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“Ruby” è come piace a JENNIE e alle ragazze

Per il suo primo album da solista l’artista coreana è partita dalla domanda più complicata: chi sono e chi voglio essere? La risposta è un disco vario, ma coerente sia a livello sonoro che testuale, in cui il punto di vista è quello di una ragazza che ha in mano il proprio destino

Autore Samuele Valori
  • Il7 Marzo 2025
“Ruby” è come piace a JENNIE e alle ragazze

Avrebbe potuto scegliere la strada più semplice e trovare rifugio nel pop ritmato e rappato, come quello del primo singolo Mantra, nel quale è una fuoriclasse. JENNIE, invece, ha passato mesi e mesi a ritagliare e produrre un disco rivolto prima di tutto a se stessa. Ruby è sì, parte del nome inglese Jennie Ruby Jane che ha ideato a undici anni per il suo alter ego, ma in realtà la manifestazione del suo lato più intimo. L’artista coreana ha colto l’occasione di poter lavorare per la prima volta a qualcosa di suo per ri-scoprirsi al di fuori dell’universo BLACKPINK. Tutto parte in modo inaspettato con un inizio semi-strumentale ed etereo prodotto da French Kiwi Juice e finisce in maniera ancora diversa con una canzone chitarra e voce.

Chi è JENNIE? Cosa piace a JENNIE? Come vi piace JENNIE? È interessante la girandola di significati che like JENNIE genera. Ispirato alla copertina del disco, a sua volta un riferimento alla commedia di Shakespeare Come vi piace, è un banger elettronico nel quale l’attitudine hip hop le permette di ergersi al di sopra dei giudizi e dei desideri di tutti coloro che la vorrebbero come se la immaginano, pur non avendola mai incontrata se non attraverso uno schermo o delle cuffie. «But have you ever met?» ripete nel ponte prima di una delle pochissime strofe in coreano del disco. Una domanda che metaforicamente rivolge anche a se stessa, come quando si è spostata a Los Angeles per lavorare all’album. Un modo per fuggire dalla comfort zone di Seoul, oltre che per incontrare il nuovo team di Columbia che gestisce insieme alla sua OA ENTERTAINMENT i suoi progetti solisti.

Un processo che non è stato semplice all’inizio e che, dopo mesi di blocco creativo, si è sbloccato con il brano più atipico e sperimentale del disco. ZEN ha una produzione oscura, ma una scrittura che bada al sodo: il mondo esterno non può interferire con le certezze che l’artista coreana ha costruito in questi anni di carriera. Il ritornello “mantrico” è una delle soluzioni che caratterizzano la prima metà dell’album. JENNIE sfoggia una personalità da boss e da baddie. Nell’esplosiva ExtraL con un’altra prima della classe come Doechii si raggiunge l’apice con un manifesto di una ragazza per le ragazze. «Do my ladies run this?» non può non far pensare a Beyoncé: le single ladies who run the world. Non le manca neppure il coraggio di riadattare, con successo, il classico di Jennifer Lopez Jenny from the Block in with the IE (way up).

JENNIE è padrona del suo destino e si batte affinché lo possano essere anche tutte le altre. Empowerment e solidarietà femminile che prendono corpo in start a war. Per testo e musica è uno dei pezzi che colpiscono fin dal primo ascolto.

Senza filtri

Poco prima del ritornello di Filter, quando il beat di Dem Jointz diventa saturo di synth, JENNIE rivela di aver trovato risposte al di sotto dei vestiti di scena. Una direzione opposta rispetto a quella di LISA che delle maschere ha fatto la sua forza nel suo debutto solista. Ruby, anche quando prende strade insolite, lo fa con una coerenza quasi matematica anche a livello di sound. Il mega featuring con Kali Uchis e Childish Gambino Damn Right – un pezzo old style che pesca dal soul e dal rap di fine anni Novanta – crea per esempio un abbinamento interessante in termini tematici e sonori con Seoul City. Si passa dalla consapevolezza di aver compiuto le scelte giuste – l’inizio della strofa di Kali «I look so pretty when I’m overseas» sembra parlare per JENNIE – a un brano rilassante ambientato nella Capitale coreana in cui la voce dell’artista K-pop si fa angelica.

Se di K-pop si vuol parlare, Ruby conferma una cosa, ovvero la tendenza, non solo di JENNIE, ma in generale di ognuna delle componenti delle BLACKPINK, ad allargare gli orizzonti e trovare una propria strada in un panorama dai contorni più ampi ma non per questo meno definiti. In questo caso però non si avverte mai uno snaturamento forzato, ogni cosa sembra naturale e dovuta. Segno che il lavoro per far emergere la Jane interiore è stato fatto con cura. L’atteso duetto con Dua Lipa, Handlebars ne è la dimostrazione migliore. Una canzone lenta che parla d’amore in cui la combinazione delle voci si sposa alla perfezione con un’estetica sonora nostalgica al punto giusto. Qualcosa che non scade nel dramma o nel retrò. Sulla stessa linea d’onda si posiziona il singolo Love Hangover con l’amico Dominic Fike, una sorta di traccia “sorella” di quella citata in precedenza.

Un doppio finale

JENNIE ha scelto di chiudere Ruby con quello che si potrebbe definire un finale doppio. Starlight è una riflessione sul successo, sul black mistery e la scintilla che sembra scomparire nei momenti passati lontano dai riflettori. Il brano si apre e chiude con dei versi recitati dall’attore coreano Yeo Gin Goo. Qualcuno che conosce bene certe sensazioni, avendo debuttato a soli otto anni, ma soprattutto perché è un amico. Nel corso della canzone l’artista coreana si aggrappa alla positività e a sua madre (I just wanna make my mama prouder) la sua motivatrice e la sua “stella luminosa”.

L’album termina con twin che, in altri tempi, quando il formato fisico sarebbe stata l’unica opzione, sarebbe stato probabilmente una ghost track. L’ideale sarebbe aspettare trenta secondi, lasciare spazio al silenzio, prima di farla partire. Una canzone, «che sembra una lettera», dedicata a qualcuno d’importante, un amico o un amore. Un ultimo lato, il più inaspettato e cantautorale, ma comunque autentico. È uno dei motivi, anzi quello principale, per cui Ruby è un disco che funziona dall’inizio alla fine. Nell’album c’è tutto il mondo di JENNIE e quello che lei ha scovato nella sua personalissima ricerca dietro il sipario. C’è Jennie Ruby Jane, c’è JENNIE come piace a JENNIE e alle ragazze come lei.

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