Caso ‘Diddy’: Justin Bieber voleva ‘proteggere’ Billie Eilish dalla music industry già nel 2020?
Le frasi del cantante sulla collega in un’intervista del 2020 riemerse in questi giorni fanno presagire un riferimento al suo controverso rapporto con Sean “Diddy” Combs nei primi anni della sua carriera
In questi giorni sta riemergendo una video intervista a Justin Bieber rilasciata ad Apple Music nel 2020 per alcuni temi legati alle accuse addossate a Sean ‘Diddy’ Combs. Il cantante stava presentando il suo album Changes e in una chiacchierata molto profonda si era aperto sulla sua salute mentale e sulle motivazioni che l’avevano portato a ricominciare a fare musica. Ciò che sta tornando all’attenzione di molti però, è il tratto dell’intervista in cui l’host menziona il rapporto tra Justin Bieber e Billie Eilish.
Justin non era riuscito a trattenere le lacrime aprendosi su alcuni momenti oscuri del suo passato: “L’esposizione pubblica per Billie è stata così rapida”, ha detto Bieber a proposito di Eilish. “Vorrei solo provare a proteggerla ed essere un buon esempio per lei. Per me è stato difficilissimo essere così giovane al massimo livello in quest’industria. Non sapevo bene come comportarmi, tutti mi dicevano che mi adoravano, ma un secondo dopo si voltavano dall’altra parte. Se Billie dovesse avere bisogno di me io ci sarò per qualsiasi cosa. Le persone danno per scontate le relazioni umane e io vorrei solo prendermi cura di lei e proteggerla. Non vorrei che passasse attraverso ciò che ho provato io.”
Billie Eilish aveva solo 18 anni ai tempi di quell’intervista di Justin Bieber. E come lui era diventata una star mondiale da giovanissima, nello stravagante e travolgente mondo dell’industria musicale. Nella conversazione che era diventata qualcosa in più di una seduta di terapia, Bieber non alza quasi mai lo sguardo verso la camera e non guarda mai negli occhi il conduttore Zane Lowe. Sembra essere molto emotivo, come se si stesse togliendo un macigno dopo tanti anni: “Ci tengo molto a raccontare la mia storia. Se può essere d’aiuto anche a una sola persona, allora so di aver fatto la cosa giusta”. Nei giorni in cui il caso di Diddy è alla ribalta sulle principali testate internazionali, queste frasi risuonano come una riflessione da parte di Bieber sui rapporti avuti con il producer da quando aveva solo 15 anni.
I primi passi della carriera di Justin Bieber, seguito da Diddy
Diddy ebbe un ruolo cruciale nel seguire Bieber nei primi passi della sua carriera. Appena arrivato ad Atlanta nel 2007, Bieber firmò con la RBMG, la Raymond Braun Media Group, casa discografica in joint venture tra il manager Scooter Braun e Usher. Proprio quest’ultimo ha da sempre avuto un forte legame con Sean Combs. Il magnate dell’industria musicale aveva prodotto il suo primo album, l’omonimo Usher, uscito nel 1994. Ai tempi era minorenne e Diddy aveva rivendicato la custodia legale del ragazzino. Tornando al 2007, sta riacquistando visibilità un video, pubblicato sul canale ufficiale di Justin Bieber, in cui Diddy faceva delle allusioni piuttosto preoccupanti insieme a un giovanissimo Justin Bieber.
“Lui ha firmato con Usher e avevo la sua custodia quando aveva pubblicato il suo primo album.” A fianco c’è Justin che annuisce e sorride esclamando soddisfatto: “Sì è vero, ho firmato con Usher”. Diddy, preso dall’entusiasmo di gestire un altro astro nascente della musica, rincara la dose: “Anche se non ho la custodia legale su di lui, per le prossime 48 ore lui sarà con me, e faremo cose da pazzi.” Un mentore, o forse qualcosa in più. Non può di certo passare inosservata la differenza di età tra i due. Ed è il modo in cui si esprime Diddy che rende il video e in generale l’interazione tra i due inquietante.
Sean ‘Diddy’ Combs si trova in carcere, in attesa di un processo
Sean Combs si trova adesso nella stessa unità del carcere di Brooklyn di Sam Bankman-Fried, l’ex crypto guru che aveva frodato milioni di investitori per circa 8 miliardi di dollari. Dopo le accuse di traffico sessuale e associazione a delinquere, al magnate della musica è stata negata la libertà su cauzione. Il carcere federale di Brooklyn è noto per le sue scarse condizioni igieniche e detiene 1200 persone in una brutale struttura di cemento.
Il grand jury ha negato il pagamento della cauzione accogliendo la richiesta dei procuratori federali che ritengono alto il rischio che Diddy scappi se rilasciato. Inoltre, le tesi dei procuratori si basano sull’inaffidabilità delle testimonianze di Diddy, che ovviamente nega tutto. Lo scorso maggio era stato diffuso un video del 2016 in cui Puff Daddy picchia la sua ex compagna Cassie Ventura. Diddy, che fino a quel momento aveva negato le accuse di violenza, è stato costretto dopo lo scoop a scusarsi pubblicamente.
La causa si era risolta con un accordo economico tra le parti, anche se il filmato aveva rimesso in discussione le parti di Combs. In ogni caso, questa non è l’unica accusa di violenza sessuale a suo carico. Rodney Lil Rod Jones lo scorso marzo aveva citato in causa il produttore americano per presunte molestie sessuali, stupro e lavoro non retribuito. Le tesi di ‘Lil Rod’ iniziavano a mettere una luce sulla controversa figura di Puff Daddy, che qualche mese dopo si sarebbe ritrovato in carcere in attesa del processo che potrebbe mettere in seria discussione l’intera industria musicale americana.