato in brindisi (rigorosamente marchiati Tequiero Tequila, perché il business è come la Grande Mela: non dorme mai) con i presenti rappando su alcuni dei brani più arroganti della sua discografia come Scooteroni, Salvador Dalì e Montenapo. Sul serio, chi altro sarebbe stato tanto credibile nella stessa situazione?

Il passaggio di testimone con Artie 5ive

Anzi, forse qualcuno c’è e si chiama Artie 5ive. Il rapper di Biccoca ha certamente tanta strada da fare per avvicinarsi allo status di Guè, ma i mezzi per percorrerla nel modo giusto li possiede tutti. Non a caso è lui (insieme a Rasty Kilo) ad aprire lo show, risalendo sul palco per Akrapovič e Milano Testarossa in quello che ha tutto il sapore di un momento di trasferimento del testimone. «Questo è l’hip hop, questo è un passaggio di generazioni. Sono contento che tu rappresenti Milano con me», gli dice Guè, la cui parola – come ricorda nell’ultimo dei dieci comandamenti del rap che proietta sul ledwall – sempre sacra lo battezza come nuova voce della città.

Quella stessa città che non è solo sfondo delle sue canzoni e della sua parabola da ragazzino che bazzicava il Muretto e leggenda vivente del rap italiano, ma alle cui storie che non si possono raccontare ma che non hanno nulla di inventato, notti senza tempo e strade in cui tutto è successo dedica alcuni dei brani migliori del suo repertorio ormai quasi sconfinato tratti da Vero, l’album pietra miliare di cui questi concerti (i prossimi saranno a Napoli, Roma e poi di nuovo Milano) sono (anche) una celebrazione, e che proprio in virtù di questo meritava forse uno spazio più considerevole lesinando su altri fronti.

Grande assente in scaletta la title track, probabilmente il manifesto più compiuto e sincero del Guè uomo e artista, che anche 10 anni dopo (senza contare gli altrettanti precedenti) continua a dire e a fare quello che gli pare, rimanendo senza dubbio il più Vero del rap italiano.

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