LIBERATO al Circo Massimo ha cambiato le regole del suo gioco
L’artista napoletano è tornato con un live d’impatto, ma strutturato diversamente rispetto a come ci aveva abituati, e la formula continua a funzionare

Foto di Giuseppe Maffia
È stata una serata piacevolmente sorprendente quella di Roma, anche per i molti fan storici dell’artista napoletano. LIBERATO, tornato a suonare dal vivo dopo quasi due anni dall’iconica serie di live in Piazza del Plebiscito a Napoli, ha scelto il Circo Massimo come prima e unica data italiana del suo tour che proseguirà a Londra (19 settembre), Parigi (21 settembre) e Barcellona (23 settembre). E vista la grandezza e la capienza della location – si stima ci fossero circa 50mila persone – le aspettative erano molte. LIBERATO non ha deluso, pur avendo confezionato uno show che tanti ascoltatori della prima ora avrebbero immaginato diverso.
Facciamo un passo indietro. L’artista napoletano ci aveva abituati a lunghi concerti, con diversi mash-up e visual in linea con l’identità che in tutti questi anni ha saputo – sapientemente – progettare e tenere insieme. Era ad esempio andata in questa direzione la sua esibizione del settembre 2022, all’Ippodromo SNAI La Maura di Milano. Forse uno dei punti più alti toccati dal musicista per quanto riguarda la dimensione live. Il concerto al Circo Massimo ha riproposto la formula (vincente) che ha reso l’artista un nome di culto della scena musicale italiana. Aggiungendo però delle novità che in pochi si sarebbero aspettati.
Per esempio, per l’occasione, ha portato sul palco diverse coriste, aggiungendo quindi anche la voce femminile a buona parte dei suoi brani più famosi. La scelta è stata azzeccata, soprattutto in pezzi molto melodici come LUCIA (Stay with me). In aggiunta, era presente un piccolo corpo di ballo, che soprattutto nella parte finale del concerto ha impreziosito lo show, rendendo ancor più dinamico il live.
Visual in chiave AI e niente più mash-up: due segnali di cambiamento?
Gli elementi che più hanno evidenziato un cambio di passo rispetto alle esibizioni precedenti, in questo caso, sono stati principalmente due: le scelte artistiche per i visual dal vivo e la rimozione dei mash-up dalla scaletta. Partiamo dal primo aspetto. Negli anni, l’artista napoletano è riuscito a trasformare i suoi concerti in esperienze visive totalizzanti, rendendo la componente grafica e animata parte integrante dello show. Un ruolo chiave – non a caso – era svolto dallo schermo a LED posto di fronte alla band, che diventava un ulteriore livello scenico attraverso cui veicolare l’immaginario visivo del progetto. Il live al Circo Massimo, invece, non ha riproposto questo modello, probabilmente anche per via della grandezza dello stage.
Anche i visual, però, sono stati strutturati con una modalità del tutto nuova, che forse è stato l’unico tasto dolente di uno show che altrimenti sarebbe stato perfetto in ogni sua parte. Sui maxi-schermi ai lati del palco scorrevano live visual generati quasi interamente con l’intelligenza artificiale, richiamando lo stile dei video che hanno accompagnato i brani dell’ultimo album di LIBERATO.
Il risultato, per via del linguaggio visivo tipico di questa tecnica, è sembrato a tratti eccessivamente caotico – al punto da rischiare di distrarre alcuni spettatori, anziché coinvolgerli. Lo si è notato soprattutto, per contrasto, durante la fase finale del concerto: il musicista – come da tradizione – ha proposto TU T’E SCURDAT’ ’E ME, accompagnata da un visual minimale che metteva in risalto i tratti della rosa rossa, simbolo del suo immaginario. E forse proprio grazie alla sua essenzialità, questo è stato il momento esteticamente più intenso e nostalgico del concerto.
L’altro elemento che ha segnato una netta discontinuità rispetto al passato è stata la scelta di eliminare i mash-up dalla scaletta. Se nelle performance precedenti questi momenti rappresentavano una cifra stilistica distintiva, capaci di sorprendere e coinvolgere il pubblico grazie a incastri inediti tra brani iconici e sonorità elettroniche (vedi ad esempio il rifacimento di Yes I Know di Pino Daniele), al Circo Massimo LIBERATO ha preferito ricamare una scaletta maggiormente lineare e sicura.
Nell’eseguire i suoi pezzi più noti e amati, infatti, il musicista napoletano è rimasto molto fedele alla struttura originale delle canzoni. Una scelta forse dettata dalla volontà di dare maggiore centralità al nuovo repertorio. Di valorizzare l’intensità emotiva di ciascun brano, senza spezzarne il flusso con transizioni acrobatiche. Se da un lato questa direzione ha conferito allo show maggiore coerenza e compattezza, dall’altro ha ridotto quei momenti di rottura. Attimi che contribuivano a rendere i suoi live per certi versi spiazzanti e fortemente immersivi.
Il bianco come simbolo di una nuova stagione per LIBERATO
Un altro segnale, apparentemente secondario ma comunque significativo di questo cambio di passo – che, va detto, funziona e coinvolge – è stato l’abbigliamento scelto. Per la prima volta LIBERATO ha abbandonato il consueto total black, presentandosi in scena interamente vestito di bianco. Un gesto simbolico? Forse solo un dettaglio estetico, ma che sembra suggerire – indirettamente e ascoltando anche le ultime produzioni dell’artista – l’inizio di una nuova fase del progetto.
È proprio questo elemento a far pensare che quello del Circo Massimo non sia stato il classico concerto pensato quasi esclusivamente per i fan della prima ora. Ma uno show confezionato per un pubblico più ampio e trasversale, dai giovanissimi agli adulti, probabilmente anche per via della portata mediatica della location. Resta il fatto che LIBERATO ha saputo ribadire con forza il suo talento musicale. Durante l’esecuzione di NUNN’A VOGLIO ’NCUNTRÀ, ad esempio, arrivata dopo circa un’ora e mezza di concerto (lo show è durato in tutto due ore), è riuscito a far ballare l’intero Circo Massimo.
Si torna sempre a Napoli
In definitiva, si è notato che l’evento è stato costruito con grande attenzione e maestria. Forse anche nell’ottica di aprirsi a nuove fasce di ascolto, senza però rinunciare agli elementi e le sonorità che da sempre lo caratterizzano. Dai Daft Punk ai Justice passando per Pino Daniele, fino a Pulcinella e all’universo napoletano. Un aspetto messo in luce dal documentario Il segreto di Liberato riguarda proprio la complessità logistica del progetto. In particolare quella legata all’organizzazione delle singole esibizioni live. «Non ci sono mai state strategie di marketing dietro questa operazione, semplicemente delle idee che hanno funzionato» aveva sottolineato il regista Francesco Lettieri in un’intervista a Internazionale. A farci caso, al di là dell’anonimato in sé, LIBERATO è amatissimo perché produce e canta quelle che di fatto sono ottime canzoni. Brani che funzionano a prescindere da tutto ciò che le circonda.
Il progetto ha superato da tempo la fase dell’inaspettato e si è consolidato come uno dei più interessanti del panorama italiano attuale e non solo. Ora, però, pare sia arrivata la necessità di evolversi senza diventare una macchietta. Il concerto al Circo Massimo sembra aver evidenziato proprio questa volontà da parte di LIBERATO. Uno show non banale e volutamente in discontinuità rispetto al campionato in cui ha sempre scelto di giocare.
I risultati positivi non si sono fatti attendere. Ma avremo modo di capirlo ancora meglio in occasione della prossima data italiana. Annunciata in chiusura dello show e accolta da una grande ovazione del pubblico. Il 5 giugno 2026, allo Stadio Maradona di Napoli. Ci vediamo lì – e nel frattempo, avanti così.
Articolo di Luca Gorini