Top Story

Siamo stati alla mostra “Hallyu! The Korean Wave”: tra costumi e outfit K-pop, c’è da perderci la testa

L’esposizione prodotta dal Victoria and Albert Museum di Londra, fino al 17 agosto, fa tappa al museo Rietbeg di Zurigo, unica città in Europa ad ospitarla

  • Il17 Maggio 2025
Siamo stati alla mostra “Hallyu! The Korean Wave”: tra costumi e outfit K-pop, c’è da perderci la testa

Se siete degli appassionati di cinema, K-drama, serie tv coreane, ascoltatori di K-pop o semplicemente siete incuriositi dalla cultura della Corea del Sud, la mostra Hallyu! The Korean Wave potrebbe fare al caso vostro. Perché il condizionale? Perché purtroppo non si trova in Italia, ma l’unica tappa europea è al Rietbeg Museum di Zurigo. Siamo sinceri, poteva andare peggio, la Svizzera non è lontana e il museo è un piccolo gioiellino immerso nel verde. L’esposizione curata da Khanh Trinh offre uno sguardo completo e interattivo che parte dalla storia del Paese e arriva fino al mondo della moda. Nel mezzo c’è tutto quello che sta conquistando il mondo intero.

Partiamo dall’inizio. Hallyu! è stata concepita dal Victoria and Albert Museum di Londra e comprende all’incirca duecento oggetti. Si passa da reperti e opere d’arte di valore storico a oggetti di scena, costumi e outfit indossati da alcuni degli artisti K-pop più celebri. Basti pensare che la prima cosa che si nota entrando è l’iconico abito rosa indossato da PSY nel videoclip di Gangnam Style. La mostra, dopo il debutto londinese, ha girato il mondo passando per Boston e San Francisco, prima di approdare finalmente in Europa.

Installation view “Hallyu! The Korean Wave” © Museum Rietberg, Patrik Fuchs

Una mostra per tutti

Una cosa da sottolineare prima di addentrarci nella descrizione più dettagliata di Hallyu! riguarda i destinatari. Non si tratta di una mostra per soli fan della Korean Wave, anzi, la maggior parte di loro sapranno già molte delle informazioni a corredo degli oggetti. Se per loro è un’occasione imperdibile per vedere dal vivo e quasi toccare i vestiti utilizzati dai loro idoli, per chi vuole approfondire la storia e la cultura della Corea si tratta un percorso ideale che, man mano che si procede di sala in sala, si fa sempre più divertente.

L’esposizione è divisa in quattro sezioni e la prima è dedicata alla storia del Paese con un particolare focus sul suo sviluppo economico e culturale. Si parte dall’industrializzazione e dalla nascita dei conglomerati. Potrete vedere uno dei primi esemplari di televisore Samsung, oltre che delle istallazioni del videoartista Nam June Paik. Il tutto è spiegato anche attraverso aneddoti curiosi, tra il mito e la leggenda, tra cui quello che risale al 1994 e che avrebbe dato inizio agli investimenti della Corea nel campo dell’intrattenimento. Secondo quanto raccontato in uno dei pannelli dell’esposizione, il Governo avrebbe scelto di puntare su film e serie Tv quando si accorse che il risultato al box office di Jurassic Park aveva superato in termini di guadagni la vendita di un milione e mezzo di Hyundai.

La storia della Repubblica di Corea vive anche attraverso la collezione esclusiva del Rietbeg che include un vaso lunare del XVIII secolo acquistato nel 2024 appositamente per questa esposizione dipinti della dinastia Joseon (1392-1910), provenienti da collezioni in Svizzera, Germania e Ungheria.

Unknown artist, Moon jar, Early 18th c., Museum Rietberg, Purchase with funds from the Alice Raymonde Juon bequest

Cinema e musica

Arriviamo alle sezioni più interessanti, ovvero quelle dedicate al cinema e al K-pop. Si parte con la storia dei primi film coreani, con particolare attenzione agli anni Novanta e ai primi del Duemila. Locandine originali a non finire, scarpe e spezzoni di film, tra cui il cult Oldboy di Park Chan-wook. Non troverete nulla, al massimo qualche citazione, delle opere di Kim Ki-duk, per via delle accuse di violenza sessuale. Tra i “reperti” più interessanti ci sono le fotografie di famiglia e dal set, l’une di fianco alle altre, del film di Lee Isaac Chung Minari.

Tuttavia, i pezzi da novanta sono due. Il primo è la ricostruzione 1:1 dell’ormai iconico bagno di Parasite, film premio Oscar (il primo in lingua straniera a vincere la statuetta principale nel 2020) di Bong Joon Ho. L’altro è l’angolo dedicato alla serie Netflix Squid Game. Qualora decideste di visitare Hallyu! a Zurigo avreste la possibilità di vedere da vicinissimo alcuni dei costumi utilizzati dagli attori nella prima stagione. Tra questi c’è anche la tuta verde indossata dalla giocatrice 067, Kang Sae-byeok.

k-pop hallyu
Installation view “Hallyu! The Korean Wave” © Museum Rietberg, Patrik Fuchs

La terza sezione della mostra è quella che lascia spazio al K-pop e i suoi fan. Se siete degli Atiny, probabilmente proverete un leggero brividino nel vedere i vestiti indossati da Jongho, San, Seonghwa e Wooyoung per il videoclip di Fireworks (I’m the One). Nello stesso mega salone dedicato agli idols ci sono gli outfit delle Aespa e quelli indossati da G-Dragon e Taeyang. Una delle chicche è un accessorio indossato sul palco da BoA e la grande installazione dedicata ai lightstick. Un’enorme parete con una trentina di torce ufficiali e una legenda per conoscerle tutte. Si va dalla prima mai creata dei BIG BANG, fino alle più recenti come quella delle BABYMON7ER. Ah, e rimangono sempre accese per tutto il tempo. Il trucco? Sono state tolte le batterie e sono direttamente collegate al sistema elettrico.

Installation view “Hallyu! The Korean Wave” © Museum Rietberg, Patrik Fuchs

Fashion e tradizione

Le ultime due stanze della mostra sono un’esplorazione del mondo della moda coreana e della sua evoluzione. Il protagonista principale è l’hanbok, abito della tradizione coreana reso famoso anche da alcune star del K-pop. Per esempio, nel 2018 i BTS stupirono tutti ai Melon Music Awards indossandoli durante IDOL. L’esposizione mette in risalto, con diversi modelli, come negli anni si sia trasformato nei colori e nelle forme, pur mantenendo in maniera salda il proprio legame con la tradizione. Uno spazio è dedicato anche allo street wear e al K-beauty.

In tutto questo, come detto all’inizio, c’è anche molta interattività. Uno degli angoli della mostra permette ai visitatori di provare la coreografia di That That di PSY e SUGA. Se non provate vergogna nell’esibirvi davanti a tutti, vi divertirete.

Share: